Accesso bancario negato a 1,4 miliardi di persone, specialmente donne e poveri

Oggi, il 71% delle persone nei paesi in via di sviluppo possiede un conto bancario, rispetto al 42% di dieci anni fa
1 Agosto 2024
3 minuti di lettura
Salvadanaio Cerotto
Salvadanaio con cerotto

La Banca Mondiale stima che circa 1,4 miliardi di persone nel mondo siano ancora escluse dal sistema bancario. Questo dato rappresenta una delle principali lacune nel panorama finanziario globale, che colpisce in particolar modo i cittadini e i microimprenditori, pilastri fondamentali delle economie in via di sviluppo. La GSMA (che rappresenta gli interessi degli operatori di rete mobile in tutto il mondo), da parte sua, sottolinea che ben 345 milioni delle 400 milioni di microimprese nei mercati emergenti operano informalmente, esemplificando il divario significativo che separa una gran parte della popolazione dalle risorse finanziarie essenziali.

Questa mancanza di accesso alle risorse finanziarie costituisce un ostacolo rilevante, soprattutto per chi guida lo sviluppo economico e sociale a livello locale. Gli imprenditori e i cittadini che non dispongono di strumenti finanziari adeguati sono spesso i protagonisti della crescita, creando opportunità di lavoro e migliorando la qualità della vita nelle loro comunità. Le micro, piccole e medie imprese rappresentano il 90% delle aziende globali, oltre il 70% dell’occupazione e il 50% del PIL. È cruciale, dunque, che queste realtà abbiano accesso agli strumenti e alle risorse necessari per ampliare le loro operazioni e gestire ordini e richieste in crescita.

L’impulso della pandemia e il ruolo delle tecnologie fintech

La pandemia di Covid-19 ha avuto un impatto notevole sull’avanzamento dell’inclusione finanziaria, accelerando la diffusione dei pagamenti digitali e l’espansione dei servizi finanziari formali a livello globale. Secondo il Global Findex 2021, questa espansione ha generato nuove opportunità economiche, ridotto il divario di genere nella proprietà dei conti e migliorato la resilienza delle famiglie nella gestione degli shock finanziari.

Oggi, il 71% delle persone nei paesi in via di sviluppo possiede un conto bancario, rispetto al 42% di dieci anni fa. A livello globale, il 76% degli adulti ha un conto, rispetto al 51% di un decennio fa. Questi miglioramenti si distribuiscono più equamente e provengono da un numero maggiore di paesi rispetto al passato. L’aumento maggiore è stato registrato nell’uso dei pagamenti digitali, che sono aumentati drasticamente durante le restrizioni di mobilità imposte dalla pandemia e in seguito alla percezione del contante come insalubre.

I pagamenti digitali, considerati generalmente più sicuri e convenienti, rappresentano un ingresso ad altri servizi finanziari. I dati del Findex mostrano che gli adulti che ricevono pagamenti su un conto nei paesi in via di sviluppo utilizzano i servizi finanziari più frequentemente rispetto alla media. Circa il 36% degli adulti nei paesi in via di sviluppo ha ricevuto pagamenti su un conto, come salari, trasferimenti governativi o rimessi per la vendita di prodotti agricoli. Di questi, l’83% effettua anche pagamenti digitali, circa due terzi usano il conto per la gestione del denaro e il 40% lo utilizza per risparmiare o prendere in prestito denaro.

Christine Zhenwei Qiang, Direttore Globale per lo Sviluppo Digitale, sottolinea che la pandemia ha messo in luce il ruolo fondamentale dell’infrastruttura digitale nel fornire rapidamente servizi e assistenza sociale. L’integrazione di ID digitali, pagamenti digitali e piattaforme di condivisione dati affidabili è cruciale per servire i poveri su larga scala e connettere le comunità alle opportunità.

La sfida dell’inclusione finanziaria: raggiungere i non bancari

Nonostante i progressi, circa 1,4 miliardi di adulti restano ancora non bancarizzati, con una prevalenza maggiore tra le donne, i più poveri, i meno istruiti e coloro che vivono in aree rurali. Sebbene la digitalizzazione dei pagamenti governativi e altri sistemi di pagamento sia fondamentale, è necessaria un’azione più ampia. Governi, datori di lavoro privati e fornitori di servizi finanziari, inclusi i fintech, devono collaborare per abbattere le barriere all’accesso e migliorare l’infrastruttura fisica, dati e finanziaria.

Leora Klapper, economista capo nella Vicepresidenza per lo Sviluppo Economico e principale autrice del rapporto Global Findex, afferma che per raggiungere le popolazioni non bancarizzate è essenziale che governi e settore privato lavorino insieme per creare politiche e pratiche che costruiscano fiducia nei fornitori di servizi finanziari, rafforzino la sicurezza nell’uso dei prodotti finanziari e sviluppino nuovi design di prodotti su misura, supportati da un solido quadro di protezione dei consumatori.

Le aziende di telecomunicazioni e le compagnie tecnologiche sono in una posizione unica per accelerare l’inclusione finanziaria e creare un sistema finanziario più equo. Hanno la responsabilità condivisa di colmare il divario di accesso sfruttando le loro competenze nell’infrastruttura digitale, nella connettività di rete e nelle capacità di raggiungimento dei clienti.

L’inclusione finanziaria ha come vero obiettivo l’empowerment degli individui e delle imprese, stimolare la crescita economica, ridurre la povertà e promuovere l’uguaglianza sociale. Sfruttando le infrastrutture di telecomunicazioni e le intuizioni dei clienti, i prodotti finanziari possono essere adattati alle esigenze delle comunità meno servite, creando un ecosistema ricco di dati che informa i futuri prodotti e servizi finanziari. Questo percorso rappresenta la dinamica evolutiva dei servizi finanziari, dove convenienza, empowerment e crescita economica si intrecciano per riscrivere le regole dell’inclusione e creare un futuro più equo e prospero.

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