Dopo tante discussioni e a sorpresa, la Nature Restoration Law sarà legge.
Oggi, lunedì 17 giugno, il Consiglio Ue ha dato il via libera al Ripristino della Natura durante una riunione a Lussemburgo, segnando l’ultimo passo per uno dei dossier più controversi del Green Deal. Si tratta di un voto cruciale di per sé e anche alla luce delle elezioni europee 2024 che hanno rafforzato il Ppe e le destre, indebolendo i Verdi.
L’Italia ha votato contro la Nature Restoration Law insieme a Ungheria, Polonia, Olanda, Svezia e Finlandia, mentre il Belgio si è astenuto.
La Nature Restoration Law aveva subìto una importante battuta d’arresto a marzo, quando, sebbene depotenziata rispetto alla formulazione originaria, il testo non era sostenuto dalla maggioranza qualificata del Consiglio, necessaria per l’adozione del regolamento. Per questo il Belgio (detentore della presidenza del Consiglio dell’Ue fino alla fine di questo mese) rinviò il voto.
In quel caso, la brusca frenata era stata provocata dall’astensione dell’Ungheria, che si era aggiunta a quelle di Austria, Finlandia, Polonia, Belgio e al parere contrario di Italia, Svezia e Paesi Bassi.
Oggi, a spianare la strada all’approvazione del regolamento è stato un cambio di posizione dell’ultimo minuto dell’Austria, annunciato domenica dal ministro dell’Ambiente viennese Leonore Gewessler.
Anche la Slovacchia, che in precedenza aveva espresso pubblicamente dubbi sulla proposta, ha sostenuto il testo, permettendo alla legge di passare con una maggioranza di 20 Paesi, che rappresentano il 66% della popolazione dell’Ue, appena un punto sopra la soglia per l’approvazione con maggioranza qualificata in Consiglio fissata al 65%.
I negoziatori dell’Ue del Parlamento europeo e del Consiglio avevano raggiunto un difficile accordo sulla legislazione a novembre. Sul punto c’è da segnalare la forte opposizione parlamentare da parte del Partito Popolare Europeo (Ppe), che ha sollevato preoccupazioni sull’impatto che la misura potrebbe avere sull’agricoltura dell’Ue. Alle preoccupazioni sono seguite le proteste dei trattori e, poi, la parziale modifica della Pac di cui abbiamo parlato con il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio.
Cosa prevede la Nature Restoration Law
Con il voto di oggi, è passato il compromesso deliberato a febbraio dall’Europarlamento nonostante una rivolta dell’ultimo minuto da parte dei legislatori di destra, con 329 voti a favore e 275 contrari.
La legge sul ripristino della Natura fissa obiettivi legalmente vincolanti per ripristinare il 20% delle terre e degli ecosistemi marini degradati dell’Ue entro il 2030 e tutti gli ecosistemi entro il 2050.
Per raggiungere questi obiettivi, i Ventisette dovranno ripristinare entro il 2030 almeno il 30% degli habitat coperti dalla legge come foreste, praterie, zone umide, fiumi e laghi, ma anche ecosistemi marini, compresi praterie marine, banchi di spugne e banchi coralliferi. La percentuale sale al 60% entro il 2040 e al 90% entro il 2050. Gli Stati membri dovranno anche garantire il mantenimento della situazione raggiunta, in modo che queste aree non si deteriorino una volta ripristinate.
Sempre per tutelare la biodiversità, che è il centro del regolamento, i Paesi europei dovranno ripristinare almeno il 30% delle torbiere drenate entro il 2030 (almeno un quarto dovrà essere riumidificato), il 40% entro il 2040 e il 50% entro il 2050 (con almeno un terzo riumidificato). La riumidificazione continuerà a essere volontaria per agricoltori e proprietari terrieri privati.
Le torbiere sono ambienti caratterizzati da grande abbondanza di acqua quasi stagnante e a bassa temperatura rappresentano una delle soluzioni più economiche per ridurre le emissioni nel settore agricolo.
I Paesi Ue dovranno anche invertire il declino delle popolazioni di impollinatori entro il 2030 e aumentarne la concentrazione. I risultati devono essere monitorati almeno una volta ogni sei anni.
I terreni agricoli e il “freno d’emergenza”
La parte più delicata del testo è quella che riguarda gli agricoltori, che spesso hanno denunciato la scarsa attenzione dell’Ue ai loro interessi economici. Per migliorare la biodiversità degli ecosistemi agricoli, il regolamento sul ripristino della natura prevede che i singoli Paesi dovranno registrare progressi in almeno due di questi tre indicatori:
- European grassland butterfly indicator (l’indicatore delle farfalle delle praterie): misura lo stato di salute di 17 specie selezionate di praterie selezionate e monitorate in tutta Europa;
- precisa percentuale di superficie agricola con elementi caratteristici del paesaggio con elevata diversità (fasce tampone, incolti a rotazione o meno, siepi, alberi singoli o in gruppo, filari di alberi, margini dei campi, macchie, fossi, ruscelli, piccole zone umide, muretti di pietra, piccoli stagni e elementi culturali);
- stock di carbonio organico nei terreni minerali coltivati.
Tuttavia, il testo finale ha attenuato molti dei requisiti per il settore agricolo, introducendo in particolare un “freno d’emergenza”. In pratica, qualora gli obiettivi del regolamento stiano riducendo la superficie coltivata al punto da compromettere la produzione alimentare e renderla inadeguata ai consumi dell’Ue, questo strumento consentirà di sospendere gli obiettivi relativi agli ecosistemi agricoli.
La legge entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Ue.
Le reazioni al voto della Nature Restoration Law
Dopo lo stallo di marzo, il via libera alla Nature Restoration Law è stata una vera sorpresa, accolta con entusiasmo dagli ambientalisti. L’approvazione finale da parte del Consiglio Ue della legge sul ripristino della natura (Nature Restoration Law) è “una buona notizia” ma “ci lascia con l’amaro in bocca il voto contrario dell’Italia (insieme a Ungheria, Polonia, Paesi Bassi, Finlandia e Svezia)” con motivazioni “lacunose associabili agli impatti negativi del Regolamento sul settore agricolo dell’Unione europea, in termini di accrescimento di oneri economici e amministrativi.
Il Governo italiano, superando la sua visione miope, per affrontare la crisi ambientale e realizzare la transizione ecologica dei territori, adotti la legge al più presto introducendo direttive da tradurre velocemente nei Piani di attuazione nazionale, fissando obiettivi misurabili che riguarderanno il recupero e ripristino di diversi ecosistemi, dalle foreste agli ecosistemi marini, nonché gli ambiti agricoli e urbani”, ha commentato il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani.
La posizione dell’esecutivo è stata espressa dalla viceministra per l’ambiente Vannia Gava, per cui, nonostante la minore rigidità del testo definitivo, la Nature Restoration Law “resta assolutamente non soddisfacente perché la normativa aumenta gli oneri amministrativi ed economici per il settore agricolo”.