Il mercato del lavoro italiano mostra segnali incoraggianti nel mese di luglio 2025. Il tasso di disoccupazione complessivo scende al 6%, un dato positivo che segna un calo di 0,3 punti percentuali rispetto a giugno 2025 e di 0,5 punti rispetto a luglio 2024. Le persone in cerca di lavoro ammontano a 1 milione 532 mila unità, registrando una diminuzione di 74 mila unità su base mensile e di 114 mila su base annua. L’Italia si posiziona vicino alla media europea per tasso di disoccupazione complessivo, ma permangono sfide specifiche per le nuove generazioni e per il divario di genere.
Dinamiche dell’occupazione e dell’inattività in Italia
Secondo i dati provvisori diffusi dall’Istat a settembre 2025, la crescita degli occupati e degli inattivi si associa a un calo dei disoccupati. Il numero totale di occupati ha raggiunto i 24 milioni 217 mila. L’aumento mensile (luglio) è stato del +0,1%, pari a +13 mila unità. Questa crescita ha coinvolto in particolare gli uomini (+49 mila unità), i dipendenti (+26 mila unità, di cui +10 mila permanenti e +17 mila a termine) e le fasce d’età 15-24enni e 35-49enni.
Al contrario, gli occupati sono diminuiti tra le donne (-37 mila unità), gli autonomi (-14 mila unità) e nelle altre classi d’età.
Il tasso di occupazione complessivo è salito al 62,8% (+0,1 punti). La diminuzione delle persone in cerca di lavoro, pari a -4,6% (-74 mila unità), ha interessato entrambe le componenti di genere ed è stata diffusa in tutte le classi d’età. Il tasso di disoccupazione è calato al 6% (-0,3 punti). Gli inattivi tra i 15 e i 64 anni sono cresciuti del +0,2% (+30 mila unità). Questa crescita ha interessato ancora una volta le donne (+60 mila unità), i 25-34enni (+41 mila unità) e chi ha almeno 50 anni (+18 mila unità).
Il numero di inattivi è invece diminuito tra gli uomini (-30 mila unità), i 15-24enni (-6 mila unità) e i 35-49enni (-22 mila unità). Il tasso di inattività è salito al 33,2% (+0,1 punti).
Sale occupazione per dipendenti e autonomi
Analizzando la qualità dell’occupazione, si osserva che l’aumento complessivo degli occupati su base annuale è guidato principalmente dai dipendenti permanenti (+2,2%, pari a +351 mila unità) e dagli autonomi (+1,1%, pari a +55 mila unità). Tuttavia, si registra un significativo calo tra i dipendenti a termine (-6,8%, pari a -188 mila unità). Questa dinamica suggerisce un consolidamento delle forme contrattuali più stabili, pur con una contrazione di quelle a tempo determinato.
Le sfide per i giovani e le donne
Nonostante il miglioramento generale, persistono significative criticità per categorie specifiche.
Disoccupazione giovanile
Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24enni) si attesta al 18,7%, corrispondente a 251 mila giovani disoccupati. Sebbene sia in calo di 1,4 punti su base mensile e di 2,8 punti su base annua, rappresenta ancora una porzione consistente della forza lavoro più giovane. Su base mensile, per i 15-24enni, la diminuzione del tasso di disoccupazione si associa all’aumento del tasso di occupazione e alla stabilità del tasso di inattività. Su base annua, il tasso di occupazione per questa fascia d’età diminuisce, mentre il tasso di disoccupazione cala.
Divario di genere
Le differenze di genere rimangono evidenti. Il tasso di disoccupazione per gli uomini cala al 5,4%, mentre per le donne si ferma al 6,7%. Sebbene vi sia una diminuzione mensile di 0,3 punti per entrambi i generi, l’accesso al mercato del lavoro rimane più difficile per la componente femminile. Su base annua, per entrambe le componenti di genere aumenta il tasso di occupazione (uomini +0,8 punti, donne +0,1 punti) e diminuisce quello di disoccupazione (uomini -0,7 punti, donne -0,1 punti).
