Duolingo sostituirà alcuni suoi collaboratori con l’Intelligenza artificiale. A darne notizia è stato il co-fondatore e Ceo della piattaforma di apprendimento delle lingue, Luis von Ahn, che – con un’e-mail diretta ai suoi circa 600 dipendenti – ha scritto che “per insegnare bene, dobbiamo creare un’enorme quantità di contenuti, e farlo manualmente non è scalabile”. Ma, ha specificato: “Duolingo rimarrà un’azienda che si prende profondamente cura dei propri dipendenti”.
La notizia ha creato non poche perplessità e tra chi sostiene che sia un passaggio ormai più che dato per scontato, c’è chi pone la questione etica: “Che fine farà l’essere umano?”.
Dipendenti sostituiti con l’Ai
La piattaforma che insegna le lingue a oltre 110 milioni di utenti nel mondo vanta un fatturato pari a 730 milioni di dollari lo scorso anno. Secondo la direzione, fornirsi dell’Intelligenza artificiale per quei processi lavorativi in cui l’essere umano non è del tutto indispensabile, è un passaggio che riguarda il progresso dell’azienda. Ma l’e-mail di von Ahn non è una novità nel mondo del lavoro.
Una comunicazione simile del Ceo di Shopify, Tobi Lütke, era arrivata poco prima ai suoi dipendenti. Nella sua nota Lütke ha invitato i team che chiedono più personale o risorse di dimostrare “perché non possono ottenere quello che vogliono usando l’Ai”.
Duolingo, dal canto suo, per inseguire l’obiettivo di diventare “Ai First” adotterà i seguenti cambiamenti:
- Stop a collaborazioni esterne. La piattaforma smetterà di usare collaboratori esterni per le attività che possono essere gestite dall’Ai.
- Ai come requisito nelle assunzioni: l’uso efficace dell’Intelligenza artificiale diventerà un fattore valutato positivamente nelle nuove assunzioni.
- Valutazioni di performance con l’Ai: l’abilità di utilizzarla inciderà anche sulle revisioni delle performance dei dipendenti esistenti.
- Assunzioni solo se l’Ai non basta: nuovi inserimenti in organico (headcount) saranno approvati solo se un team non può automatizzare di più il proprio lavoro.
- Riorganizzazione dei processi: ogni area dell’azienda lancerà iniziative specifiche per cambiare alla radice il modo di operare, integrando l’Ai dove possibile.
Il Ceo di Duolingo, inoltre, ha concluso la sua e-mail spiegando che il “cambiamento può spaventare”, ma che tale scelta rappresenta uno step importante per il futuro dell’azienda.
La polemica
La notizia ha generato non poche perplessità e polemiche. Su social, soprattutto su LinkedIn sul quale il Ceo ha divulgato l’e-mail, si è scatenato un dibattito circa l’importanza di una scelta del genere, le implicazioni che comporta, gli aspetti etici coinvolti, se sia giusto o meno, in sintesi.
Da un lato, l’uso dell’Intelligenza artificiale ha consentito alla piattaforma di raddoppiare quasi la sua offerta. “Sviluppare i nostri primi 100 corsi ha richiesto circa 12 anni – ha spiegato il Ceo -, ora, in circa un anno, siamo in grado di creare e lanciare quasi 150 nuovi corsi“.
Dall’altro lato, però, i collaboratori “sostituibili” sono davvero tali? I modelli linguistici generano contenuti in base a calcoli probabilistici sui dati sui quali sono stati addestrati. Nel 2018, ad esempio, Amazon ha dovuto abbandonare un sistema automatizzato di selezione del personale che penalizzava le candidate donne, avendo appreso schemi discriminatori da curriculum prevalentemente maschili.
Nel caso di Duolingo, la domanda resta viva: “Si possono davvero sostituire docenti di inglese con modelli automatizzati?”. Un quesito che troverà risposte nel corso dei prossimi mesi.