Negli ultimi anni, il calcio femminile in Italia ha vissuto una crescita straordinaria, segnando non solo un incremento significativo nel numero di atlete tesserate, ma anche un profondo cambiamento culturale e sociale nel Paese. In occasione della Giornata Internazionale delle Giovani Ragazze (International Day of the Girl Child), che si celebra l’11 ottobre e che è stata istituita dall’ONU nel 2011 per riconoscere i diritti delle ragazze e sensibilizzare sulle sfide specifiche che affrontano, come l’istruzione, la salute e l’uguaglianza di genere, è cruciale riflettere su come il calcio stia diventando, anche in Italia, un potente strumento di empowerment femminile. Questo sport, tra i più popolari al mondo, è oggi un simbolo di cambiamento, nonostante il percorso sia stato costellato di ostacoli. Tuttavia, possiamo parlare con ottimismo di una nuova era per lo sport femminile italiano, dove il calcio emerge come mezzo di emancipazione e di affermazione per le ragazze.
La Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ha giocato un ruolo cruciale in questo cambiamento, sviluppando iniziative strategiche per promuovere la partecipazione delle ragazze al calcio, abbattendo pregiudizi e barriere culturali. Grazie a una serie di iniziative strategiche rivolte alle giovani, il movimento del calcio femminile ha visto un aumento del 167,4% delle calciatrici tesserate tra i 10 e i 15 anni dal 2009 al 2023, un dato che riflette l’efficacia delle politiche messe in campo. Come affermato da Vito Di Gioia, Segretario Nazionale della FIGC per il Settore Giovanile e Scolastico, “Lo sviluppo è frutto di una pianificazione strategica di medio-lungo termine in grado di poter agire su diverse direttrici”.
Questo approccio ha visto l’implementazione di vari programmi volti a promuovere la partecipazione giovanile, attraverso un coordinamento efficace con i club, le istituzioni locali e le scuole. Di Gioia spiega: “La principale attiene all’incremento della partecipazione giovanile che la FIGC ha coordinato attraverso una struttura dedicata di indirizzo, il Settore per l’Attività Giovanile e Scolastica (SGS)”.
L’importanza delle scuole: educare attraverso lo sport
Uno dei fattori chiave per l’espansione del calcio femminile in Italia è stato il forte legame creato tra il mondo sportivo e quello scolastico. La FIGC ha investito risorse significative nei programmi scolastici, vedendo in questo ambiente il punto di partenza ideale per introdurre le ragazze al calcio. I progetti come “Tutti in Goal” e “Ragazze in Gioco” sono stati pensati per coinvolgere migliaia di studentesse, offrendo loro la possibilità di praticare il calcio in un contesto formativo che promuove anche valori come il rispetto e la collaborazione. Per Di Gioia “l’azione di sensibilizzazione inizia nelle scuole, luogo privilegiato di riflessione sulle differenze e sugli stereotipi di genere”. È proprio nei contesti scolastici che bambine e adolescenti cominciano a costruire la propria identità e personalità. Attraverso il progetto “Tutti in Goal”, le ragazze e i ragazzi dai 10 ai 13 anni possono giocare insieme, valorizzando il gioco di squadra, il sostegno dell’uno verso l’altro e favorendo quindi la consapevolezza del valore di ciascun componente della squadra indipendentemente dal sesso.
In aggiunta, il programma “Ragazze in Gioco” offre alle giovani l’opportunità di confrontarsi direttamente con il calcio, riflettendo sulle proprie passioni e capacità. Di Gioia precisa che “le ragazze hanno inoltre la possibilità di continuare l’attività in orario extra curriculare nelle società in convenzione con le scuole”. Questo approccio è dimostrato dai risultati ottenuti: nella scorsa stagione sportiva, oltre 47mila studenti delle scuole medie hanno partecipato ai progetti di calcio misto e di calcio femminile, evidenziando un forte interesse per lo sport.
Affrontare le disparità culturali
Nonostante i risultati ottenuti, l’Italia si trova ancora al 16° posto nel ranking FIFA per il calcio femminile; per Di Gioia “le ragioni sono diverse e quelle più radicate sono ancora di ordine culturale”. Sebbene siano stati compiuti enormi progressi, è necessario continuare a combattere per garantire che tutte le bambine possano scegliere liberamente di giocare a calcio. “Per abbattere le resistenze culturali che in alcuni ambienti ancora resistono, i nostri programmi promozionali sono particolarmente attivi presso le scuole materne”, afferma. “Lo scorso anno sono state circa 32mila le bambine che hanno partecipato al progetto ‘1,2, calcia’”, dice Di Gioia, illustrando come la federazione stia cercando di incoraggiare una nuova generazione di calciatrici.
