Il 2025 si preannuncia come un anno cruciale per il destino del nostro pianeta e delle sue istituzioni, e il meeting annuale del World Economic Forum (WEF) a Davos, appena iniziato, diventa il palcoscenico ideale per affrontare le sfide che potrebbero segnare un punto di non ritorno. Con quasi 3.000 leader provenienti da oltre 130 paesi, tra cui 350 rappresentanti governativi e 60 capi di Stato e di governo (assente l’Italia!), questo appuntamento, che si protrarrà fino al 24 gennaio, si configura come un’occasione unica per tracciare la rotta del futuro globale. In un periodo in cui le tensioni geopolitiche sono più palpabili che mai, l’agenda del WEF 2025 si concentra su temi cruciali, tra cui la gestione degli shock geopolitici, la transizione energetica e la crescita economica inclusiva.
L’anno che si apre è infatti una vera e propria prova di forza per le istituzioni globali, chiamate a rispondere a un panorama sempre più fratturato e incerto. Le decisioni che verranno prese in questi giorni nella cittadina svizzera potrebbero essere determinanti nel definire la traiettoria da seguire, a fronte di un futuro che appare sempre più incerto. Come suggerisce il Global Risks Report 2025, pubblicato in occasione dell’evento, la crescente polarizzazione geopolitica, le sfide climatiche e sociali, e le nuove frontiere tecnologiche stanno mettendo a dura prova la stabilità globale, rendendo 2025 un anno in cui si gioca una parte fondamentale del nostro futuro collettivo. Le prospettive sono lontane dall’essere ottimistiche, e gli esperti mettono in evidenza un aumento delle preoccupazioni a breve e lungo termine, che potrebbero avere ripercussioni catastrofiche per il futuro. La necessità di un’azione globale coordinata è più urgente che mai, e Davos rappresenta una delle ultime occasioni per indirizzare il mondo verso una nuova stagione di cooperazione e resilienza.
Le previsioni del Global Risks Report
Giunto alla sua ventesima edizione, il Global Risks Report 2025 offre un’analisi approfondita delle minacce che incombono sul sistema globale. Basato sulle opinioni di oltre 900 esperti, il rapporto rivela che il 52% dei Chief Risk Officer intervistati prevede un panorama mondiale instabile nei prossimi due anni, mentre un ulteriore 31% si aspetta turbolenze significative. Le prospettive a lungo termine non sono più rosee: quasi due terzi degli esperti stimano che il mondo affronterà una frammentazione ancora più marcata entro il 2035.
Il rapporto, purtroppo, conferma quanto già sospettato: i conflitti armati tra Stati sono il rischio più sentito per il 2025, con quasi un quarto degli intervistati che li identificano come la principale minaccia immediata. La crescente frammentazione geopolitica sta alimentando le tensioni internazionali e minando le fondamenta della cooperazione globale. Per il secondo anno consecutivo, la disinformazione emerge come una minaccia preoccupante, capace di alimentare l’instabilità politica e sociale, mentre i rischi ambientali, seppur percepiti come più diluiti nel tempo, rappresentano una minaccia crescente, con il cambiamento climatico e il collasso degli ecosistemi al centro delle previsioni più fosche per il prossimo decennio.
Conflitti e disinformazione
Il report evidenzia che quasi un quarto degli intervistati considera i conflitti armati tra Stati il principale rischio per il 2025. Tensioni geopolitiche crescenti e una cooperazione internazionale sempre più debole stanno alimentando un clima di sfiducia e frammentazione. Mirek Dušek, managing director del WEF, avverte: “Le tensioni geopolitiche, l’erosione della fiducia globale e la crisi climatica stanno mettendo a dura prova il sistema mondiale come mai prima d’ora. I leader globali devono scegliere tra promuovere la collaborazione e affrontare un’instabilità crescente”.
Anche la disinformazione e la misinformazione emergono come rischi di primo piano per il secondo anno consecutivo. Questi fenomeni, alimentati dalla proliferazione di piattaforme digitali e dalla polarizzazione politica, indeboliscono le istituzioni e complicano gli sforzi per affrontare le crisi comuni. In un mondo interconnesso, la manipolazione delle informazioni può avere effetti a cascata, minando la stabilità globale.
