L’Uomo di Neanderthal mangiava i vermi: non per necessità, ma per scelta

Così i nostri antenati massimizzavano l’apporto di grassi e proteine
5 Agosto 2025
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Uomo Di Neanderthal Ipa Ftg
Uomo di Neanderthal (Ipa/Ftg)

Un recente studio pubblicato su Science Advances ribalta le certezze sulla dieta dei nostri antichi parenti. I Neanderthal non erano solo cacciatori di mammut: mangiavano vermi e larve di mosca. Una scoperta che arriva mentre l’Europa spinge per introdurre gli insetti nell’alimentazione moderna, nonostante lo scetticismo di alcuni.

La ricerca condotta da Melanie Beasley della Purdue University rivela come i nostri antenati consumassero regolarmente carne putrefatta infestata di larve. Questo abitudine spiega finalmente i livelli astronomici di azoto rilevati nelle ossa neanderthaliane, comparabili a quelli di predatori al vertice della catena alimentare come lupi e leoni.

Perché i nostri antenati mangiavano vermi

Il consumo di carne fermentata e larve non era un’eccezione. Ricerche etnografiche mostrano come comunità indigene accettino carne marcia e vermi come cibo normale. Gli Inuit, ad esempio, consumano ancora oggi carne di foca fermentata sottoterra.

“Ci sono elementi che potrebbero spiegare molte cose sulla vita dei Neanderthal che di solito non consideriamo perché non fanno parte della nostra immaginazione alimentare”, osserva Ainara Sistiaga dell’Università di Copenaghen.

La scoperta sui Neanderthal offre una prospettiva inedita. Secondo la responsabile dello studio, Melanie Beasley, inostri antenati consumavano abitualmente larve di insetti per scelta. Non una necessità estrema per non morire di fame, bensì una strategia alimentare consapevole per massimizzare l’apporto di grassi e proteine. Manuel Domínguez-Rodrigo dell’Università di Alcalá mantiene la cautela su questa ricostruzione, definendola come “altamente speculativa”. È indubbio, invece, che la ricerca aggiunge un tassello importante al mosaico evolutivo delle nostre abitudini alimentari.

Se i Neanderthal includevano deliberatamente gli insetti nella loro dieta 50.000 anni fa, il nostro scetticismo moderno verso l’entomofagia rifletterebbe più un condizionamento culturale che una reale incompatibilità biologica.

Il mistero dell’azoto risolto dalle larve

Per decenni gli scienziati si erano interrogati su un paradosso: come potevano i Neanderthal mostrare mangiare così tanta carne senza avere seri problemi metabolici? Il metabolismo umano, infatti, non consente il consumo di quantità proteiche elevate come nei carnivori specializzati.

La risposta, secondo i ricercatori, arriverebbe dai vermi. In uno studio durato due anni, Beasley ha analizzato i livelli di azoto in tessuti umani in decomposizione e nelle larve che vi si sviluppavano durante uno studio biennale. I risultati sono stati sorprendenti: “I valori di azoto erano astronomicamente alti”, molto superiori a quelli della carne stessa, il che spiega le elevatissime concentrazioni di azoto (in gergo “segnatura isotopica di azoto stabile”) nell’Uomo di Neanderthal.

Le larve di mosca, nutrendosi di carne in decomposizione, accumulano livelli di azoto ancora più elevati del tessuto ospite. Quando consumate insieme alla carne, alterano significativamente il livello isotopico di chi le ingerisce.

L’Europa e l’entomofagia

Mentre emerge questo quadro preistorico, l’Unione Europea sta promuovendo attivamente l’entomofagia. Dal settembre 2021 sono state autorizzate le proteine di insetti processate per l’alimentazione di pollame e suini. Un mercato che, secondo le previsioni dell’International Platform of Insects for Food and Feed, crescerà rapidamente nei prossimi anni.

L’Efsa ha concluso che “la possibile presenza di pericoli microbiologici nelle fonti proteiche di insetti è comparabile a quella di altre fonti proteiche animali non processate”. Eppure, la resistenza dei consumatori rimane fortissima.

Dal 21 gennaio di quest’anno, l’Ue ha inserito la farina di larve intere di Tenebrio molitor, conosciute come larve gialle della farina, nell’elenco dei “novel food” permettendo la commercializzazione di questo alimento secondo le condizioni stabilite dal regolamento 2025/89 della Commissione Ue.

Cibarsi di insetti? Solo un italiano su quattro disposto a provare (nel 2020)

Ma gli italiani sarebbero pronti a mangiare gli insetti? No, stando ai risultati dello studio “Insects as Novel Food: A Consumer Attitude Analysis through the Dominance-Based Rough Set Approach” pubblicato sulla rivista Foods nel marzo 2020 e condotto da ricercatori dell’Università di Bari e del Ciheam di Valenzano.

Su 310 consumatori italiani adulti non vegetariani:

  • solo il 23% circa si è dichiarato disponibile a provare forme riconoscibili o isolate di cibo a base di insetti. Il 16,8% sarebbe disposto ad assaggiare biscotti con farina e insetti “invisibili”, il 7,4% prenderebbe in considerazione integratori a base di farina di insetto, mentre solo il 2,3% sarebbe pronto a mangiare biscotti con insetti visibili;
  • il 50,6% accetterebbe, piuttosto, carne, pesce, uova o latte provenienti da animali alimentati a mangimi contenenti insetti, senza dunque ingerire direttamente l’insetto come ingrediente principale della propria dieta;
  • il 22,9% degli intervistati ha dichiarato di non voler assaggiare cibo a base di insetti in nessuna forma.

Le principali barriere sono una generica neofobia (avversione al cibo nuovo), la percezione di disgusto per l’aspetto e la consistenza degli insetti e una scarsa fiducia nella sicurezza e qualità dei nuovi alimenti. 

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