Cosa significa essere donna per il diritto? Conta il sesso biologico o l’identità di genere dell’individuo?
La questione è stata sollevata presso la Corte Suprema del Regno Unito, dove il 26 novembre è iniziata una storica udienza che potrebbe ridefinire il significato legale di “donna”.
Il caso è stato portato avanti dall’associazione For Women Scotland secondo cui, ai fini legali, il sesso biologico dovrebbe prevalere sui certificati di riconoscimento di genere. In pratica, per Fws, una donna che ha fatto il percorso di transizione per diventare uomo, dovrebbe restare donna ai fini legali.
Conflitti tra legislazioni e implicazioni sociali
In Gran Bretagna, l’interazione tra il Gender Recognition Act del 2004, che riconosce un cambio di sesso “a tutti gli effetti”, e l’Equality Act del 2010, che protegge caratteristiche come sesso biologico e riassegnazione di genere, ha generato anni di dibattiti.
La presidente della Commissione per l’Uguaglianza e i Diritti Umani, baronessa Kishwer Falkner, ha sottolineato come questa mancanza di chiarezza abbia creato incoerenze che rischiano di compromettere i diritti delle donne cisgender e delle persone LGBTQIA+. La necessità di un’interpretazione chiara è essenziale per garantire il rispetto e l’applicazione uniforme dei diritti sanciti dalla legge.
Le discriminazioni per le persone transgender in Uk
Il Regno Unito registra ancora ampie difficoltà per le persone transgender, nonostante i progressi normativi come il Gender Recognition Act del 2004. Un rapporto del 2023 condotto da Stonewall, una delle principali organizzazioni LGBTQ+ britanniche, evidenzia che il 64% delle persone transgender ha subito discriminazioni o molestie nei 12 mesi precedenti. Questi episodi avvengono soprattutto sul posto di lavoro, dove molte persone trans riferiscono di essere escluse da promozioni o licenziate ingiustamente dopo aver fatto coming out.
Non si tratta solo di lavoro, ma anche di altri spazi privati e pubblici. Uno studio dell’organizzazione Galop, specializzata nel supporto alle vittime di crimini d’odio, sottolinea che il 41% delle persone transgender nel Regno Unito ha subito almeno un episodio di violenza fisica o verbale nell’ultimo anno. Questi episodi si verificano anche in contesti più istituzionali, come scuole e ospedali, dove la mancanza di formazione specifica del personale aggrava la situazione.
Il sistema sanitario rappresenta un’altra area critica. Le lunghe attese per accedere ai servizi di transizione, che in alcuni casi superano i 3 anni, espongono molte persone transgender a gravi sofferenze psicologiche e fisiche. L’accesso limitato a specialisti formati sulle esigenze delle persone trans è un problema evidenziato da diverse associazioni, che denunciano anche l’assenza di politiche unificate tra le varie regioni del Paese.
La situazione in Italia
In Italia, le persone transgender affrontano sfide altrettanto complesse. Uno studio condotto dall’associazione Transgender Europe (Tgeu) rivela che l’Italia è tra i Paesi con il più alto tasso di omicidi di persone transgender in Europa. Tra il 2008 e il 2022 sono stati registrati almeno 56 casi documentati, un dato che posiziona il Paese in cima alla lista europea per crimini d’odio contro la comunità transgender.
La discriminazione sul posto di lavoro è particolarmente diffusa: secondo un rapporto di Arcigay, oltre il 70% delle persone transgender in Italia ha riferito di essere stata rifiutata durante un colloquio a causa della propria identità di genere. Ha fatto il giro del web la notizia della ragazza transgender licenziata dopo aver comunicato la propria scelta ai datori di lavoro. Come nel caso del ragazzo cacciato di casa perché gay, la vicenda si è verificata in provincia di Pisa dove la ragazza transgender lavorava per una ditta locale. L’azienda ha motivato il licenziamento con un calo di lavoro, motivazione che non ha persuaso la ragazza, che si è rivolta allo sportello di ascolto Voice dell’Arci Valdera per denunciare il fatto.
Per approfondire l’intera vicenda clicca qui: Licenziata dopo aver comunicato percorso di transizione, il punto sulle discriminazioni LGBTQ+ al lavoro.
Il fenomeno della discriminazione è aggravato dalla mancanza di leggi che tutelino esplicitamente le persone transgender in ambito lavorativo, lasciando molte di loro in una situazione di precariato o disoccupazione.
Inoltre, il sistema sanitario italiano si mostra spesso impreparato ad affrontare le esigenze delle persone transgender. Secondo i dati di un’indagine Istat del 2022, solo il 18% degli ospedali pubblici italiani offre servizi dedicati al supporto della transizione di genere. Questa carenza costringe molte persone a rivolgersi a strutture private, spesso con costi proibitivi. Anche nei contesti educativi, la mancanza di formazione specifica porta a situazioni di bullismo e isolamento per giovani transgender, con conseguenze gravi sul loro benessere psicologico.
Uguaglianza e definizioni future
La risposta che darà la Corte Suprema Uk non interessa solo da un punto di vista legale, ma anche per capire come la società britannica risponde a un panorama sociale che è in costante evoluzione. L’interpretazione della Corte Suprema definirà il confine tra diritti individuali e spazi collettivi, spingendo il Parlamento a considerare eventuali aggiornamenti legislativi.