Svizzera, in etichetta la “sofferenza” dell’animale

Dal 1° luglio 2025 i consumatori avranno maggiore trasparenza sulle pratiche di allevamento degli animali
13 Giugno 2025
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Etichette Carne Svizzera Canva

A partire dal 1° luglio 2025, in Svizzera cambierà il volto degli scaffali dei supermercati. Non per una nuova tendenza gastronomica, ma per una piccola rivoluzione etica: sarà obbligatorio indicare sulle etichette dei prodotti di origine animale se, durante l’allevamento, gli animali sono stati sottoposti a pratiche dolorose.

Approvata dal Consiglio federale, la misura mira a offrire ai consumatori informazioni chiare e trasparenti sulle condizioni di vita degli animali, permettendo scelte più consapevoli. Dalla carne al latte, passando per uova e formaggi, ogni prodotto dovrà raccontare, nero su bianco, la storia sulle pratiche di allevamento dell’animale.

Cosa troveremo sulle etichette?

Le nuove diciture non saranno generiche. Riguarderanno pratiche specifiche spesso invisibili al consumatore finale, ma che hanno un impatto diretto sul benessere animale.
Tra queste, figurano:

  • Castrazione e decornazione senza anestesia per suini e bovini;
  • Taglio del becco nei polli, usato per prevenire comportamenti aggressivi negli allevamenti intensivi;
  • Alimentazione forzata per ottenere foie gras, pratica vietata da oltre 40 anni in Svizzera ma ancora diffusa in altri Paesi da cui il prodotto viene importato.

La misura si inserisce nel solco della mozione parlamentare 20.4267, promossa nel 2020 dalla Commissione della scienza, dell’educazione e della cultura. L’obiettivo è chiaro: distinguere i prodotti compatibili con gli standard svizzeri di benessere animale da quelli ottenuti con metodi che la legislazione nazionale non ammette.

Animalisti soddisfatti, ma non mancano le critiche

Le principali associazioni animaliste, come Alliance Animale Suisse e Animaux-Parlement, hanno accolto con entusiasmo la riforma, definendola una “vittoria per la trasparenza” e un incentivo per produttori e consumatori a orientarsi verso pratiche più etiche. Aas ha ribadito che l’obbligo di etichettatura aiuterà a evitare che i consumatori finanzino sofferenze animali.

Tuttavia, non mancano le perplessità. Da un lato, c’è chi teme ripercussioni sui rapporti commerciali internazionali, in particolare con l’Unione europea e l’Organizzazione mondiale del commercio. Dall’altro, c’è chi ritiene complessa l’applicabilità concreta della norma: come garantire controlli efficaci su tutta la filiera, soprattutto per prodotti importati?

Non solo alimenti: stop alle pellicce

La riforma non si ferma al cibo. In parallelo, la Svizzera ha deciso di vietare l’importazione di pellicce ottenute con metodi crudeli. I commercianti avranno due anni di tempo per adeguarsi, garantendo che ogni prodotto in vendita rispetti le condizioni di benessere richieste dalla normativa.

Il caso emblematico del foie gras

Il foie gras rappresenta uno dei nodi centrali della nuova etichettatura. Nonostante la sua produzione sia vietata da decenni in Svizzera, la vendita è ancora legale, alimentando un paradosso etico dovuto all’importazione. Con le nuove norme, i consumatori potranno finalmente sapere se ciò che acquistano è il risultato di alimentazione forzata. Una scelta che potrebbe orientare il mercato e ridurre la domanda.

Un esempio per l’Europa?

La Svizzera non è sola. In Regno Unito, il Partito Laburista ha promosso iniziative contro l’importazione di foie gras. In Belgio, alcune regioni hanno già vietato la produzione. Hong Kong ha persino iniziato a vendere foie gras coltivato in laboratorio, senza sofferenza animale: si chiama “forged gras” e viene prodotto utilizzando cellule sviluppate in laboratorio senza l’allevamento tradizionale degli animali.

In questo contesto, la Svizzera potrebbe diventare un modello per una nuova politica alimentare europea, capace di unire trasparenza, etica e sostenibilità.

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