La rivoluzione dell’intelligenza artificiale ha trovato il suo manifesto nelle parole di Andy Jassy, amministratore delegato di Amazon. Martedì 17 giugno, in un memo interno ai dipendenti, il Ceo ha annunciato ai dipendenti che l’azienda rivedrà la propria forza lavoro aziendale nei prossimi anni grazie all’implementazione massiccia dell’Ai.
“Mentre implementiamo più Ai generativa e agenti, dovrebbe cambiare il modo in cui viene svolto il nostro lavoro. Avremo bisogno di meno persone che svolgono alcuni dei lavori che vengono svolti oggi, e più persone che svolgono altri tipi di lavori”, ha dichiarato Jassy nella comunicazione. Il Ceo non ha parlato esplicitamente di ridimensionamento, ma le sue parole suonano come un epitaffio per migliaia di posti di lavoro tradizionali.
Impossibile dire con certezza se, nel caso di Amazon, saranno di più i lavoratori licenziati o i nuovi assunti. Di certo, l’implementazione dell’Ai permette di ridurre la forza lavoro senza che la produzione totale ne risenta.
La strategia di Amazon: efficienza attraverso l’automazione
Amazon, che a fine 2024 contava oltre 1,5 milioni di dipendenti tra tempo pieno e part-time, sta già utilizzando l’Ai generativa quasi in ogni angolo dell’azienda: per ottimizzare l’inventario e le previsioni nella rete di distribuzione, per migliorare il chatbot del servizio clienti e per perfezionare le pagine dei dettagli dei prodotti.
Il colosso dell’e-commerce ha sviluppato oltre mille servizi e applicazioni di intelligenza artificiale generativa, ma per Andy Jassy questi rappresentano “solo una piccola frazione di quello che costruiremo alla fine”. L’azienda di Jeff Bezos prevede di accelerare ulteriormente nei prossimi mesi, rendendo più semplice la costruzione di agenti Ai in tutte le unità aziendali. (Alessio Pomaro, Head of Artificial Intelligence di Search On Media Group, offre una panoramica sugli agenti a questo link).
La visione di Jassy è ambiziosa: “Ci saranno miliardi di questi agenti, in ogni azienda e in ogni campo immaginabile”. Agenti che svolgeranno ricerche approfondite, scriveranno codice, troveranno anomalie, tradurranno linguaggi e automatizzeranno una miriade di compiti che oggi consumano risorse degli esseri umani.
Insomma, l’idea per cui l’Ai farà solo il lavoro sporco lasciando la creatività agli esseri umani sta già svanendo.
Un’industria in trasformazione
Amazon non è sola in questa transizione. Tra le big, Microsoft ha già tagliato 8.840 posti di lavoro quest’anno, una diminuzione pari a quasi il 4% del totale, Intel si prepara a ridurre la forza lavoro del 20% entro la fine dell’anno dopo aver eliminato 15.000 dipendenti nel 2024 e anche Klarna si è mossa in tal senso, salvo poi ripensarci (parzialmente).
La società di ricerca RationalFx stima che i licenziamenti nel settore tecnologico potrebbero raggiungere 235.871 nel 2025, con una media di 646 licenziamenti al giorno.
“Amazon sta comunicando un messaggio che sentiamo sempre più spesso da altre aziende tecnologiche: l’Ai I sta progredendo così velocemente nel migliorare la produttività che la necessità di assumere diminuirà nel tempo”, ha commentato Gil Luria, analista di D.A. Davidson. “I ruoli principali che vengono potenziati ora sono nello sviluppo software, ed è lì che stiamo vedendo il rallentamento più pronunciato nelle assunzioni”, ha aggiunto.
L’impatto dell’Ai sui colletti bianchi
La trasformazione non riguarda solo i lavori manuali o ripetitivi. Dario Amodei, Ceo di Anthropic, ha espresso preoccupazione per il fatto che l’AI potrebbe eliminare metà di tutti i lavori d’ingresso dei colletti bianchi entro i prossimi cinque anni, causando un picco di disoccupazione tra il 10% e il 20%. “La maggior parte di loro non è consapevole che questo sta per accadere”, ha aggiunto Amodei che a marzo ha prospettato l’idea di un “tasto off” che consenta all’Ai di spegnersi quando lo ritiene opportuno. Pochi giorni dopo un’intelligenza artificiale si sarebbe rifiutata davvero di lavorare con tanti di rimbrotto all’utente che ne stava abusando: “Non posso fare il lavoro al posto tuo!”, ha scritto l’Ai.
Insomma, nessun lavoro sarà escluso da questa rivoluzione tranne quelli artigianali nel vero senso della parola: i settori più vulnerabili includono cassieri e operai di fabbrica, ma anche il giornalismo appare a rischio, con circa il 60% degli esperti che prevede una riduzione del numero di reporter nei prossimi 20 anni. Persino professioni che richiedono lauree avanzate, come legge e ingegneria, potrebbero subire modifiche significative. Anzi, stando a uno studio Focus Censis Confcooperative, proprio i laureati saranno i lavoratori più esposti alla rivoluzione dell’Ai. Secondo il rapporto, da oggi al 2035, 15 milioni di lavoratori italiani saranno esposti all’impatto dell’intelligenza artificiale: 6 milioni rischieranno la sostituzione, mentre 9 milioni potranno integrare l’Ai nelle loro mansioni.
Come adattarsi all’Ai
Nonostante le preoccupazioni, gli esperti concordano che l’Ai non porterà a una disoccupazione di massa, ma piuttosto a una riorganizzazione della forza lavoro. Secondo l’ultimo studio del World Economic Forum, entro la fine di quest’anno, l’automazione sostituirà circa 92 milioni di lavoratori, ma contemporaneamente genererà 170 milioni di nuove posizioni lavorative, con un incremento netto di 78 milioni di opportunità a livello globale.
Le competenze più richieste nel futuro mercato del lavoro includeranno pensiero analitico, Ai e big data, reti e cybersicurezza, alfabetizzazione tecnologica, pensiero creativo, resilienza, flessibilità e interesse per l’apprendimento continuo.
Andy Jassy ha incoraggiato i dipendenti Amazon ad abbracciare il cambiamento: “Siate curiosi riguardo all’Ai, educatevi, partecipate a workshop e corsi di formazione, usate e sperimentate con l’Ai ogni volta che potete”, questo è il messaggio del Ceo dell’azienda ai dipendenti. Chi saprà adattarsi e diventare esperto di Ai sarà “ben posizionato per avere un alto impatto e aiutarci a reinventare l’azienda”.
Una trasformazione inevitabile
La dichiarazione di Amazon rappresenta un momento di svolta nella narrativa sull’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro. Non si tratta più di speculazioni futuristiche, ma di una realtà presente che le aziende stanno implementando strategicamente.
La sfida ora è duplice: per le aziende, implementare l’Ai in modo responsabile e trasparente; per i lavoratori, acquisire le competenze necessarie per rimanere rilevanti in un mondo sempre più automatizzato.