Licenziato perché non prende l’aereo: ricercatore italiano dovrà essere risarcito e riassunto

Gianluca Grimalda aveva scelto di tornare via mare e via terra dalla Papa Nuova Guinea
27 Gennaio 2025
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Gianluca Grimalda Ricercatore Climatico Fotogramma
Il ricercatore climatico Gianluca Grimalda_fotogramma

Predica bene e razzola meglio Gianluca Grimalda, lo scienziato italiano che si è rifiutato di prendere aerei per ragioni ambientali e ora sarà risarcito dall’Istituto per l’economia mondiale di Kiel (Ifw, acronimo del tedesco Institut für Weltwirtschaft), uno dei più importanti think tank europei e mondiali in Economia internazionale.

Partiamo dalla fine di questa storia, favorevole al ricercatore che si dichiara “triste e felice allo stesso tempo”. Il 10 gennaio 2025, le parti hanno trovato un accordo presso il Tribunale del lavoro regionale di Kiel. L’accordo prevede la revoca della risoluzione immediata del contratto da parte dell’Ifw, l’esonero di Grimalda da ogni violazione contrattuale e un risarcimento economico a suo favore.

Si è chiuso così lo scontro legale iniziato nel febbraio 2024, quando il ricercatore italiano aveva contestato la legittimità del suo licenziamento, avvenuto a seguito di divergenze su cosa fosse più importante tra il ritorno tempestivo e l’impatto ambientale dei propri spostamenti.

Grimalda e il ritorno dalla Papua Nuova Guinea

L’origine del dibattito risale alla missione scientifica che Grimalda stava conducendo in Papua Nuova Guinea, dove era impegnato in uno studio sugli effetti della globalizzazione e dei cambiamenti climatici. Al posto del ritorno in aereo, il ricercatore aveva optato per un “viaggio lento” – un itinerario via terra e mare – per ridurre al minimo le emissioni di gas serra, ottenendo inizialmente il via libera dall’Ifw.

Tuttavia, a causa di problemi burocratici la partenza era stata rimandata. Per evitare un ritorno eccessivamente tardivo, l’istituto aveva quindi richiesto a Grimalda di rientrare tramite trasporto aereo, ma il ricercatore climatico aveva rifiutato questa opzione per ridurre l’impatto ambientale dei propri spostamenti. In seguito al suo rifiuto, l’Istituto aveva quindi licenziato il ricercatore italiano che ha poi agito in giudizio ritenendo “ingiustificato” il suo licenziamento.

“Perdo un lavoro che amavo, ma il tribunale ha riconosciuto implicitamente che non è accettabile licenziare un dipendente per il suo rifiuto di prendere un aereo. Spero che il mio caso ispiri un cambiamento nel modo in cui le organizzazioni affrontano la sostenibilità”, ha dichiarato il ricercatore dopo l’accordo trovato presso il Tribunale del lavoro di Kiel.

Ora Grimalda dovrà essere riassunto dall’Ifw e riceverà un indennità di licenziamento, il cui importo è riservato. Ciò che è certo, invece, è che il ricercatore italiano si è impegnato a destinare 75.000 euro per iniziative legate alla protezione del clima e all’attivismo ambientale.

Il ruolo del trasporto aereo nel cambiamento climatico

Il caso di Grimalda ha riacceso l’attenzione sul ruolo delle scelte individuali nella lotta contro il riscaldamento globale, con particolare riferimento al trasporto aereo. Gli aerei rappresentano uno dei principali contributori alle emissioni di gas serra: secondo il California Institute of Technology, il settore aereo è responsabile di circa il 2.5% delle emissioni globali di CO₂, ma la sua contribuzione totale al riscaldamento globale è stimata intorno al 4% a causa di vari fattori non legati all’emissione di anidride carbonica. A differenza di altre modalità di trasporto, le emissioni aeree hanno un effetto amplificato poiché vengono rilasciate direttamente nella stratosfera, causando ulteriori problemi ambientali come la formazione di scie di vapore e l’aumento della concentrazione di ossidi di azoto.

