“L’Europa s’è desta!”, così la vicepresidente della Camera dei deputati, Anna Ascani, commenta il piano da 200 miliardi di euro annunciato dall’Ue per sviluppare l’intelligenza artificiale. Una mossa attesa a lungo, spiega la deputata Pd a margine della seconda edizione dell’Ai Festival, la fiera internazionale sull’intelligenza artificiale organizzata a Milano da Search On, il 26 e 27 febbraio.
Ai microfoni di Prometeo 360, Ascani spiega perché l’Europa non deve abbandonare le proprie convinzioni neanche di fronte al terremoto Trump e quale ruolo può ritagliarsi l’Italia in questa tecnologia che sta stravolgendo il mondo del lavoro.
Anna Ascani e il piano europeo sull’Ai
L’Unione europea ha annunciato un piano da 200 miliardi per l’intelligenza artificiale, in un certo senso accogliendo il suo invito a fare qualcosa di più. Potremo vedere degli effetti a breve termine?
“Intanto possiamo dire l’Europa s’è desta, per utilizzare parole che noi italiani sono particolarmente care. L’Europa ha finalmente capito che per giocare la partita dell’Ai non si può stare solo in difesa, non ci si può limitare a regolare l’innovazione che nasce altrove, magari aspettando che l’etica arrivi a posteriori. Per avere un intelligenza artificiale che sia davvero etica, che cambia davvero gli esseri umani al centro (come da impostazione dell’Ai Act, ndr), serve che quell’Ai abbia le sue gambe, le sue braccia, la sua testa qui in Europa. E quindi ci serve investire tanti soldi come è stato fatto nel resto del mondo e investire anche in capitale umano, che è la vera grande forza del cosiddetto vecchio continente che dal punto di vista delle giovani energie non ha niente da invidiare né agli Stati Uniti né alla Cina”.
L’Italia tra capitale umano e crisi demografica
Parlando di punti di forza, qual è quello italiano? Come l’Italia può ritagliarsi un ruolo da protagonista nello sviluppo dell’intelligenza artificiale?
“I nostri punti di forza sono tanti, verticali e molto interessanti. Penso all’automotive, che storicamente è stato uno dei nostri punti di forza ed è stato anche il settore nel quale l’Italia ha scommesso per prima. Esiste un centro di intelligenza artificiale applicata all’automotive a Torino che abbiamo fortemente voluto con il governo Draghi. Quel centro va implementato e rafforzato attraendo investimenti.
Tanti altri settori potrebbero essere sviluppati nel contesto italiano, proprio facendo leva su quel capitale umano di cui parlavo prima, perché l’Italia nel mondo è uno dei Paesi che esprime più capitale di qualità. Spesso, purtroppo, si parla di cervelli in fuga: ecco, la prima cosa da fare, seguendo anche quello che ha detto qualche tempo fa il presidente Draghi al Parlamento europeo, è attrarre cervelli e fare in modo che questi cervelli e non se ne vadano altrove. Per farlo bisogna pagare bene i giovani e dare buone opportunità. Finora l’Italia non è stata all’altezza di queste sfide, ma confido che in futuro possa fare meglio”.
È fiduciosa su questi aspetti nonostante la crisi demografica?
“Contrastare la denatalità è uno dei punti fondamentali non solo per l’Italia ma per l’Europa. Servono politiche friendly per le famiglie, per questi giovani che possono essere pagati bene e a cui possono essere prospettare buone opportunità in modo che possano decidere di avere una famiglia. Serve anche creare opportunità di lavoro, perché uno dei problemi della crisi demografica è la famosa piramide rovesciata: pochissimi lavorano, molti vanno in pensione, e chi lavora paga il conto dei servizi e di tutto quello che ci serve. Dare lavoro di qualità ai giovani che sono i più quotati per lavorare in ambito Ai significa anche riuscire ad allargare base di questa piramide sin da ora, senza aspettare di risolvere in prospettiva il gigantesco tema della crisi demografica che purtroppo ha più cause alla base”.
L’impatto di Trump
L’amministrazione Trump ha sicuramente stravolto il mondo sotto diversi aspetti. La sua politica aggressiva potrebbe provocare un rallentamento nella regolamentazione dell’intelligenza artificiale da parte dell’Europa, potrebbe inibire l’Ue?
“Direi che deve succedere il contrario. È chiaro che l’Europa deve assolutamente reagire dotandosi di un proprio sistema tecnologico. Questo non significa rompere l’alleanza con gli Stati Uniti, non credo che ci riuscirà nemmeno Trump a rompere quell’alleanza, però è importante poter dialogare con gli Stati Uniti da una posizione di forza e non di debolezza. Per fare questo bisogna avere una sovranità tecnologica vera e propria. Oggi abbiamo tanti sovranisti oggi in giro per l’Europa. Ecco, credo che se concentrassimo le nostre energie su questo tipo di sovranità, faremo un ottimo servizio all’Europa e al nostro Paese”.