La transizione energetica è diventata una priorità non solo per gli Stati, ma anche per le grandi aziende che si trovano a dover garantire il proprio futuro in un contesto globale sempre più instabile. L’obiettivo è ridurre le emissioni di gas serra, ma anche assicurarsi un accesso stabile e sicuro alle risorse energetiche necessarie per supportare le proprie attività. Un’esigenza messa a repentaglio dalle crescenti tensioni geopolitiche tra Occidente e Oriente.
Per questo, dopo Google, anche Amazon e Microsoft hanno fatto passi importanti verso l’energia nucleare e l’adozione dei mini reattori.
L’adozione dei reattori modulari
Amazon ha siglato tre accordi con Energy Northwest per sviluppare progetti di energia nucleare, inclusa la costruzione di Small Modular Reactors (Smr). Questi reattori hanno il vantaggio di essere più piccoli, meno impattanti a livello ambientale e più veloci da costruire rispetto alle centrali nucleari tradizionali.
Dal canto suo, Google ha già avviato un progetto simile con Kairos Power, puntando ad avere il primo reattore operativo entro il 2030. Microsoft ha stretto un accordo con Constellation Energy per rimettere in funzione il reattore nucleare di Three Mile Island in Pennsylvania. L’obiettivo è utilizzare il nucleare come fonte energetica per i data center.
Gli Smr sono visti come una delle soluzioni più promettenti per garantire energia pulita su larga scala e affrontare le crescenti necessità delle infrastrutture digitali, come il cloud computing e l’intelligenza artificiale. Questi sistemi permettono alle aziende di avere energia stabile senza dipendere da fonti tradizionali, come il gas naturale, soggette a volatilità di prezzo e instabilità geopolitiche.
L’importanza strategica delle risorse naturali
Oltre al nucleare, altre aziende si stanno muovendo per garantirsi un futuro sostenibile. General Motors, per esempio, ha investito quasi un miliardo di dollari nelle miniere di litio per assicurarsi un flusso costante di questa risorsa critica per le batterie dei veicoli elettrici. L’accordo con il gruppo Lithium Americas garantisce a Gm l’accesso esclusivo al litio per 20 anni, sufficiente per produrre 800.000 veicoli elettrici.
La necessità di garantirsi risorse strategiche non riguarda solo il settore automobilistico, che in Ue sta vivendo una profonda crisi. Le materie prime come il litio, il cobalto e le terre rare sono fondamentali per la transizione verso l’energia verde, ma la loro distribuzione è spesso concentrata in poche regioni del mondo, in particolare la Cina, che domina il mercato globale delle terre rare. Le crescenti tensioni geopolitiche, soprattutto tra Ue e Cina, e le limitazioni imposte dagli Stati Uniti sull’export e l’import di tecnologie, hanno spinto le aziende occidentali a cercare alternative per ridurre la dipendenza dalla Cina.
L’Unione Europea e la strategia di approvvigionamento
Anche l’Unione Europea sta cercando di ridurre la propria dipendenza dalle materie prime straniere, in particolare dalla Cina. La Commissione Europea ha esortato gli Stati membri a riportare sul continente la produzione di materie prime critiche e a sviluppare nuove miniere in Europa, in un contesto di crescente tensione con Pechino, con cui prosegue la battaglia a colpi di dazi.
La crisi energetica provocata dall’invasione russa dell’Ucraina ha messo in luce le vulnerabilità dell’Europa, che ha dovuto riorganizzare le proprie catene di approvvigionamento energetico dopo la fine del gas russo a basso costo. A questo si aggiunge la necessità di accelerare la transizione verde per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili. In questo contesto, l’Unione Europea sta promuovendo investimenti in fonti energetiche rinnovabili e in progetti come gli Smr, che potrebbero fornire una soluzione sostenibile per il futuro energetico del continente.
Il conflitto commerciale Ue-Cina
La Cina, che continua a dominare il mercato delle materie prime critiche, è anche al centro di uno scontro commerciale con l’Unione Europea. Bruxelles ha avviato indagini sulle pratiche commerciali cinesi, accusando Pechino di realizzare una concorrenza sleale (dumping) con i suoi ingenti aiuti di Stato alle case automobilistiche del Dragone. Da qui l’imposizione di dazi ad hoc sulle auto cinesi, che potrebbero essere confermati nel prossimo futuro, nonostante i tentativi di conciliazione tra le parti.
La Cina, che ha risposto avviando un’indagine su determinati prodotti europei, controlla gran parte della catena di approvvigionamento globale di litio e altre risorse fondamentali per la transizione energetica. Una situazione che, almeno per ora, lascia l’Occidente in una condizione di dipendenza. Quella da cui Amazon, Google e altri colossi occidentali provano a scappare.