Il progetto Giga di Gauss Fusion, realizzato in partnership con un gruppo di aziende europee, sarà ultimato nel 2045 e costerà tra 15 e 18 miliardi di euro La fusione nucleare per la produzione energetica rappresenta una delle sfide strategiche in ambito di energia pulita e sicura, anche se la sua applicazione su larga scala fino ad oggi è rimasta in fase sperimentale in quanto richiede tecnologiche avanzate e complesse. Un passo importante per passare dalla ricerca all’applicazione industriale di tale tecnologia è stato compiuto di recente, grazie al progetto per la prima centrale europea a fusione commerciale.
Il suo nome è Giga ed ha preso forma grazie alla società tedesca Gauss Fusion e al lavoro congiunto di partner di Italia, Germania, Francia, Spagna e Austria. Particolarmente significativo è stato il contributo di aziende ed enti italiani, quali Enea, Consorzio Icas, Asg Superconductors, Simic.
Per completare l’infrastruttura ci vorranno circa 20 anni e un costo stimato tra 15 e 18 miliardi di euro, ma fatto sta che si tratta del primo caso concreto in Europa di centrale a fusione commerciale. Il progetto si inserisce nel Piano d’azione del Governo tedesco sulla fusione nucleare per accelerare il passaggio dalla ricerca alla produzione industriale.
Come funziona il reattore a fusione
In estrema sintesi, un impianto a fusione nucleare, a differenza di quelli a fissione nucleare, funziona mediante la combinazione di due o più atomi leggeri, solitamente isotopi dell’idrogeno, generando una notevole quantità di energia. Una delle problematiche da affrontare in questa tipologia di impianti sono le altissime temperature che si sprigionano e, di conseguenza, trovare i materiali e i sistemi in grado di resistere a tali condizioni. In questo senso, il progetto Giga di Gauss Fusion nella sua lunga fase di sperimentazione ha affrontato tutti i diversi aspetti, non ultimo quello ambientale.
La fusione non produce scorie radioattive a lunga vita a differenza della fissione e, inoltre, i materiali utilizzati nei diversi processi sono almeno in parte riciclabili. In fatto di combustibile, ad esempio, è stato privilegiato il trizio che risulta meno pericoloso a livello di radiazioni rispetto ad altri isotopi. Nel complesso l’approccio utilizzato dal gruppo di lavoro della prima centrale a fusione commerciale ha portato a mettere a punto una vera a propria tabella di marcia che comprende costi, tempistiche, scenari di costruzione, descrizione dettagliata di tutti i sistemi, dal raffreddamento alla sicurezza.