La BEI, Banca europea per gli investimenti, ha lanciato la seconda fase della Climate Bank Roadmap per il periodo 2026-2030, dopo la prima che ha riguardato il quinquennio dal 2021 al 2025. Se con la prima fase della Roadmap la BEI ha sostenuto oltre 560 miliardi di investimenti per la transizione green, il 90% dei quali all’interno dell’Ue, il nuovo capitolo del programma mette sul tavolo la straordinaria cifra di mille miliardi. La cifra non comprende soltanto i prestiti diretti della BEI, ma il volume complessivo di investimenti pubblici e privati da mobilitare nei prossimi cinque anni. Dunque, non si tratta di un piano di finanziamenti in senso stretto, ma di una strategia di politica economica di medio-lungo periodo con l’obiettivo di accelerare la transizione verde e rafforzare la competitività industriale europea.
La nuova politica di investimenti della BEI ridefinisce gli indirizzi della finanza green europea, indicando che almeno il 50% dei finanziamenti annuali sia destinato a iniziative legate al clima e all’ambiente. Inoltre, 30 miliardi di euro dovranno essere dedicati a progetti di adattamento per interventi specifici di gestione delle risorse idriche, agricoltura, infrastrutture critiche, contesti urbani resilienti. In questo ambito, si inserisce l’“Energy Sector Orientation – Powering Competitiviness, Climate and Strategy Autonomy”, un documento che traduce in scelte strategiche gli obiettivi climatici e industriali. Il documento, tra l’altro, indica il cambio di ruolo da banca infrastrutturale a motore industriale della transizione.
Stop alle fonti fossili, via libera al nucleare sostenibile
Tra le priorità contenute nel nuovo documento programmatico della BEI viene sottolineato lo stop definitivo ai progetti che interessano i combustibili fossili, quindi petrolio, gas e carbone, se non adeguatamente sostenuti da tecnologie di abbattimento o compensazione delle emissioni, quali i sistemi di cattura e stoccaggio della Co2. Parallelamente, viene evidenziato il ruolo centrale nella transizione green delle tecnologie nucleari di ultima generazione, Small Modular Reactor (SMR) e i progetti di fusione in primis, che vendono indicati come strumenti essenziali per la decarbonizzazione di lungo periodo.
Costi energia eccessivi in Ue: gli interventi previsti
Un altro tema fondamentale riguarda i costi eccessivi dell’energia nei Paesi membri dell’UE, al punto che arrivano ad essere fino a tre volte superiori rispetto a quelli applicati negli USA e in Asia. Per cercare di ridurre il gap, emerge la necessità di legare strettamente energia e industria sostenendo investimenti in rinnovabili, reti, accumuli e tecnologie pulite prodotte in Europa. In particolare, secondo la Commissione europea serviranno 584 miliardi di euro entro il 2030 per adeguare e potenziare le reti elettriche. Dunque, da una parte occorre intervenire per abbassare i costi dell’energia, dall’altra rilanciare la base industriale europea. Un duplice obiettivo che la BEI intende raggiungere con la capitalizzazione di investimenti privati con un effetto leva stimato da 1 a 10, utilizzando nuovi strumenti di garanzia, quali i fondi di venture debt e le obbligazioni verdi, tra cui i green bonds dell’UE.
La rivoluzione digitale del settore energetico
La digitalizzazione del settore energetico è un altro degli obiettivi prioritari della nuova politica energetica della BEI: quindi, in sintesi, reti intelligenti, AI e cybersecurity quali elementi indispensabili per costruire un ecosistema energetico resiliente, sicuro e adattabile sulla base delle nuove esigenze di continuità operativa e domanda crescente. Non ultimo, la BEI avrà un ruolo centrale nel Global Gateway, la piattaforma europea per la cooperazione con Africa, America Latina e Mediterraneo, con specifico riferimento a nuovi progetti legati a infrastrutture energetiche e materie prime critiche, con l’obiettivo prioritario di consolidare la sicurezza energetica mediante la diversificazione delle fonti e dei partner.