Non è un bel momento per le politiche green (e i cittadini lo sanno), ma l’Europa tenta di rilanciarle tramite i “nature credits”, strumenti finanziari che promettono di monetizzare la tutela della biodiversità.
Durante il recente Global Solutions Summit tenutosi a Berlino il 5 maggio scorso, la Commissaria europea per l’Ambiente Jessika Roswall ha presentato una visione ambiziosa per il futuro della finanza verde. Nel suo intervento, intitolato “Putting Nature on the Balance Street”, Roswall ha evidenziato l’urgente necessità di investire nella natura e nella resilienza degli ecosistemi, sottolineando il ruolo cruciale che la finanza privata e i nature credits possono svolgere in questo processo.
“Si possono fare buoni soldi radendo al suolo una foresta, ma non piantandone una nuova e lasciandola crescere”, ha dichiarato Roswall durante la conferenza, aggiungendo che l’Unione Europea intende cambiare questa dinamica. La Commissaria ha inoltre posto una domanda provocatoria: “Svegliarsi al canto degli uccelli, bere acqua da una sorgente di montagna, fissare l’infinito blu del mare e dell’oceano. Come si potrebbe mettere un prezzo a tutto questo?”.
Come funzionano i nature credits
I nature credits si ispirano al modello dei carbon credits, ma con un focus specifico sulla biodiversità. Mentre i crediti di carbonio permettono di compensare le emissioni pagando per emissioni “evitate” altrove, i crediti natura consentirebbero alle aziende di migliorare le proprie credenziali ambientali finanziando iniziative che ripristinano o proteggono la natura.
In pratica, le attività che proteggono o ripristinano la biodiversità verrebbero certificate e il relativo certificato scambiato in un mercato finanziario dedicato. Questo meccanismo creerebbe un flusso di entrate per agricoltori, proprietari forestali e altri attori che adottano pratiche benefiche per gli ecosistemi.
Progetti pilota già in corso
Diversi progetti pilota sono già stati avviati in Europa per testare il concetto. In Estonia, un’iniziativa sta cercando di premiare i proprietari di foreste per la gestione sostenibile dei loro appezzamenti. Altri progetti sono in fase di sviluppo in Finlandia e Francia. In Francia, gli agricoltori della Loira-Atlantica stanno sperimentando siepi mellifere e mosaici di terreni incolti, dove ogni insetto contato e ogni lombrico registrato contribuisce a calcolare il valore di mercato delle loro pratiche agricole.
Gli ostacoli da affrontare
Nonostante le potenzialità, l’implementazione dei nature credits presenta sfide significative. A differenza delle emissioni di CO₂, che sono facilmente misurabili, la biodiversità è per definizione diversificata, con molte varietà di animali e piante che rendono difficile misurarne e identificarne il valore.
Un funzionario Ue ha ammesso che “mettere un cartellino del prezzo sulla natura” è un’operazione “più complessa” rispetto alla determinazione del prezzo delle emissioni di carbonio. Questa complessità richiede lo sviluppo di metodologie robuste per quantificare i benefici per la biodiversità in modo credibile e comparabile.
Un mercato globale in crescita
L’Unione Europea non è sola in questa iniziativa. Schemi simili sono stati discussi ai colloqui sulla natura COP16 delle Nazioni Unite in Colombia lo scorso anno, e più di una dozzina di paesi, tra cui Stati Uniti e Germania, hanno già un mercato nascente o un progetto in corso.
Secondo la Commissaria Roswall, la Commissione europea “farà tutto ciò che è in suo potere” per sostenere lo sviluppo di un mercato dei crediti natura nel blocco. Durante il summit di Berlino, ha espresso ottimismo sul fatto che esista un chiaro argomento economico per la conservazione e il ripristino della natura nell’Ue.
Opportunità per aziende e investitori
Per le aziende e gli investitori, i nature credits rappresentano un’opportunità per diversificare il proprio portafoglio Esg e contribuire concretamente alla tutela della biodiversità. La Commissione europea ha recentemente riunito gruppi agricoli e banche in uno sforzo per esplorare come i crediti natura possano incoraggiare gli investimenti privati nella conservazione.
Con l’aumento della consapevolezza sui rischi legati alla perdita di biodiversità e l’evoluzione del quadro normativo, è probabile che la domanda di strumenti finanziari legati alla natura cresca significativamente nei prossimi anni.
Per approfondire: Nature credits: il nuovo mercato europeo per la biodiversità