Giornata mondiale competenze giovanili, tra mismatch e Ai

“Il futuro dell’umanità e del nostro pianeta dipende dai giovani e dalle loro competenze”, le parole del Segretario Onu
15 Luglio 2024
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Giovani A Lavoro Canva

“Il futuro dell’umanità e del nostro pianeta dipende dai giovani e dalle loro competenze”. Lo ha scritto il segretario generale delle Nazioni Unite in occasione della Giornata mondiale dedicata alle competenze giovanili che ricorre oggi, 15 luglio. La Giornata è stata istituita nel 2014 per celebrare “l’importanza strategica di dotare i giovani di competenze per l’occupazione, il lavoro dignitoso e l’imprenditorialità”.

E in un mondo che cambia tra innovazioni tecnologiche e crisi economiche, il ruolo dei giovani assume sempre più valore.

L’importanza di garantire le competenze

“Sappiamo che esiste un chiaro legame tra i Paesi che godono di alti livelli di pace – continua la nota del segretario Onu -, la spesa per l’istruzione e i tassi di completamento scolastico. Tuttavia, oggi quasi un quarto dei giovani del mondo non ha un’istruzione, un impiego o una formazione, con una percentuale più che raddoppia per le giovani donne. Nel frattempo, il deficit di finanziamento per l’istruzione nei Paesi a basso e medio reddito ammonta a ben 100 miliardi di dollari all’anno. La Giornata mondiale delle competenze di quest’anno punta i riflettori sulle competenze per la pace e lo sviluppo sostenibile. In tutto il mondo, i giovani stanno già lavorando per costruire comunità più sicure e più forti. Possono fare una differenza ancora più grande per il nostro futuro comune con la formazione per le nascenti economie verdi e digitali, l’istruzione per aiutare a rompere il ciclo dell’odio e della disinformazione, gli strumenti per migliorare la mediazione e il dialogo e molto altro ancora. Oggi, e ogni giorno, lavoriamo per migliorare l’istruzione. E facciamo in modo che i giovani abbiano le competenze necessarie per costruire un futuro più pacifico e sostenibile per tutti”.

Quanti Neet?

La Giornata mondiale delle competenze giovanili ricorre in un periodo storico, quest’anno, che non lascia ben sperare i giovani di tutto il mondo. L’Italia è tra le peggiori: nel 2022, la spesa pubblica per istruzione rappresentava il 4,1% del Pil, a fronte di una media Ue del 4,7%. Nel 2023, la quota di adulti che hanno come titolo più elevato la licenza media inferiore è stimata pari al 34,8%, con una prevalenza della componente maschile (37,3%), rispetto a quella femminile (32,3%).

Nel 2023, inoltre, la percentuale di giovani con un’età compresa tra i 18 e i 24 anni che hanno abbandonato precocemente gli studi è pari a 10,5%. Nel Mezzogiorno, l’incidenza raggiunge il 14,6%.
Lo stesso anno, il 30,6% dei giovani tra i 25 e i 34 anni ha conseguito un titolo di studio terziario. Il divario di genere è molto ampio e a sfavore delle femmine (37,1%, rispetto al 24,4% dei maschi).
Nel 2023, i NEET (i giovani che non lavorano e non studiano) sono stimati al 16,1% della popolazione, con un’età compresa tra i 15 e i 29 anni. Nel Mezzogiorno, l’incidenza è più che doppia rispetto al Centro-Nord. Nel 2023, la partecipazione degli adulti alle attività formative interessa l’11,6% della popolazione tra i 25 e i 64 anni; in aumento di due punti percentuali, rispetto al valore del 2022.

I dati Istat accendono un quadro preoccupante su quanto il nostro Paese possa fare per investire nei giovani. Giovani che sono e saranno numericamente sempre meno, con un’impossibilità di controbilanciare i baby boomer che lasceranno il mondo del lavoro nei prossimi anni.

Il peso del mismatch

Un grande problema italiano è il mismatch che si è creato tra la formazione dei giovani e le richieste delle aziende. Il 51% dei giovani tra i 18 e i 27 anni afferma che l’opportunità di imparare nuove skills influisce sulla decisione di cambiare lavoro.

Il disallineamento delle competenze è più accentuato in Italia rispetto alla media globale e lo è soprattutto tra la Gen Z: il 61% dei giovani italiani non ritiene il proprio profilo completamente in linea con le competenze richieste dalla mansione svolta. Quindi è chiaro che questa Giornata ricopra un ruolo fondamentale per riflettere, non solo un giorno, ma tutti i giorni, su quale sia il gap tra istruzione, formazione pratica, lavoro e su quanto poco si stia facendo per colmare tale divario.

La chiave sarà l’Ai?

Da una ricerca condotta da TGM Research per NoPlagio.it, è emerso che il 65% degli studenti italiani tra i 16 e i 18 anni utilizza ChatGPT e strumenti simili per fare i compiti e scrivere saggi. Lo studio ha coinvolto 1007 studenti italiani, riportando l’uso dell’Ai nelle scuole. E quando non si usa per scrivere si usa per cercare informazioni (71%), per svolgere i compiti (60%), per imparare e ripete (33%), per rispondere a test (18%).

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