L’Italia si trova di fronte a una preoccupante lacuna nella tutela ambientale da parte delle proprie imprese, con solo una frazione minima di aziende dotate di coperture assicurative contro i danni alle risorse naturali. Questa situazione espone il Paese a rischi ambientali ed economici significativi, mettendo a repentaglio la stabilità delle imprese e gravando sulle finanze pubbliche.
Secondo i dati elaborati dal Pool Ambiente, un consorzio di coassicurazione e centro d’eccellenza nazionale sui rischi di responsabilità ambientale, basati su una rilevazione statistica dell’Associazione Nazionale per le Imprese Assicuratrici (Ania), solo lo 0,64% delle imprese italiane (microimprese, Pmi e multinazionali) possiede una polizza assicurativa per i danni ambientali. Questo significa che, in media, nel 99% dei casi di incidenti ambientali, manca una copertura assicurativa per le spese di bonifica e ripristino dei danni.
I danni ambientali delle imprese: i numeri
Il problema è reso ancora più acuto dalla frequenza degli incidenti. Si stima che ogni anno in Italia si verificano circa 1.000-1.500 nuovi casi di contaminazione ambientale. Di questi, tra i 700 e i 1.200 sono causati direttamente dalle imprese. Il numero totale di siti potenzialmente contaminati è elevatissimo, pari a 41.000, di cui 12.000 sono già classificati come contaminati e 42 sono Siti di interesse nazionale (Sin) che richiedono interventi complessi.
Le conseguenze finanziarie per le aziende coinvolte sono ingenti, potendo raggiungere parecchi milioni di euro in spese impreviste per bonifiche e ripristini. Tali esborsi possono minare la liquidità e la solidità delle imprese, portando anche al fallimento. È acclarato che il fallimento di un’impresa ha pesanti ricadute sui posti di lavoro e sul tessuto economico e sociale del territorio, oltre che sulla spesa pubblica, poiché in assenza di coperture assicurative, gli interventi di bonifica sono finanziati dallo Stato.
Studi di settore indicano che tra il 5% e il 10% delle aziende fallite nei settori industriali e ambientali potrebbero aver avuto la bonifica come fattore determinante. Si stima che tra il 2006 e il 2023, su oltre 200.000 imprese italiane fallite, tra 10.000 e 20.000 potrebbero aver subito il fallimento a causa dei costi di bonifica.
Il decalogo di Pool Ambiente
Per affrontare questa emergenza, Roberto Ferrari, Responsabile sinistri di Pool Ambiente, sottolinea l’urgenza di una maggiore diffusione sia di pratiche di gestione del rischio sia delle polizze di responsabilità ambientale. “Le misure contenute nel nostro decalogo sono solo il punto di partenza per una regolarizzazione dei modus operandi aziendali. L’opportunità più decisiva resta comunque la sottoscrizione di una polizza assicurativa, che purtroppo ad oggi ha solo lo 0,64% delle imprese italiane”, ha spiegato Roberto Ferrari.
È da questa esigenza che nasce il “decalogo” di Pool Ambiente, un vademecum per le imprese con le pratiche più efficaci per limitare i possibili danni agli ecosistemi e tutelare la salute delle persone:
- Mappatura proattiva: Identificare le potenziali sorgenti di rischio e gli scenari di danno all’ambiente.
- Affidabilità tecnica: Effettuare manutenzione ordinaria e straordinaria di impianti e dispositivi conformemente alle indicazioni del costruttore e alle migliori pratiche.
- Gestione responsabile: Introdurre procedure che garantiscano il rispetto di raccomandazioni e linee guida di settore, anche per sostanze non normate usate/prodotte.
- Linee Guida: Adottare la PdR UNI 107/2021 “Ambiente protetto – Linee guida per la prevenzione dei danni all’ambiente – Criteri tecnici per un’efficace gestione dei rischi ambientali”.
- Tutela assicurativa: Stipulare una polizza di responsabilità ambientale.
- Formazione specializzata: Effettuare adeguata formazione e addestramento del personale per una gestione efficace dei rischi e delle emergenze ambientali.
- Interventi mirati: Prevedere la conversione/sostituzione di elementi monoparete interrati o appoggiati al terreno con elementi a doppia parete con controllo continuo delle perdite. In alternativa temporanea, proteggere con protezione catodica, effettuare verifiche strutturali e valutare la vetrificazione. Per tubazioni interrate non metalliche, effettuare videoispezioni e test di tenuta regolari.
- Protezione strutturata: Per gli elementi fuori terra, prevedere un bacino di contenimento adeguatamente dimensionato e impermeabilizzato.
- Controllo operativo: Prevedere misure per evitare o contenere sversamenti durante le operazioni di carico e scarico, come valvole limitatrici di carico, etichettatura dei punti di carico, raccordi di sicurezza e segregazione delle acque meteoriche.
- Intervento immediato: In caso d’incendio o incidente con sversamento di sostanze, chiamare una società di pronto intervento per contenere la contaminazione.
Verso una maggiore cultura del rischio ambientale
Per raggiungere l’obiettivo di una maggiore diffusione delle coperture assicurative e di una gestione più consapevole del rischio ambientale, Pool Ambiente auspica l’implementazione di misure mirate. Tra queste, la valorizzazione della stipula dell’assicurazione nel rating Esg, nel Report di Sostenibilità e nell’applicazione del Regolamento Tassonomia. In generale, si rende necessaria un’azione coordinata, a livello nazionale ed europeo, per sviluppare un’attenzione al rischio ambientale e una maggiore cultura assicurativa.
La situazione attuale in Italia, con pochissime aziende assicurate a fronte di numerosi e costosi incidenti ambientali, è paragonabile a una comunità che costruisce le proprie case senza fondamenta solide in un’area sismica. Il “decalogo” e la polizza assicurativa agiscono come le fondamenta e l’assicurazione antisismica: elementi essenziali non solo per la sicurezza e la resilienza della singola struttura (l’impresa), ma per la protezione dell’intera comunità (l’ambiente e l’economia del Paese).