L’Ai ci sostituirà? Non per Fabrizio Perrone (2Watch): “Invece di sostituire persone, abbiamo creato nuovi ruoli”

L’imprenditore spiega come è riuscito a creare nuovo valore senza tagliare posti di lavoro, anzi, dando spazio a nuove figure
26 Settembre 2025
5 minuti di lettura
Il team di 2watch
Il team di 2Watch

Da quando, il 30 novembre 2022, OpenAi annunciò il lancio di ChatGpt, la curiosità sull’inteligenza artificiale sono aumentati progressivamente. Una domanda, però, è rimasta immutata: resteremo tutti senza lavoro per colpa dell’Ai? No, a patto che intendiamo questa tecnologia come un modo “per amplificare l’intelligenza umana e non per sostituirla”, spiega Fabrizio Perrone ai microfoni di Prometeo 360.

Fabrizio Perrone
Fabrizio Perrone, founder di 2Watch

Perrone è un esperto di tecnologia e founder di 2Watch, una community e hub di nuova generazione che ha accolto la rivoluzione dell’intelligenza artificiale senza sacrificare posti di lavoro. Al contrario, la startup ha sfruttato il boom dell’Ai per aprire le sue porte a nuovi e giovani profili professionali, offrendo spunti interessanti al mondo datoriale.

Come integrare l’intelligenza artificiale a quella umana

È opportuno affermare che i risultati raggiunti dall’Ai in meno di tre anni hanno stupito anche chi opera nel campo tecnologico?

“I risultati non hanno stupito chi opera in ambito tecnologico, ma certamente la velocità con cui si sono concretizzati sì. Anche noi, che ci muoviamo in questo settore da tempo, siamo rimasti colpiti dall’accelerazione esponenziale degli ultimi tre anni”.

“Quando abbiamo lanciato 2Watch nel 2021, sapevamo che l’Ai sarebbe diventata centrale, ma non immaginavamo questo ritmo di sviluppo. – ammette Perrone – In brevissimo tempo siamo passati da modelli che generavano testi di base a sistemi capaci di creare video, immagini e contenuti creativi di qualità professionale”.

“La crescita del +901% nel triennio che ha portato l’azienda al terzo posto nella classifica Deloitte Fast 500 Emea (Europa, Medio Oriente e Africa, ndr) e al secondo in quella Sifted del Financial Times è stata possibile proprio perché abbiamo saputo cavalcare questa onda tecnologica”, spiega.

In che modo avete integrato l’Ai in 2Watch? Quali sono stati gli effetti sui lavoratori e sugli output generati dalla vostra startup?

“La nostra filosofia è stata quella di integrare l’Ai come amplificatore dell’intelligenza umana, non come sostituto delle persone. Abbiamo adottato un approccio che definiamo ‘system integrator’, dove l’Ai potenzia le capacità creative del nostro team invece di rimpiazzarle. Stiamo facendo grossi investimenti in una piattaforma proprietaria per automatizzare editing video, clonazione della voce e animazione Cgi (Computer graphic animation, ndr)” – prosegue l’imprenditore -. “Parallelamente, abbiamo creato un ecosistema produttivo avanzato con regia automatica assistita da Ai, green screen con tracking intelligente e sistemi di motion capture (cattura del movimento, ndr) di ultima generazione”.

Ma l’elemento più significativo è l’evoluzione del team. “Invece di sostituire persone, abbiamo creato nuovi ruoli: Ai Engineer, Head of Innovation, figure che prima non esistevano” – spiega Perrone -. “Il bello dell’Ai è che permette di lavorare per mindset, non per competenze pregresse. Possiamo prendere persone giovani con la mentalità giusta e formarle da zero su queste tecnologie, perché nessuno ha decenni di esperienza in questo campo”. Un aspetto da non sottovalutare, soprattutto in un Paese, l’Italia, che ha gravi lacune nelle competenze Stem.

I risultati sono tangibili: “Le nostre community generano oltre 100 milioni di visualizzazioni mensili con un team più snello ma molto più qualificato” – afferma il founder di 2Watch -. “Abbiamo ridotto drasticamente tempi di produzione mantenendo standard qualitativi superiori. I nostri creator ora si concentrano sulla strategia e sulla creatività mentre l’Ai gestisce tutto quello che prima richiedeva ore di lavoro manuale”.

Il rischio di dipendenza e le prospettive future

Diversi studi hanno dimostrato che l’abuso dell’Ai può ridurre pericolosamente le nostre capacità intellettive. Quali sono le best practice per migliorare la propria vita quotidiana usando l’Ai senza diventarne schiavi? E al lavoro?