Insomma, le emissioni di anidride carbonica sono solo una parte del problema. A queste vanno aggiunti altri gas e particelle inquinanti che hanno effetti climatici complessi: ossidi di azoto (NOx), vapore acqueo e particolato (come il soot) contribuiscono alla formazione di nuvole e cirri persistenti ad alta quota. Questi gas possono avere un impatto sul riscaldamento globale fino a tre volte superiore rispetto alle sole emissioni di anidride carbonica. In effetti, si stima che circa due terzi dell’impatto climatico dell’aviazione provenga da questi fattori non-CO₂.

Questi numeri fanno capire come il traffico aereo sia una sfida cruciale per la sostenibilità. Il settore continua ad espandersi rapidamente.Secondo uno studio di Transport & Environment (T&E), basato sulle previsioni dei costruttori di aeromobili Airbus e Boeing, nel 2050 è previsto un aumento del consumo di carburante del 59% rispetto al 2019. Uno scenario di crescita incompatibile con gli obiettivi di sostenibilità dell’Unione Europea, che mira a raggiungere zero emissioni nette di gas serra entro la metà del secolo. Sebbene stiano emergendo innovazioni come biocarburanti e aeromobili elettrici, l’applicazione degli stessi su larga scala è ancora molto lontana e il tempo per agire è sempre meno.

Un futuro possibile: il viaggio lento come scelta individuale

L’esperienza di Grimalda rappresenta un esempio tangibile del potenziale delle scelte individuali di influenzare il dibattito pubblico e stimolare il cambiamento. In un mondo sempre più attento alla sostenibilità, sempre più persone stanno scegliendo lo “slow travel”, Questo approccio al viaggio privilegia mezzi di trasporto più lenti ma meno impattanti, come treni, navi e autobus.

Non si tratta solo di numeri, quelli delle emissioni, ma anche di sostenibilità sociale: lo slow travel incentiva la creazione di una connessione più profonda con le comunità locali che restano ignote a chi si sposta in aereo.

Dati recenti indicano che il 72% dei viaggiatori europei considera l’impatto ambientale delle proprie vacanze prima di prenotare (studio del Centro di Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi, CeRTA), un segnale positivo per l’adozione di pratiche sostenibili. Tuttavia, questo trend deve essere sostenuto da politiche pubbliche efficaci. Investimenti nelle infrastrutture per il trasporto ferroviario e incentivi fiscali per chi sceglie soluzioni a basso impatto potrebbero fare la differenza, rendendo la sostenibilità non solo un ideale, ma anche una pratica realizzabile su scala globale.

La sostenibilità al lavoro

L’accordo tra Grimalda e l’Ifw solleva un’importante questione: fino a che punto le aziende e le istituzioni sono disposte ad adattarsi alle convinzioni etiche dei propri dipendenti? Il compromesso raggiunto sembra suggerire che vi sia una maggiore attenzione alla sostenibilità anche nei luoghi di lavoro, almeno da parte dei tribunali.

Nel corso del procedimento, è emerso come il licenziamento non fosse legato a inefficienze operative, ma a un disaccordo di fondo sui principi. Questo apre una riflessione più ampia sul bilanciamento tra esigenze aziendali e iniziative personali in linea con obiettivi globali come quelli sanciti dall’Accordo di Parigi.

Grimalda, un precedente importante

Il caso di Gianluca Grimalda rappresenta un precedente significativo nella discussione sui diritti lavorativi e sulla necessità di un’azione concertata per contrastare i cambiamenti climatici.

“Il mio obiettivo è continuare a lavorare per il clima e le persone”, ha dichiarato Grimalda, annunciando la volontà di proseguire i suoi studi in Papua Nuova Guinea. Il viaggio lento del ricercatore non è soltanto un esempio di impegno individuale, ma un promemoria per le istituzioni di tutto il mondo: il cambiamento climatico non aspetta.

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