Il governo ha varato un nuovo piano di rottamazione auto per dare seguito alla strategia di mobilità sostenibile del Paese. Attraverso una rimodulazione dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), sono stati stanziati quasi 600 milioni di euro per incentivare la sostituzione di veicoli inquinanti con auto elettriche.
Un intervento necessario per l’Italia che, oltre a essere il Paese europeo con più auto per abitante, registra un passaggio all’elettrico ancora troppo lento: la quota di mercato delle vetture a zero emissioni supera di poco il 5%.
Bonus auto green, cosa è
La cabina di regia del Pnrr, riunitasi a Palazzo Chigi il 19 maggio, ha approvato una revisione tecnica del Piano che prevede la riassegnazione di 597 milioni di euro. Questi fondi erano originariamente destinati all’installazione di 20.500 colonnine di ricarica su strade e autostrade italiane, ma il mercato non ha risposto come previsto. Di fronte alla scarsa richiesta di finanziamenti per le infrastrutture di ricarica, il governo ha dirottato le risorse verso incentivi diretti all’acquisto di veicoli elettrici.
Come ha sottolineato il governo stesso nel documento di revisione, questa scelta conferma “l’approccio dinamico dell’Italia nella gestione del Piano e punta a un vero e proprio rafforzamento della strategia ecologica nazionale, investendo dove l’impatto positivo è garantito e rapido”.
Come funziona il nuovo bonus rottamazione
Il programma, denominato “Rinnovamento della flotta di veicoli privati e commerciali leggeri con veicoli elettrici”, prevede incentivi selettivi basati sul reddito dei beneficiari. L’obiettivo dichiarato è ambizioso: sostituire 39.000 veicoli a combustione interna con mezzi elettrici di nuova generazione.
Per le persone fisiche, il contributo è legato all’Isee:
- 11.000 euro per chi ha un Isee fino a 30.000 euro
- 9.000 euro per chi ha un Isee tra 30.000 e 40.000 euro.
Chi supera la soglia dei 40.000 euro di Isee non potrà accedere agli incentivi come privato. Il bonus è valido esclusivamente per l’acquisto di un’auto elettrica nuova di categoria M1 (fino a 8 posti a sedere) e a fronte della rottamazione di un veicolo inquinante.
Anche le microimprese potranno beneficiare degli incentivi. Per loro è previsto un contributo pari al 30% del valore del veicolo elettrico acquistato, con un tetto massimo di 20.000 euro. Gli incentivi per le imprese riguardano l’acquisto di mezzi commerciali elettrici appartenenti alle categorie N1 e N2 (rispettivamente fino a 3,5 e 12 tonnellate).
Tempistiche e aree prioritarie
Il nuovo pacchetto di incentivi sarà accessibile fino al 30 giugno 2026, data che coincide con la scadenza ultima per l’utilizzo dei fondi del Pnrr. Un aspetto interessante della misura è la sua focalizzazione geografica: il bonus si concentrerà nelle aree urbane più inquinate, dove l’impatto positivo sulla qualità dell’aria sarà più significativo e immediato. Non un dettaglio considerando che tutte le città italiane, ad eccezione di Cagliari, hanno valori superiori ai 10 microgrammi per metro cubo previsti dalla nuova Direttiva europea e dall’Oms.
Un passo verso il Green Deal, mentre l’Ue rallenta
Il nuovo schema di incentivi si allinea perfettamente agli obiettivi del Green Deal europeo, che prevede il divieto di vendita di auto a benzina e diesel dal 2035 e punta alla neutralità climatica entro il 2050. In questo contesto, il bonus rottamazione rappresenta uno strumento strategico per contribuire alla transizione ecologica in ambito nazionale, accelerando il ricambio del parco auto circolante che in Italia è molto più lento rispetto alla media europea. Con questa iniziativa, il governo spera di aggirare il prezzo eccessivamente elevato delle auto elettriche, che è uno dei principali ostacoli alla loro diffusione sul mercato.
La rottamazione arriva in un momento particolare per l’Ue. Due settimane fa gli eurodeputati hanno approvato le modifiche alle multe del settore auto, che per mesi sono state lo spauracchi dell’automotive europea, già in crisi nera.
La misura, proposta dalla Commissione europea dopo un acceso dibattito con le aziende e diversi Paesi europei, Italia in primis, concede ai produttori automobilistici maggiore flessibilità nel rispetto degli obiettivi di riduzione delle emissioni, permettendo loro di ritardare, abbattere o evitare del tutto le pesanti sanzioni che sarebbero scattate già quest’anno. Il risultato concreto dipenderà dalle emissioni delle auto messe sul mercato da ciascuna azienda fino al 2027. Nessuna apertura, invece, sulla scadenza del 2035, anno in cui le imprese europee non potranno più produrre auto a motore termico (benzina o diesel).