L’Italia ha ufficialmente dato il via libera al decreto interministeriale che stabilisce un quadro normativo certo per la produzione di vini dealcolati. Questo provvedimento, voluto dal Ministero dell’Economia e da quello dell’Agricoltura, era atteso da tempo dai produttori nazionali, poiché definisce finalmente le regole per operare in un segmento di mercato in forte crescita, in piena coerenza con le direttive dell’Unione europea.
L’obiettivo dichiarato dal ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, è quello di offrire nuove opportunità alle imprese, permettendo all’Italia di raggiungere posizioni di eccellenza anche in questo ambito innovativo.
Come funziona la produzione e il regime fiscale
Il nuovo decreto non si limita a permettere la produzione, ma disciplina nel dettaglio il regime fiscale per le accise e le modalità operative. I soggetti che gestiscono depositi fiscali di vino o prodotti alcolici intermedi potranno effettuare i processi di dealcolazione rispettando determinati limiti quantitativi e adempimenti amministrativi.
La normativa introduce inoltre una distinzione tra i produttori in base ai volumi, separando chi produce più o meno di 1.000 ettolitri annui, e regola con precisione il rilascio delle autorizzazioni per la conservazione e la circolazione del prodotto.
“Oggi definiamo il regime fiscale per le accise nella produzione di vino dealcolato. Sono certo che i nostri produttori sapranno raggiungere posizioni di eccellenza anche in questo settore”, ha dichiarato Lollobrigida. Con questo intervento, secondo il Ministero dell’Agricoltura (Masaf), “si consente ai soggetti, esercenti depositi fiscali di prodotti alcolici intermedi e di vino, di effettuare, a certe condizioni ed entro determinati limiti quantitativi, i processi di dealcolazione del vino“. Il provvedimento, da ultimo, “regola il rilascio del titolo autorizzatorio per la produzione e conservazione del prodotto, contempla adempimenti amministrativi e regole di circolazione del prodotto stesso e limita ogni attività accessoria supplementare rispetto alla produzione del prodotto dealcolato”, conclude il Masaf.
Perché è una buona notizia per il mercato e i consumatori
Secondo Federvini, la sigla di questo decreto rappresenta un passo avanti fondamentale per rispondere alle mutate esigenze dei consumatori, in particolare su quei mercati esteri dove la richiesta di bevande a basso contenuto alcolico è in costante aumento. Questa apertura normativa consente alle aziende di pianificare investimenti in prodotti innovativi con maggiore sicurezza, mantenendo al contempo gli standard qualitativi elevati che caratterizzano il “Made in Italy”. Si tratta di un’opportunità per ampliare l’offerta senza rinunciare all’identità vitivinicola del Paese.
La posizione di Coldiretti e Filiera Italia è quella di voler accompagnare l’innovazione senza snaturare l’identità del vino italiano, tutelando le denominazioni, il valore culturale del prodotto e il lavoro delle imprese agricole. In più occasioni le due organizzazioni di categoria hanno ribadito la necessità di distinguere con precisione tra vino e prodotti ottenuti attraverso processi di dealcolazione, evitando ambiguità che possano generare confusione nei consumatori o indebolire il sistema delle Dop e Igp. Allo stesso tempo, è stato sottolineato come la crescita dei prodotti no e low alcohol sia un fenomeno di mercato da governare con regole chiare, garantendo condizioni di concorrenza eque per le imprese italiane rispetto agli altri Paesi europei.
Innovazione e tradizione: una convivenza possibile?
Un punto centrale del dibattito è la salvaguardia della tradizione. Il settore assicura che il mercato dei vini senza alcol potrà crescere senza snaturare la storia enogastronomica italiana: innovazione e qualità possono convivere. Questi nuovi prodotti non nascono per sostituire il vino tradizionale, ma per affiancarlo, offrendo una scelta in più a chi cerca alternative sostenibili o diverse per il proprio stile di vita. La filiera si dice pronta a collaborare con le istituzioni per garantire una crescita equilibrata e valorizzare l’intero patrimonio vinicolo nazionale in tutte le sue forme.
Il decreto, ora, consentirà alle aziende di operare all’interno di un perimetro definito, superando una situazione che fino ad oggi aveva costretto molte produzioni a essere realizzate all’estero. Resta centrale, sottolineano le organizzazioni di categoria, “anche nella fase applicativa, l’esigenza di accompagnare le imprese con procedure chiare e tempi certi, a partire dal rilascio delle autorizzazioni necessarie, affinché le nuove opportunità non si traducano in ulteriori appesantimenti burocratici”.
Cosa sono i vini dealcolati?
I vini dealcolati, cioè vini senza alcol, sono veri vini rossi, bianchi o rosati, da cui è stato rimosso quasi tutto l’alcol (è presente meno dello 0,5% vol.) attraverso tecniche fisico-chimiche: l’osmosi inversa o la distillazione sottovuoto. Mantengono il colore, l’aroma e il gusto del vino originale, ma offrono un’alternativa a chi vuole evitare l’alcol senza rinunciare all’esperienza del gusto. Tra i vantaggi:
- Offrono un’esperienza simile alla degustazione di un vino tradizionale a chi non può o non vuole bere alcol per motivi di salute, per chi ha in corso una gravidanza o, banalmente, per chi deve mettersi alla guida.
- Permette di godere della complessità aromatica del vino senza gli effetti dell’etanolo, quindi i danni che il vino tradizionale generalmente provoca al corpo.