Dal 1° gennaio 2025, Milano vieterà il fumo anche nei luoghi pubblici, a meno che non ci siano almeno 10 metri di distanza dalle altre persone. Il capoluogo lombardo si prepara a una trasformazione radicale nel contrasto al fumo, varando la normativa anti-tabacco più severa d’Italia. L’obiettivo dichiarato è creare uno spazio pubblico totalmente smoke-free, nel rispetto della libera scelta di ognuno di non fumare, neanche passivamente.
Fumo vietato a Milano, la norma
La nuova normativa rappresenta un’estensione massiva delle precedenti restrizioni. Già oggi non si può fumare nelle aree destinate a verde pubblico (a meno che non ci sia distanza di almeno 10 metri), mentre dal 1° gennaio 2025, il divieto di fumo sarà pressoché universale in tutti gli spazi pubblici all’aperto milanesi, quindi anche per strada. L’unica deroga consentita sarà fumare in luoghi isolati, mantenendo una distanza minima di 10 metri da altre persone. Questo significa che parchi, fermate dei mezzi pubblici, aree sportive, cimiteri, marciapiedi e praticamente ogni spazio condiviso diventeranno zone (quasi) smoke-free.
Rispetto alle precedenti regolamentazioni, che già prevedevano limitazioni in specifiche aree, questa normativa segna un salto qualitativo. Non si tratta più di circoscrivere il fumo, ma di renderlo sostanzialmente invisibile nello spazio pubblico. Il Comune di Milano, attraverso il “Regolamento per la qualità dell’aria”, sancisce un principio fondamentale: la tutela della salute collettiva prevale sulla libera scelta individuale di fumare.
La misura è stata già approvata nel Piano Aria Clima, il documento programmatico che prevede una serie di azioni e punta a dimezzare le emissioni di CO2 entro il 2050.
Questione dehors
La normativa non è chiara sui dehors, gli spazi all’aperto messi a disposizione da bar e ristoranti. Se rientrano nella definizione di area ad uso pubblico, anche qui sarà vietato fumare. Anzi, il divieto troverebbe ancora una forte applicazione, data la difficoltà di essere da soli in un raggio di 10 metri all’interno di un dehor.
Quali sanzioni per i trasgressori
Le sanzioni rimarranno invariate rispetto alle precedenti normative, oscillando tra 40 e 240 euro per ogni infrazione. La multa potrà essere comminata solo a seguito di una denuncia diretta da parte di un cittadino o dell’intervento di una forza dell’ordine. L’intervento sembra improntato più ad una ratio educativa che ad una sanzionatoria. Le multe diventano così un deterrente simbolico, parte di una strategia più ampia di trasformazione sociale. “Questo secondo step riguardante il divieto di fumo che estende, di fatto, a tutta la città il divieto già in vigore in diverse aree e zone, è in primis un’azione di sensibilizzazione che punta a scoraggiare stili di vita che sappiamo essere dannosi per la salute di tutte le persone, non solo dei fumatori”, spiega l’assessora all’Ambiente e Verde del Comune Elena Grandi. Sui controlli, l’assessora spiega “contiamo sulla collaborazione di tutte e tutti. Sono felice che questa misura stia trovando l’appoggio del mondo scientifico”.
D’altronde, i numeri danno ragione alla stretta anti-fumo: secondo i dati diffusi da Arpa Lombardia nel 2021 le emissioni da sigaretta rappresentano il 7% del Pm10 di Milano.
Quanti fumatori in Italia
Ma qual è il rapporto degli italiani con il tabacco?
I dati dell’Istituto Superiore di Sanità tracciano un quadro articolato dell’andamento del tabagismo in Italia. Tra il 2015 e il 2022, i fumatori sono diminuiti da 11,5 milioni (22% della popolazione) a 10,5 milioni (20,5%). Un calo contenuto ma significativo, che indica una tendenza strutturale al ridimensionamento del fenomeno.
Le ragioni di questa contrazione sono molte: campagne di sensibilizzazione, aumenti progressivi dei prezzi, restrizioni normative sempre più stringenti.
Il fumo provoca oltre 93.000 decessi annuali in Italia, superando le morti combinate di alcol, droga, incidenti stradali, AIDS, omicidi e suicidi. Un dato che colloca il contrasto al tabagismo come priorità di sanità pubblica. Per questo, l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) e Panorama della Sanità Aumentare, chiedono di aumentare di 5 euro il costo di ogni pacchetto di sigarette. La proposta punta a disincentivare il fumo e rendere più equa la spesa pubblica sanitaria, considerando i danni provocati dal fumo a milioni di italiani. Il tema è centrale in un Paese come l’Italia che fa della sanità pubblica gratuita uno dei pilastri del proprio ordinamento.
L’esperimento milanese si inserisce quindi in un contesto nazionale di progressiva de-normalizzazione del fumo. Non più un semplice vizio personale, ma un comportamento sempre più percepito come nocivo per l’individuo e per la collettività.
L’Ue contro il fumo
Milano si candida a diventare un laboratorio urbano di innovazione sociale. La sua strategia contro il fumo combina rigore normativo, sensibilità educativa e approccio sistemico e attrae l’attenzione dell’Europa. Se l’esperimento milanese avrà successo, potrebbe ispirare analoghe politiche in altre città, ma il cambiamento è già iniziato in Ue dove ogni anno 700.000 persone perdono la vita a causa del consumo di tabacco. Di questi decessi, decine di migliaia sono provocati dal fumo passivo, come scrive la Commissione Europea sul proprio sito.
Per questo, lo scorso settembre Bruxelles ha avanzato la proposta di revisione della raccomandazione del Consiglio relativa agli ambienti senza fumo.
La revisione invita i Paesi Ue a:
- applicare divieti di fumo anche in determinate aree all’aperto, per esempio aree ricreative all’aperto per i bambini, negli edifici pubblici e nelle fermate dei trasporti pubblici;
- estendere le politiche antifumo a prodotti emergenti come i prodotti del tabacco riscaldato e le sigarette elettroniche, che sempre raggiungono consumatori molto giovani. Di recente l’Oms ha evidenziato i problemi di salute generati da questi prodotti, tra cui danni respiratori e cardiovascolari.
La stretta anti-fumo di Milano è completamente in linea con il piano europeo di lotta contro il cancro che punta a creare, entro il 2040, una “generazione libera dal tabacco, nella quale meno del 5% della popolazione consumerà tabacco.
Già nel 2009, il Consiglio Ue adottava la raccomandazione sugli ambienti senza fumo invitando i Paesi ad attuare leggi che proteggesseropienamente i cittadini dall’esposizione al fumo nei luoghi pubblici chiusi, al lavoro e nei trasporti pubblici.
La norma è quella che ha introdotto le avvertenze sui pacchetti di sigarette e tabacco corredate da immagini che mostrano le potenziali conseguenze del fumo. Con la revisione dello scorso settembre, l’Ue incoraggia inoltre gli Stati membri a scambiarsi le migliori pratiche e a rafforzare la cooperazione internazionale per massimizzare l’impatto delle misure adottate nel territorio.