Zuckerberg dice addio ai programmi su Diversità e Inclusione di Meta: “Celebrare l’energia maschile è positivo”

Meta è l’ultima in ordine di tempo tra le grandi aziende Usa ad aver annunciato un passo indietro su questo fronte. Un ulteriore segno dell’effetto Trump: ci sarà un effetto domino fuori dagli Stati Uniti?
13 Gennaio 2025
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Mark Zuckerberg
Mark Zuckerberg T(om Williams/IPA/Fotogramma)

Nelle aziende serve più energia maschile. Sarà per quello che Meta ha deciso di porre fine con effetto immediato ai principali programmi pensati per promuovere la diversità e l’inclusione (DEI: diversità, equità, inclusione) e quelli relativi alle assunzioni, alla formazione e alla scelta dei fornitori, come ha fatto sapere Mark Zuckerberg, il fondatore e ad dell’azienda, venerdì scorso.

Penso che l’energia maschile sia buona. E ovviamente la società ne ha in abbondanza, ma penso che la cultura aziendale stia davvero cercando di allontanarsene. Tutte queste forme di energia (femminile e maschile, ndr) sono buone e penso che avere una cultura che celebra un po’ di più l’aggressività abbia i suoi meriti che sono davvero positivi”, ha affermato nella puntata di venerdì scorso del podcast di Joe Rogan, uno dei podcaster più popolari al mondo nonché sostenitore di Donald Trump.

Discriminare i discriminanti

Ufficialmente, l’azienda ha motivato la decisione col fatto che “il quadro legale e politico relativo agli sforzi per la diversità, l’equità e l’inclusione negli Stati Uniti sta cambiando“. Infatti, “la Corte Suprema degli Stati Uniti ha recentemente preso decisioni che segnalano un cambiamento nel modo in cui i tribunali affronteranno la DEI. Riafferma i principi di lunga data secondo cui la discriminazione non dovrebbe essere tollerata o promossa sulla base di caratteristiche intrinseche”, ha spiegato Janelle Gale, vicepresidente delle Risorse umane di Meta, nella circolare con cui comunicava la news ai dipendenti.

L’anno scorso la Corte Suprema, a maggioranza conservatrice, aveva bocciato l’affirmative action, che vuole promuovere la partecipazione di persone con certe identità etniche, di genere, sessuali e sociali in contesti in cui sono minoritarie e/o sottorappresentate. Il caso su cui si era espressa la Corte riguardava la diversità anzitutto razziale nelle ammissioni universitarie.

“Anche il termine ‘DEI’ è diventato controverso”, ha sottolineato Gale dimostrando quanto il clima politico e del dibattito pubblico sia cambiato, “in parte perché è inteso da alcuni come una pratica che suggerisce un trattamento preferenziale di alcuni gruppi rispetto ad altri“.

Una prassi definita ‘reverse discrimination’, paradossalmente intendendo con questo che dare una corsia preferenziale a persone generalmente sfavorite e discriminate – donne e minoranze – finirebbe per discriminare i gruppi generalmente favoriti (di solito, maschi bianchi eterosessuali).

Cosa vuol dire in pratica

Cosa vuol dire nella pratica il nuovo corso di Zuckerberg?

Intanto la responsabile della diversità di Meta, Maxine Williams, assumerà un nuovo ruolo dedicato ad ‘accessibilità e coinvolgimento’, spiega promemoria dell’azienda. Poi Meta non avrà più un team focalizzato su DEI, ovviamente.

“Invece di programmi di equità e inclusione Meta vuole creare programmi che si concentrino su come applicare pratiche eque e coerenti che mitighino i pregiudizi per tutti, indipendentemente dal background”, ha specificato Gale.

Inoltre, d’ora in poi, i manager non dovranno più reperire candidati da gruppi non rappresentati o venditori e fornitori di proprietà di minoranze. Quanto ai primi, viene meno l’approccio di assunzione ‘diverse-slate’, che prevede che per ogni posizione di lavoro si considerino candidati eterogenei. “Costruiamo i team migliori con le persone più talentuose”, ha scritto Gale.

Quanto al secondo aspetto, l’azienda “concentrerà i propri sforzi sul supporto alle piccole e medie imprese che alimentano gran parte della nostra economia”, ha avvisato Gale.

Addio anche agli obiettivi di rappresentanza, che possono “creare l’impressione che le decisioni vengano prese in base alla razza o al genere”, ha affermato Gale. “Sebbene questa non sia mai stata la nostra prassi, vogliamo eliminare qualsiasi impressione in tal senso”.

Una prima azione pratica è stata la richiesta di rimuovere tamponi e assorbenti mestruali dai bagni degli uomini, dove erano stati aggiunti a uso dei dipendenti non binari o in fase di transizione di genere. Ma l’abolizione dei programmi DEI avrà effetto su più livelli, da quello più ‘terra terra’ a quello delle assunzioni fino alle possibilità di accedere a posizioni dirigenziali – il tetto di cristallo.

L’effetto Trump

Zuckerberg dunque si allinea al presidente eletto Donald Trump, che entrerà ufficialmente in carica il 20 gennaio ma che ha già preso possesso del dibattito pubblico nazionale e internazionale. Nel Trump-pensiero, quello del MAGA, sullo sfondo del Project 25, la Diversity, equity e inclusion diventa un eccesso progressista, ideologico e dannoso, quindi tutti ormai vogliono starne alla larga.

Quanto a Meta, la decisione in materia DEI arriva a strettissimo giro dopo lo stop al programma di fact-checking di terze parti, sostituito dal sistema delle ‘Community Notesì adottato da X di Elon Musk – braccio destro di Trump – basato sulle precisazioni e contestualizzazioni volontarie di utenti e contributori.

Meta ha anche ridimensionato l’attività di moderazione su temi sensibili e di particolare interesse per il nuovo presidente Usa, su tutti immigrazione e identità di genere, e ha modificato le policy in materia di condotta d’odio. Le policy per l’Hate Speech ora diventeranno policy per l’Hateful Conduct: dalle prime informazioni sembra che le maglie siano destinate ad allargarsi fino a ricomprendere contenuti precedentemente vietati.

Intanto, la DEI sparisce anche qui, tanto che Meta rimuoverà dalle chat di Messenger sfondi e colori legati alla comunità trans e a quella non-binaria.

Eppure, Zuckerberg ha concluso durante l’intervista a Rogan: “L’intero scopo dei social media è dare alle persone la possibilità di condividere ciò che vogliono. Ritorna alla nostra missione originale, che è semplicemente dare alle persone il potere di condividere e rendere il mondo più aperto e connesso”.

Non solo Meta

Il vento è cambiato e lo dimostra il fatto che Meta è l’ultima in ordine di tempo tra le grandi aziende statunitensi ad aver annunciato un passo indietro su questo fronte. Un ulteriore segno molto concreto dell’effetto Trump sulla società e a livello globale, che porta anche i colossi ad allinearsi alle opinioni politiche e culturali del nuovo presidente Usa e del movimento MAGA, col sostegno di figure come l’altro big del tech Elon Musk, proprietario di Tesla, SpaceX e X.

Prima di Meta infatti, aziende come McDonald’s, Ford, Harley Davidson, Starbucks e Walmart avevano già dichiarato la loro intenzione di abbandonare i programmi DEI.

Ci sarà un effetto domino su aziende più piccole e fuori dagli Stati Uniti?

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