Entro dieci anni avremo un weekend lungo quattro o cinque giorni perché lavoreremo solo due o tre giorni a settimana. Lo sostiene il fondatore di Microsoft Bill Gates che, durante un’intervista al “The Tonight Show” della Nbc, ha rilanciato la sua previsione sull’impatto che avrà l’Intelligenza artificiale nel lavoro.
Se fino a qualche tempo fa si pensava che l’Ai avrebbe sostituito solo le mansioni ripetitive, oggi non è più così. Questa tecnologia sta avanzando a un ritmo così veloce e su un campo di azioni così ampio che tutti ne saranno travolti. Un esempio emblematico è la medicina, dove le diagnosi possono essere accelerate e migliorate proprio grazie all’Intelligenza artificiale. Alcuni di questi software possono diagnosticare il cancro al seno fino a cinque anni prima dei metodi tradizionali. Nel Regno Unito è nata una clinica di fisioterapia automatizzata, dal nome Flock Health, nella quale i pazienti sono seguiti da assistenti di Intelligenza artificiale.
Insomma, Bill Gates potrebbe avere ragione, ma siamo sicuri che quello descritto possa essere un futuro auspicabile per gli esseri umani?
Sostituiti o affiancati dall’Ai? Cosa dice Bill Gates
Durante la trasmissione condotta dall’attore e comico Jimmy Fallon, Bill Gates ha spiegato che le persone non saranno rimpiazzate completamente dall’Ai, ma, piuttosto, affiancate. Il risultato? “Gli esseri umani non saranno più necessari per la maggior parte delle cose”, ha detto il filantropo secondo cui “Ci saranno alcune cose che terremo per noi, ma in termini di produzione, spostamento e coltivazione di cibo, col tempo, questi saranno problemi sostanzialmente risolti”, ha aggiunto Bill Gates.
Già nel novembre 2023, a un anno dal rilascio di ChatGPT da parte di OpenAI, l’ex amministratore delegato di Microsoft aveva profetizzato una drastica riduzione dei giorni di lavoro durante un’intervista a “What Now?” condotto da Trevor Noah.
Profezie a parte, i risultati già si vedono: TikTok (e come lei altre aziende) ha annunciato il licenziamento di 700 lavoratori in Malesia che saranno rimpiazzati dall’Intelligenza artificiale.
Le previsioni per l’Italia
Cosa succederà in Italia entro il 2035, scadenza fissata da Bill Gates? Il report Focus Censis Confcooperative “Intelligenza artificiale e persone: chi servirà chi?” delinea un panorama di trasformazione radicale per il capitale umano, con implicazioni profonde sui livelli di istruzione, sulla distribuzione del reddito e sul gender gap.
Secondo il report, nei prossimi dieci anni 15 milioni di lavoratori italiani saranno esposti all’impatto dell’intelligenza artificiale: 6 milioni rischieranno la sostituzione, mentre 9 milioni potranno integrare l’Ai nelle loro mansioni.
Sorprendentemente la ricerca mostra che il grado di esposizione alla sostituzione o complementarità dell’Ai aumenta con il livello di istruzione. Nella classe dei lavoratori a basso rischio, il 64% non ha un grado superiore di istruzione, mentre solo il 3% possiede una laurea. Al contrario, nelle professioni ad alta esposizione di sostituzione, il 54% dei lavoratori ha un’istruzione superiore e il 33% un diploma di laurea. Per le professioni in cui l’intelligenza artificiale integra le attività umane, il 59% dei lavoratori possiede una laurea, rispetto al 29% con solo un diploma superiore.
Per approfondire: 6 milioni di lavoratori italiani rischiano di essere rimpiazzati dall’Ai nei prossimi dieci anni
Il reddito universale come soluzione?
Il timore sempre più diffuso è che l’Ai non si prenda solo i soldi ma anche gli stipendi, tramite le aziende proprietarie. Le retribuzioni verranno necessariamente travolte da un modello che prevede di lavorare due o tre giorni a settimana.
La soluzione, secondo Elon Musk e altri addetti ai lavori, si chiama reddito universale. Anche l’imprenditore e politico newyorkese Andrew Yang, di orientamento democratico e opposto a quello di Elon Musk, ha portato questa idea al centro del dibattito pubblico. Il reddito universale prevede la distribuzione di una somma di denaro periodica e incondizionata a tutti i cittadini di un Paese, indipendentemente dalla loro posizione lavorativa ed economica. Per ora si parla di 1.000 dollari al mese, ma la cifra è del tutto indicativa.
Secondo Yang, i benefici del reddito universale includono “persone più sane, persone meno stressate, persone meglio istruite, comunità più forti, più volontariato, più partecipazione civica. Non vi è burocrazia associata perché non è necessario verificare se le situazioni cambiano”.
Citando le previsioni del Roosevelt Institute, Yang sostiene che il reddito di universale “creerebbe fino a 2 milioni di nuovi posti di lavoro nelle comunità [americane]”, sostenuti dalla possibilità di realizzare i propri progetti. L’idea di base è di fornire una sicurezza finanziaria universale, riducendo la povertà e incentivando una maggiore libertà individuale nella scelta del percorso di vita.
Il braccio destro di Donald Trump ha rilanciato intervenendo a Viva Tech: “In uno scenario benigno, in uno scenario positivo, probabilmente nessuno di noi avrà un lavoro. Ci sarà un reddito universale alto, non un reddito di base universale. Non ci sarà scarsità di beni o servizi. Penso che questo sia lo scenario più probabile, c’è l’80% circa di probabilità che accada tutto questo, a mio parere”.
Molti osservatori non sono persuasi da questo modello anche perché viene rilanciato da Elon Musk, che, alla guida del Doge, ha dimostrato di non avere particolare interesse per la gente comune o bisognosa.
Se il reddito universale è ancora un modello teorico, le previsioni di Bill Gates catalizzano l’attenzione di tutti perché arrivano da una mente che ha rivoluzionato la tecnologia, contribuendo a creare il mondo che viviamo oggi: “L’intelligenza artificiale, nel prossimo decennio, diventerà gratuita, comune: ottimi consigli medici, ottimo tutoraggio”. E un weekend lungo cinque giorni.