“È una preoccupazione assolutamente legittima. L’Ai deve rimanere uno strumento di potenziamento, non un sostituto del pensiero critico. Nella mia esperienza personale e professionale, ho sviluppato alcuni principi che mi guidano. Prima di tutto – spiega – applico la regola dell’80/20: uso l’Ai per automatizzare il 20% del lavoro più ripetitivo e noioso, ma mantengo il pieno controllo sull’80% che riguarda strategia, creatività e decisioni importanti. È fondamentale non perdere l’abitudine di pensare autonomamente”, come confermano diversi studi.

Nel quotidiano, Perrone dedica sempre del tempo ad attività che stimolano il ragionamento: lettura approfondita, scrittura a mano, conversazioni faccia a faccia senza mediazione tecnologica. “Non accetto mai un output dell’Ai senza una validazione critica personale, e soprattutto mi assicuro di avere sempre dei ‘momenti offline’ per preservare la capacità di problem solving indipendente” – afferma Perrone, riecheggiando le parole rilasciate ai nostri microfoni da Enrico Altavilla. “L’antidoto è sempre quello: l’effort, lo sforzo che facciamo per capire cosa abbiamo davanti, a prescindere dallo strumento utilizzato”, ha spiegato l’esperto di Seo (Search engine optimization) e intelligenza artificiale ai microfoni di Prometeo 360.

Quanto è urgente intervenire con delle norme che limitino l’utilizzo dell’Ai per impedire che ne diventiamo dipendenti?

“La questione è delicata e richiede un approccio equilibrato. C’è certamente urgenza, ma serve una regolamentazione intelligente che protegga senza soffocare l’innovazione” – risponde Perrone secondo cui le priorità dovrebbero essere “la trasparenza, ovvero sapere sempre quando si interagisce con contenuti generati da Ai, e la formazione diffusa”.

È fondamentale che la conoscenza dell’Ai entri nei curricula scolastici e aziendali, così come servono standard qualitativi per sistemi Ai utilizzati in settori critici e protezioni solide per i lavoratori in transizione” – sottolinea il founder di 2Watch. Basti pensare che in Cina, da questo anno scolastico, l’intelligenza artificiale sarà studiata già dai sei anni di età.

“Quello che dobbiamo evitare sono limitazioni troppo severe che spingerebbero l’innovazione altrove, creando burocrazia che penalizzerebbe le nostre startup contro i giganti americani e cinesi” – afferma Perrone, ricordando un principio evocato sempre più spesso in ambito europeo: “Le regole troppo rigide rischiano di non tenere il passo con la velocità di evoluzione del settore”.

La strada da seguire, sostiene, è un approccio “sandbox”, simile a quello usato per il fintech: “ambienti controllati dove testare le innovazioni Ai con supervisione adeguata, per poi introdurle gradualmente nel mercato generale”.

L’Europa e l’Ai

L’Europa può ancora dire la sua o è già tagliata fuori dal campo dell’Ai? E, secondo lei, tra Cina e Usa chi sarà più avanti tra cinque anni?

“L’Europa non è assolutamente tagliata fuori, ma deve cambiare approccio con urgenza. Abbiamo asset unici che possono diventare grandi vantaggi competitivi se li sappiamo sfruttare” – risponde Perrone. Le sue dichiarazioni fanno il paio con quelle di Raffaele Gaito, il foundere di IA360Academy che, ospite di Eurofocus, aveva chiesto ai Ventisette di cambiare rotta, prima di perdere definitivamente il treno.

“Il problema – continua Perrone – è che serve una svolta strategica: investimenti massicci in capacità di calcolo perché siamo ancora troppo dipendenti dai cloud americani, meno burocrazia e più sperimentazione, e soprattutto unire davvero i mercati nazionali per creare campioni europei competitivi a livello globale”.

Per quanto riguarda la sfida Usa-Cina, il founder di 2Watch prevede una situazione “biforcuta” tra cinque anni. “Gli Stati Uniti manterranno la leadership nell’Ai ‘aperta’ e commerciale grazie all’ecosistema irraggiungibile della Silicon Valley. La Cina dominerà invece nell’Ai di controllo, sorveglianza e applicazioni industriali di massa, sfruttando vantaggi enormi nella raccolta dati e nel deployment rapido senza vincoli di privacy”. Quanto sta accadendo nelle strade del Dragone, dove il vigile del traffico-robot è già in fase di test, va proprio in questa direzione.

L’opportunità europea è diventare leader nell’Ai ‘etica’ e ‘specializzata’: intelligenza artificiale per la sostenibilità, per le industrie tradizionali, per il miglioramento della qualità della vita. Non dobbiamo competere su tutto, ma dominare nicchie strategiche dove possiamo fare la differenza” – conclude Perrone.

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