Scuola e inclusione, la battaglia di una mamma contro le barriere architettoniche

L’appello di Elisa, la mamma di una piccola studentessa della scuola primaria Collodi di Pesaro: “Ancora oggi non c’è una rampa vera come previsto dalla legge”
26 Maggio 2025
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Bambina Sedia Rotelle Canva

Quando si parla di inclusione scolastica, si pensa a un principio garantito, acquisito. Ma la realtà racconta una storia diversa. A Pesaro, il caso di una bambina con disabilità ha riportato in primo piano un problema che va oltre il singolo istituto: barriere architettoniche ancora presenti, soluzioni temporanee che non bastano e una quotidianità fatta di compromessi. Sua madre ha deciso di non restare in silenzio, sollevando una questione che riguarda migliaia di studenti in tutta Italia. L’accessibilità scolastica è un diritto, ma quanto siamo davvero vicini a garantirlo?

“Ancora oggi – scrive mamma Elisa sui social – nella scuola di mia figlia non c’è una rampa vera e propria come previsto dalla legge, ma scuola e Comune si sono accontentati di installare solo un montascale removibile, senza pensare a una possibile evacuazione in emergenza. Tutto questo ha dell’incredibile”.

Il caso della scuola primaria Collodi di via Ugolini, a Pesaro, riportato dal Corriere Adriatico racconta della presenza di una bambina con disabilità e delle carenze infrastrutturali dell’istituto ed è più simile di quanto si pensi a tante storie vissute da molti altri genitori e figli. Mancanza di una rampa adeguata per l’ingresso all’interno della struttura e di un bagno per disabili sono solo alcuni degli ostacoli che rendono la quotidianità complicata per gli studenti con bisogni diversi dagli altri bambini.

Ma quanto è diffusa la presenza di barriere architettoniche negli istituti pubblici? E soprattutto, quali sono le reali strategie adottate dai Comuni per garantire l’inclusione?

Accessibilità delle scuole italiane

L’inclusione scolastica degli alunni con disabilità è ancora lontana dall’essere una realtà consolidata, nonostante i progressi normativi e le promesse istituzionali. Nell’anno scolastico 2023-2024, l’Istat riporta che il numero degli studenti con disabilità ha raggiunto quota 359mila, segnando un incremento del 26% in cinque anni. Tuttavia, questo aumento non è stato accompagnato da un adeguato miglioramento delle infrastrutture e dei servizi.

Solo il 41% delle scuole italiane garantisce un’accessibilità completa per gli studenti con disabilità motoria, mentre il 75% degli istituti dispone di postazioni informatiche adattate. L’accesso agli ausili didattici resta problematico: il 31% degli studenti con disabilità avrebbe bisogno di almeno un ausilio didattico che però non è disponibile. Inoltre, la partecipazione alle attività scolastiche e alle gite di istruzione con pernottamento è limitata: il 43% degli alunni con disabilità rinuncia a queste esperienze a causa della mancanza di soluzioni adeguate.

La continuità didattica è un’altra criticità significativa, con il 57% degli studenti che ha cambiato insegnante di sostegno rispetto all’anno precedente e un 8% che ha dovuto affrontare questo cambiamento addirittura durante l’anno scolastico. Questi numeri dimostrano quanto sia necessario un intervento strutturale per garantire una scuola davvero inclusiva, in cui ogni studente possa accedere alle stesse opportunità educative senza ostacoli.

Il problema del montascale e delle vie di fuga in emergenza

Una delle soluzioni adottate dal Comune di Pesaro per rendere accessibile la scuola primaria Collodi – secondo quanto riportato dal quotidiano – è stata l’installazione di un montascale removibile, un dispositivo che consente il sollevamento di persone con difficoltà motorie per superare le barriere strutturali. Ma è davvero una soluzione efficace?

I familiari della bambina coinvolta hanno denunciato l’inadeguatezza di questo strumento, soprattutto per la sicurezza in caso di emergenza. In situazioni di evacuazione rapida, come quelle che potrebbero verificarsi in caso di terremoto o incendio, il montascale non garantisce la possibilità di un’uscita tempestiva.

Per rispondere a questo problema, l’amministrazione ha realizzato uno “spazio calmo”, ovvero una stanza destinata ai bambini con disabilità in caso di emergenza. Tuttavia, questa soluzione solleva nuove perplessità: lo spazio è inutilizzato e, secondo i genitori, non rappresenta una vera alternativa all’assenza di una rampa adeguata. La sicurezza deve essere garantita in maniera completa, senza compromessi, e non può essere affidata a misure temporanee o poco praticabili nella realtà. Questo caso mette in evidenza una criticità più ampia: la mancanza di un approccio sistematico alla rimozione delle barriere architettoniche nelle scuole italiane.

Quando l’accessibilità diventa un ostacolo alla continuità scolastica

Uno degli aspetti più dolorosi della vicenda riguarda la proposta, secondo quanto riporta la famiglia, avanzata dal Comune di trasferire la bambina in un’altra scuola, la primaria di via Fermi, nello stesso plesso, dotata di rampa d’accesso. Una soluzione drastica che non terrebbe conto delle implicazioni psicologiche e relazionali per l’alunna. Il distacco dai propri compagni di classe sarebbe traumatico, e gli specialisti che seguono la bambina hanno sconsigliato questa possibilità. Eppure, troppo spesso le famiglie di studenti con disabilità si trovano davanti a questo tipo di decisione: cambiare plesso, istituto, edificio o accettare condizioni non dignitose. La continuità didattica e l’inclusione sociale sono aspetti fondamentali nella crescita dei bambini con bisogni speciali, e non possono essere sacrificate per mancanza di infrastrutture adeguate.

L’accessibilità non è solo una questione tecnica: è un diritto fondamentale che deve essere garantito a ogni studente.

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