Un altro aspetto critico del report riguarda i rischi sociali, come la disuguaglianza economica e la polarizzazione all’interno delle società. Questi fenomeni non solo amplificano le tensioni interne, ma minano anche la capacità dei governi di rispondere in modo efficace alle crisi globali. La concentrazione di risorse strategiche, l’aumento del debito pubblico e le attività economiche illecite rappresentano ulteriori vulnerabilità che potrebbero destabilizzare l’economia mondiale nei prossimi anni.
Il peso crescente dei rischi ambientali
Sebbene la disinformazione e i conflitti geopolitici dominino le preoccupazioni a breve termine, i rischi ambientali occupano una posizione di rilievo per il futuro a lungo termine. Eventi meteorologici estremi, la perdita di biodiversità, il collasso degli ecosistemi e la scarsità di risorse naturali sono le principali minacce individuate dagli esperti per il prossimo decennio. “Stiamo affrontando una crisi climatica senza precedenti, con implicazioni su scala globale che richiedono un’azione coordinata e urgente”, sottolinea Mark Elsner, responsabile della Global Risks Initiative del WEF.
Tra i rischi ambientali identificati, l’inquinamento si distingue per la sua rilevanza sia nel breve che nel lungo termine. Il rapporto sottolinea infatti la crescente consapevolezza dei gravi danni che inquinanti atmosferici, acquatici e del suolo stanno causando, non solo alla salute pubblica, ma anche alla stabilità degli ecosistemi e all’economia globale. Nel complesso, l’intensificarsi di eventi estremi come uragani, ondate di calore e alluvioni mette a rischio infrastrutture, economie e comunità vulnerabili. I cambiamenti climatici, con le loro implicazioni devastanti, sono il cuore di un’urgente crisi che continua ad essere ignorata da molti governi, nonostante le raccomandazioni delle scienze ambientali.
Il rapporto del WEF, in particolare, invita a una riflessione profonda sulla necessità di cooperazione internazionale. Secondo Mirek Dušek, Managing Director del World Economic Forum, “Le crescenti tensioni geopolitiche, l’erosione della fiducia globale e la crisi climatica stanno mettendo a dura prova il sistema globale come mai prima d’ora”. La domanda cruciale che emerge da queste parole è come i leader globali possano affrontare in modo efficace una molteplicità di crisi interconnesse. Mentre i rischi economici sono visti come una preoccupazione meno immediata, essi rimangono una costante fonte di instabilità che potrebbe essere amplificata da disuguaglianze sociali e conflitti regionali.
Mark Elsner, responsabile della Global Risks Initiative del WEF, sottolinea che “stiamo affrontando crisi interconnesse che richiedono un’azione coordinata e collettiva”. La frammentazione degli equilibri globali non può essere superata senza un forte impegno per la ricostruzione della fiducia tra i paesi e per la promozione di un multilateralismo che, al momento, sembra essere messo in discussione dalle politiche nazionalistiche e protezionistiche.
Le prospettive per il 2035
Le proiezioni a lungo termine per il 2035 non sono affatto rassicuranti. La maggior parte degli esperti (oltre il 60%) prevede un panorama mondiale turbolento, con una crescente polarizzazione politica, sociale ed economica. Le sfide legate alla disuguaglianza, alla polarizzazione delle opinioni e all’intensificarsi delle attività economiche illecite potrebbero destabilizzare ulteriormente le economie globali e alimentare tensioni interne nei singoli paesi. In un simile scenario, la fiducia nei governi e nelle istituzioni potrebbe crollare, con gravi ripercussioni per la stabilità interna di molte nazioni.
Il futuro del multilateralismo appare incerto: il 64% degli intervistati prevede un ordine mondiale sempre più frammentato, in cui le medie e grandi potenze competono per l’influenza, mentre le dinamiche di cooperazione internazionale appaiono sempre più difficili da sostenere. In un mondo sempre più segnato da divisioni, non c’è più spazio per la retorica della separazione. Ripiegarsi su se stessi non è una soluzione praticabile.