Il sorpasso del solare sul carbone

L’UE nel 2022 ha prodotto 210.249 GWh di elettricità tramite il solare
20 Agosto 2024
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Sole

Nel 2022, per la prima volta nella storia dell’Unione Europea, l’energia solare ha superato quella derivata dal carbone duro come fonte principale di elettricità. Un evento che rappresenta non solo una pietra miliare nella transizione energetica europea, ma anche un chiaro segnale del cambiamento globale verso fonti di energia più sostenibili. L’UE ha prodotto 210.249 GWh di elettricità tramite il solare, superando i 205.693 GWh ottenuti dal carbone duro, un risultato impensabile solo pochi anni fa.

Questa inversione di tendenza, che potrebbe sembrare sorprendente, è in realtà il frutto di una serie di politiche energetiche mirate e di investimenti consistenti nelle energie rinnovabili. La crescita esponenziale della capacità installata di energia solare ha permesso a questa fonte di diventare una componente essenziale nel mix energetico europeo, in un momento in cui il continente sta cercando di ridurre la sua dipendenza dai combustibili fossili. D’altro canto, il carbone duro, che un tempo era il fulcro della produzione elettrica europea, sta gradualmente perdendo terreno, spinto ai margini da una combinazione di fattori economici, ambientali e geopolitici.

Un esempio emblematico di questa evoluzione si trova in Polonia e nella Repubblica Ceca, gli ultimi bastioni della produzione di carbone duro nell’UE. La Polonia, in particolare, rimane l’unico Paese dell’Unione che utilizza ancora il carbone duro come principale fonte per la produzione di elettricità. Tuttavia, anche qui si comincia a percepire il vento del cambiamento. La pressione internazionale per ridurre le emissioni di CO2 e l’aumento della competitività delle energie rinnovabili stanno obbligando Varsavia a rivedere le sue politiche energetiche. Mentre il solare avanza, altre fonti di energia, come il carbone bruno – una variante meno efficiente e più inquinante del carbone – continuano a essere utilizzate in nove Paesi dell’Unione, generando 241.572 GWh di elettricità nel 2022.

Le importazioni di carbone e il ruolo della Russia

Il 2022 è stato anche un anno di grandi cambiamenti nelle dinamiche commerciali del carbone. L’UE ha visto aumentare la sua dipendenza dalle importazioni di carbone duro, raggiungendo un tasso record del 74,4%. Questo incremento è stato principalmente dovuto al tentativo di diversi Paesi membri di ricostituire le proprie riserve, accumulando 9 milioni di tonnellate di carbone, il primo aumento delle scorte dal 2019. Nonostante ciò, la dipendenza dalle importazioni di carbone rimane inferiore rispetto a quella per il petrolio e il gas naturale, entrambe superiori al 97%.

La Russia, nonostante la guerra in Ucraina e le sanzioni imposte dall’UE, è rimasta nel 2022 il principale fornitore di carbone duro per l’Unione, con una quota del 24%, seguita da Stati Uniti (18%) e Australia (17%). Tuttavia, l’entrata in vigore del divieto di importazione di carbone russo nell’agosto 2022 ha portato a un calo drastico delle importazioni da Mosca, che sono scese a 27 milioni di tonnellate, una diminuzione del 45% rispetto all’anno precedente. Questo evento ha costretto l’UE a riorientare le sue rotte commerciali, cercando nuovi fornitori e, al contempo, accelerando la transizione verso fonti energetiche alternative.

La fine di un’era

Guardando ai dati preliminari del 2023, è evidente come la produzione e il consumo di carbone nell’UE abbiano raggiunto i loro livelli più bassi di sempre. Si stima che la produzione sia scesa a 274 milioni di tonnellate, una riduzione del 22% rispetto al 2022, mentre il consumo ha subito un calo del 23%, attestandosi a 351 milioni di tonnellate. Si tratta di uno dei più grandi decrementi storici per questo combustibile nell’Unione, con la Germania e la Polonia che rimangono i principali consumatori, rappresentando insieme quasi due terzi del totale.

Questi numeri riflettono un trend di lungo termine che ha visto la produzione di carbone duro nell’UE diminuire dell’82% dal 1990 a oggi, passando da 277 milioni di tonnellate a soli 50 milioni di tonnellate. Parallelamente, il consumo di carbone duro e di lignite è diminuito rispettivamente del 42% e del 40% dal 2018. Questo declino non è solo una conseguenza delle politiche ambientali, ma anche della crescente competitività delle energie rinnovabili, con il solare che ha sorpassato il carbone duro come fonte di elettricità per la prima volta proprio nel 2022.

Mentre l’UE continua a ridurre la sua dipendenza dal carbone, l’importanza della transizione energetica diventa sempre più evidente. La sfida per il futuro sarà garantire che questa transizione avvenga in modo equo e sostenibile, fornendo alternative valide non solo per l’approvvigionamento energetico, ma anche per le comunità che dipendono ancora oggi dal carbone per il proprio sostentamento.

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