Due Ong, Glan e CAN Europe, hanno citato in giudizio la Commissione Europea, sostenendo che il target dell’Ue di ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 è insufficiente e illegale. Le Ong chiedono un obiettivo più ambizioso, almeno del 65%, per affrontare adeguatamente la crisi climatica.
La causa legale fa riferimento a una sentenza della Corte Europea dei Diritti Umani (Cedu) che ha riconosciuto la protezione del clima come un diritto umano. L’esito della causa potrebbe influenzare le future politiche climatiche e il target intermedio per il 2040.
Come è stato stabilito il target del 55%?
L’obiettivo del 55% è stato stabilito nell’ambito della Legge sul Clima Europea, entrata in vigore nel 2021, che ha reso giuridicamente vincolante per l’UE il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050.
Per garantire che questo obiettivo di lungo termine sia raggiunto, è stato fissato un obiettivo intermedio per il 2030. La scelta del 55% è stata il risultato di una valutazione d’impatto approfondita che ha considerato le esigenze economiche, sociali e ambientali dell’UE.
Questo obiettivo è stato introdotto per mettere l’Europa su una traiettoria credibile e responsabile verso la neutralità climatica. Così facendo, però, negli ultimi anni si è andato a modificare l’intero o il parziale flusso di vari settori, tra cui energia, trasporti, industria e agricoltura: ciò ha previsto investimenti significativi in tecnologie verdi e misure di adattamento climatico.
Fit for 55
L’implementazione di questo obiettivo è sostenuta da una serie di proposte legislative, note come pacchetto “Fit for 55”, che comprende regolamenti e direttive per ridurre le emissioni in tutti i settori economici. Questo include la revisione del sistema di scambio di quote di emissioni (ETS), l’adozione di standard più severi per le emissioni di CO2 per auto e furgoni, e l’introduzione di nuove regole per promuovere l’energia rinnovabile e l’efficienza energetica.
L’obiettivo del 55% è visto come un passo cruciale per dimostrare la leadership globale dell’UE nella lotta ai cambiamenti climatici e per rispettare gli impegni assunti con l’Accordo di Parigi, che mira a limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5°C sopra i livelli preindustriali.
I traguardi raggiunti
Dall’adozione della Legge sul Clima dell’UE, che mira a ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, l’Unione Europea ha compiuto progressi, ma deve affrontare ancora sfide significative.
Al 2022, l’Ue ha ridotto le sue emissioni nette di gas serra del 31%, includendo anche le emissioni dell’aviazione internazionale. Sebbene questo rappresenti un passo avanti importante, il ritmo di riduzione deve accelerare per raggiungere l’obiettivo del 55% entro il 2030.
Secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA), settori come gli edifici e l’industria hanno registrato riduzioni significative, mentre altri, come i trasporti e l’agricoltura, sono in ritardo. Le politiche attuali degli Stati membri prevedono di raggiungere una riduzione del 43% entro il 2030, con ulteriori misure pianificate che potrebbero portare al 48%. Tuttavia, c’è ancora un divario significativo rispetto all’obiettivo del 55%.
Per colmare questo divario, l’Ue dovrà raddoppiare il tasso attuale di riduzione annuale delle emissioni, specialmente nei settori che sono stati più lenti ad adattarsi. Ciò richiederà un impegno concertato per implementare e rafforzare le politiche esistenti, oltre all’adozione rapida di nuove tecnologie e pratiche in vari settori.