Dinamiche per altre classi d’età
Nella fascia 25-34 anni si registra un tasso di disoccupazione pari all’8,4% (-0,8 punti mensili) e il tasso di occupazione è al 68,8%. Su base mensile, la diminuzione della disoccupazione si associa al calo del tasso di occupazione e alla crescita di quello di inattività. Su base annua, il tasso di occupazione aumenta e quello di disoccupazione cala, mentre l’inattività sale.
Per quanto riguarda i 35-49enni, il tasso di disoccupazione è al 5,5% (-0,1 punti mensili) e il tasso di occupazione è al 77,6%. Su base mensile, il calo del tasso di disoccupazione si accompagna alla crescita di quello di occupazione e al calo di quello di inattività. Su base annua, il tasso di occupazione aumenta, il tasso di disoccupazione non cala, e il tasso di inattività scende.
Infine, per la fascia 50-64 anni il tasso di disoccupazione è al 3,8% (-0,1 punti mensili) e il tasso di occupazione al 66,6%. Su base mensile, la diminuzione del tasso di disoccupazione si associa alla diminuzione del tasso di occupazione e all’aumento di quello di inattività. Su base annua, il tasso di occupazione aumenta e sia la disoccupazione che l’inattività calano.
L’influenza della demografia
È importante considerare che la dinamica della partecipazione al mercato del lavoro per classi di età risente anche dei mutamenti demografici, come il progressivo invecchiamento della popolazione. L’Istat fornisce anche variazioni tendenziali al netto della componente demografica: ad esempio, per la fascia 15-64 anni, la variazione osservata degli occupati è +0,4%, mentre al netto della componente demografica è +0,9%. Questo indica che una parte dei cambiamenti osservati può essere attribuita a variazioni nella struttura demografica della popolazione, oltre che a dinamiche del mercato del lavoro.
Confronto europeo, Italia tra luci e ombre
Analizzando i dati di Eurostat, l’Italia con una disoccupazione al 6% si posiziona in modo ambivalente rispetto ai suoi partner europei. Il tasso italiano è leggermente inferiore alla media dell’area euro (6,2%) e in linea con quella dell’Unione europea (5,9%) a luglio 2025. L’Italia si colloca nella parte centrale della classifica europea, tra le performance migliori di Paesi come Malta (2,6%), Repubblica Ceca (2,8%) e Slovenia (2,9%) e quelle più elevate di Spagna (10,4%), Finlandia (9,5%) e Grecia (8%).
Il quadro, però, cambia drasticamente quando parliamo di giovani e donne. Con un tasso del 18,7%, l’Italia si trova nettamente al di sopra delle medie europee (area euro 13,9%, Ue 14,4%). Solo Paesi come Estonia (27%), Spagna (23,5%) e Svezia (23,8%) registrano valori più alti. Questo pone l’Italia in una posizione critica per l’inserimento lavorativo dei giovani.
Per quanto riguarda il divario di genere, la disoccupazione maschile italiana (5,4%) si posiziona meglio delle medie europee (area euro 6,1%, Ue 5,8%). Spiccano in positivo Paesi come Malta (2,6%) e Polonia (2,8%). Al contrario, la disoccupazione femminile italiana (6,7%) è leggermente superiore alle medie dell’area euro (6,4%) e dell’Ue (6%). Questo dato pone l’Italia dietro a Paesi come la Slovenia (2,8%) e la Germania (3,3%), evidenziando un divario di genere più marcato rispetto alla media europea.
In conclusione, mentre l’Italia registra un generale miglioramento nella disoccupazione totale e maschile, il confronto con i partner dell’Unione rivela sfide persistenti e strutturali per l’occupazione giovanile e femminile. La necessità di politiche mirate per affrontare queste vulnerabilità rimane cruciale.