Nel 2024, il mercato del lavoro privato in Italia ha mostrato una robusta crescita e un consolidamento dell’occupazione stabile. A confermarlo sono i dati pubblicati dall’Inps dall’Osservatorio sui lavoratori dipendenti del settore privato non agricolo. I lavoratori dipendenti totali hanno raggiunto 17,7 milioni, segnando un aumento complessivo del 2% rispetto all’anno precedente.
Contestualmente, si è registrato un aumento della retribuzione media annua, che si è attestata a 24.486 euro, crescendo del 3,4% sul 2023. Nonostante questa crescita generale, l’Osservatorio evidenzia criticità strutturali legate alla disparità di genere e a marcate differenze territoriali nelle retribuzioni.
In termini di stabilità, i contratti a tempo indeterminato (inclusi gli apprendisti, salvo una minima quota di stagionali) sono risultati pari a 12.998.670 lavoratori, in crescita del 2,1% rispetto al 2023, con una retribuzione media annua di 29.594 euro. Tuttavia, mentre il lavoro intermittente è cresciuto del 4,9%, si è osservata una flessione nelle altre forme di flessibilità, con la somministrazione in contrazione del 2,5% e una diminuzione degli apprendisti del 2,4%.
Divario di genere
L’analisi retributiva evidenzia che la retribuzione media annua, pari a 24.486 euro nel 2024, è costantemente più alta per i lavoratori di genere maschile. I maschi, che rappresentano il 57% della forza lavoro considerata, hanno raggiunto una retribuzione media di 27.967 euro, mentre la media per le lavoratrici si ferma a 19.833 euro.
Questa significativa differenza retributiva è strettamente correlata alla maggiore diffusione del lavoro part-time tra le donne. Nel 2024, il 49% delle lavoratrici ha avuto almeno un rapporto di lavoro a tempo parziale nel corso dell’anno, una percentuale più che doppia rispetto al 21% dei dipendenti maschi. Complessivamente, un terzo dei lavoratori (33%) ha avuto almeno un rapporto di lavoro part-time.
Disparità territoriali e la discontinuità giovanile
Le disuguaglianze non riguardano solo il genere, ma sono fortemente evidenti anche nella distribuzione geografica e retributiva del Paese. L’occupazione è concentrata nelle aree del Nord (31,4% nel Nord-ovest e 23,3% nel Nord-est), seguite dal Centro (20,7%) e dal Mezzogiorno (17,2% al Sud e 7,3% nelle Isole).
Le retribuzioni medie si dispongono seguendo questa stessa geografia economica. Il Nord-ovest registra i valori più elevati (28.852 euro), seguito dal Nord-est (25.723 euro), con un forte divario rispetto al Sud (18.254 euro) e alle Isole (17.898 euro).
Questo divario retributivo territoriale è aggravato dalla minore continuità lavorativa registrata nel Centro-Sud. A livello nazionale, il numero medio di giornate retribuite si attesta a 247. Tuttavia, la continuità è particolarmente bassa per le fasce d’età più giovani, dove il differenziale retributivo è connesso alla prevalenza di contratti stagionali o a tempo determinato. I lavoratori sotto i 20 anni hanno registrato in media solo 83 giornate retribuite, mentre quelli tra i 20 e i 24 anni si fermano a 182 giornate retribuite nell’anno.
Dinamiche contrattuali e settoriali
Analizzando i contratti flessibili, il lavoro intermittente ha coinvolto 758.699 persone nel 2024, concentrato soprattutto nelle regioni settentrionali. Data la sua natura discontinua, la retribuzione media annua in questo segmento risulta particolarmente bassa, pari a soli 2.648 euro. Anche la somministrazione, pur essendo in lieve flessione (-2,5%), presenta un basso livello retributivo medio (10.578 euro), con un divario di genere più marcato rispetto all’intermittente.
Per quanto riguarda i settori, la quota maggiore di dipendenti lavora nel manifatturiero (22,6% del totale, con 4.003.396 lavoratori). I settori con le retribuzioni medie più alte sono le “Attività finanziarie e assicurative” (56.429 euro). Al contrario, i salari più contenuti si riscontrano in settori come le “Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione” (11.233 euro), caratterizzati da una forte presenza di contratti di breve durata. Questi ultimi, assieme al “Commercio” e alle “Costruzioni”, sono comunque tra i settori che hanno maggiormente trainato l’aumento complessivo dell’occupazione nel 2024.