A livello di sistema, prosegue Di Gioia, “è comunque necessario continuare a lavorare per elevare il livello tecnico e dirigenziale dei soggetti operanti nel calcio femminile, sviluppare e consolidare la struttura Federale Territoriale in grado di monitorare, supportare e formare le società di calcio femminile”. Questo impegno si estende anche ai club, dove vengono proposti percorsi educativi e sportivi per i più giovani, con programmi come le fiabe motorie di “Playmakers”, percorsi di educazione motoria con la palla in collaborazione con i personaggi più famosi della Disney. Di Gioia sottolinea, inoltre, l’importanza di “consolidare l’interazione proficua tra i diversi progetti FIGC dedicati alle calciatrici, rafforzando la filiera” e di “elevare il livello di performance tecnico-atletica e comportamentale delle atlete disponibili per il Club Italia”. Infine, afferma che è “necessaria quindi una crescita consapevole sul piano culturale, psicologico e relazionale delle giovani calciatrici a 360° attraverso il consolidamento dell’alleanza educativa e la valorizzazione del triangolo relazionale Genitori-Figli-Allenatori”.
La forza degli eventi internazionali
“I buoni risultati della Nazionale Italiana hanno dato un notevole impulso alla visibilità del calcio femminile nel paese e la divisione calcio femminile professionistica sta lavorando molto sugli aspetti mediatici e sulla valorizzazione dei diritti televisivi”, afferma Di Gioia. L’obiettivo è quello di sostenere i livelli di popolarità raggiunti e di attrarre ulteriori eventi internazionali. “Dopo il successo della finale di UEFA Women’s Champions League a Torino, uno degli obiettivi è quello di ospitare altri grandi eventi internazionali per favorire la conoscenza del calcio femminile e stimolarne la partecipazione”, dice Di Gioia, sottolineando l’importanza di utilizzare l’eco di questi eventi per generare interesse e coinvolgimento.
La FIGC si sta impegnando attivamente per attrarre eventi di alto profilo che possano fungere da volano per lo sviluppo del calcio femminile. La recente candidatura per ospitare l’edizione 2029 del Campionato Europeo Femminile rappresenta un passo strategico in questa direzione.
Verso un futuro professionistico
Il calcio femminile italiano ha raggiunto il professionismo nel 2022 e Di Gioia osserva che questo passaggio è essenziale per il futuro del movimento. “Risulta, in generale, difficile immaginare un percorso verso il ‘professionismo’ che sia sostenibile e prescinda dalla costituzione di una solida base di settore giovanile”, afferma. La formazione e la selezione del talento sono fondamentali, e le nuove società professionistiche stanno dimostrando una consapevolezza crescente di questa sfida.
“Devo dire che questa sfida è stata compresa dalle nuove società professionistiche femminili più di quanto sia stato fatto dalle maschili”, dice Di Gioia, evidenziando come il professionismo nel calcio femminile richieda non solo un supporto economico, ma anche una solida infrastruttura e una cultura di sostegno e inclusione. Le società devono lavorare in sinergia per creare un ambiente favorevole alla crescita delle calciatrici, integrando la formazione tecnica con lo sviluppo personale e professionale.
Formazione e sviluppo delle atlete
Il programma di sviluppo del calcio femminile U15, premiato dalla UEFA come Best Education Initiative, sta avendo un grande impatto. “Calcio+ è un percorso di formazione tecnica che parte dai Centri Federali Territoriali coordinati dal SGS e dalle Aree di Sviluppo Territoriale”, spiega Di Gioia. Questo programma non solo offre formazione tecnica, ma include anche incontri che presentano opportunità di carriera nel mondo del calcio, “offrendo una ampia panoramica delle opportunità di carriera, non solo sportiva, nei diversi ruoli che le donne, con le adeguate competenze, possono ricoprire nel mondo del calcio”.
Di Gioia mette in luce l’importanza della formazione olistica delle ragazze, affermando: “È un aspetto fondamentale per creare le basi per una dimensione tutta femminile dello sviluppo della disciplina sotto i diversi aspetti”.
Il calcio come veicolo di empowerment
Infine, Di Gioia sottolinea il potenziale trasformativo del calcio per le ragazze: “Lo sport, e soprattutto il calcio, ha una grande potenzialità in termini di ‘empowerment’, di strumento per il miglioramento del benessere psico-fisico delle ragazze, di apprendimento delle competenze sociali e relazionali, e di acquisizione della consapevolezza di se stesse”.
“Il calcio è molto più di un gioco; è un veicolo di cambiamento sociale” conclude il Segretario Nazionale della FIGC per il Settore Giovanile e Scolastico “come attestano le tante storie che raccogliamo e celebriamo annualmente attraverso i nostri “Grassroots Awards”, i premi del calcio di base dedicati alle società sportive che si distinguono nello sviluppo della disciplina cambiando radicalmente la percezione dello sport al femminile, nell’integrazione delle ragazze nei contesti sociali tipicamente chiusi al genere femminile, nell’educazione degli adulti alla tutela delle bambine”. La strada da percorrere è ancora lunga, ma il futuro del calcio femminile in Italia sembra promettente.