Italia prima per recupero degli oli minerali

Nel nostro Paese viene rigenerato il 98% dell'olio lubrificante usato
5 Giugno 2024
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Produzione di olio

Se l’Italia è attualmente ai vertici in UE per economia circolare, come riportato in un nostro precedente articolo, il Paese è sul gradino più alto del podio in fatto di recupero degli oli minerali. Il 98% dei lubrificanti utilizzati, infatti, viene rigenerato: un dato decisamente superiore alla media europea che raggiunge appena il 61%.

I numeri, contenuti all’interno del Rapporto di sostenibilità 2023 del Conou, Consorzio nazionale degli oli usati, hanno un valore particolarmente significativo, prima di tutto in termini di sostenibilità ambientale, dato che gli oli minerali usati sono considerati particolarmente inquinanti. In secondo luogo, sotto l’aspetto del ritorno economico che la rigenerazione dei lubrificanti porta con sé, visto che siamo un Paese con scarsità di materie prime di origine fossile.

Nel primato italiano del recupero degli oli esausti è di grande importanza il ruolo svolto proprio da Conou che garantisce una gestione puntuale grazie al coordinamento delle diverse aziende di raccolta e di quelle di rigenerazione attive sul territorio nazionale.

I numeri del recupero

Dall’ultimo Rapporto del Conou risulta che in Italia sono state raccolte 183 mila tonnellate di olio minerale usato, nella quasi totalità condotte al recupero. In particolare gli oli sono stati ritirati da 59 concessionari attivi nella raccolta e micro-raccolta presso 103 mila siti produttivi, dei quali il 12% è rappresentato da stabilimenti industriali e l’88% da officine.

Circa la metà del totale raccolta proviene dalla micro-raccolta costituita da quantitativi ridotti non di rado ubicati in località particolarmente impervie da raggiungere. La quasi totalità del raccolto è stata rigenerata, mentre solo parti residue sono state inviate a termovalorizzatori o a inceneritori. A livello territoriale, il 58% di oli raccolti deriva dalle regioni del Nord, Lombardia in primis con il 22% del totale, seguita dal Veneto con il 12%. Le regioni del Sud e le Isole contribuiscono alla quota totale per il 23%, mentre quelle del Centro per il 18%.

In termini di riduzione dell’impatto ambientale, il recupero degli oli minerali usati ha permesso di evitare nel solo anno 2023 l’immissione in atmosfera di 127 mila tonnellate di CO2. Non solo. Il consumo di combustibili fossili è stato in tal modo ridotto di 7 milioni di GJ, sono stati risparmiati 60 milioni di metri cubi di acqua ed è diminuito il consumo di suolo. Infine, dal punto di vista economico, il recupero dell’olio usato ha portato a risparmiare qualcosa come 105 milioni di euro sulle importazioni di materie prime fossili.

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