La degradazione ambientale sta mettendo a repentaglio lo stile di vita del continente Europeo. Questo è quanto è emerso dal rapporto pubblicato oggi dall’Agenzia europea ambientale (Eea). Il monito arriva in un momento cruciale con i funzionari dell’Unione europea che sconsigliano di allentare le normative a tutela dell’ambiente.
Il rapporto “Europe′s environment and climate: knowledge for resilience, prosperity and sustainability” fornisce la valutazione più completa e aggiornata dello stato ecologico del Continente. Anche se l’Europa ha compiuto “importanti progressi” nella riduzione delle emissioni che riscaldano il pianeta, la distruzione della fauna selvatica e il collasso climatico stanno deteriorando gli ecosistemi su cui si basa l’intera struttura economica. Le conseguenze? La prosperità e la vita degli europei sono a rischio.
Progressi e insuccessi dell’Ue
Il quadro generale presentato dal rapporto Eea è caratterizzato da risultati contrastanti. Leena Ylä-Mononen, la direttrice esecutiva dell’Agenzia, ha sottolineato che l’Unione europea sta “lottando per raggiungere gli obiettivi previsti per il 2030 in molte aree”, una situazione che – se non andrà a buon fine – “metterà a rischio la futura prosperità, la competitività e la qualità della vita degli europei”.
Secondo il rapporto, solo due dei 22 obiettivi politici specifici fissati per il 2030 sono “ampiamente sulla buona strada”: la riduzione dei gas serra (Ghg) e l’eliminazione delle sostanze che impoveriscono l’ozono.
I successi: riduzione delle emissioni e aria più pulita
I risultati più incoraggianti riguardano la mitigazione del cambiamento climatico. L’Unione europea è un leader mondiale nella mitigazione climatica. Le emissioni interne nette di gas serra sono diminuite del 37% dal 1990. Questa traiettoria positiva pone l’Ue sulla buona strada per conseguire l’obiettivo 2030 di ridurre le emissioni nette di almeno il 55% rispetto ai livelli del 1990.
Così come, le politiche europee per migliorare la qualità dell’aria hanno salvato vite umane. I decessi prematuri attribuibili al particolato fine (Pm2.5) sono diminuiti del 45% tra il 2005 e il 2022. Inoltre, le emissioni di tutti gli inquinanti monitorati ai sensi della direttiva Nec, che imponeva valori limite per le emissioni totali di alcuni inquinanti atmosferici, mostrano tendenze al ribasso dal 2005.
L’uso di fonti energetiche rinnovabili è raddoppiato dal 2005, raggiungendo un massimo storico del 24,5% del consumo finale lordo di energia dell’Ue nel 2023. Ma non mancano le criticità.
Natura in crisi e consumi eccessivi
Non mancano però quegli ambiti in cui è ancora necessario compiere delle migliorie. Le sfide ambientali rimangono “sistemiche e complesse”. I problemi maggiori si riscontrano nella gestione della biodiversità e dell’adattamento climatico. La biodiversità è in declino negli ecosistemi terrestri, d’acqua dolce e marini. Più dell’80% degli habitat protetti si trova in uno stato di conservazione scarso o pessimo. L’Ue ha fallito l’obiettivo di arrestare e invertire la perdita di biodiversità entro il 2020 e non si prevede che gli indicatori per il 2030 saranno raggiunti. Le emissioni generate dai settori dei trasporti e dell’alimentazione sono rimaste quasi invariate dal 2005.
Inoltre, la capacità dell’Ue di assorbire carbonio è calata di circa il 30% nell’ultimo decennio. Questo declino è dovuto a fattori quali il taglio di alberi, gli incendi boschivi e l’azione di parassiti che danneggiano le foreste, come nel caso del coleottero della corteccia in Germania.
Il progresso verso un’economia circolare è giudicato “scarso”. La domanda di materiali coperta dal riciclo è aumentata solo marginalmente, passando dal 10,7% nel 2010 all’11,8% nel 2023. Uno degli autori del rapporto ha specificato che i livelli di consumo europei sono “troppo, troppo, troppo alti”.
L’Europa, infine, si sta riscaldando due volte più velocemente della media globale, ma gli Stati membri non si sono adattati alla velocità con cui i livelli di rischio sono aumentati a causa degli eventi meteorologici estremi. Già oggi, la carenza idrica (il rischio di “stress idrico”) colpisce un europeo su tre, una situazione destinata a peggiorare con l’avanzare della crisi climatica.
L’urgenza di agire
Il rapporto ha fatto emergere la necessità di difendere una politica ambientale ambiziosa da parte dei vertici europei, in un clima politico segnato dalla pressione per indebolire le norme verdi. Nel suo discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il presidente statunitense Donald Trump ha affermato che le politiche green dei Paesi europei rappresentavano una “barzelletta” a sostegno di una “bufala” quale il cambiamento climatico. I tre funzionari più alti in grado dell’Ue responsabili della politica ambientale – Teresa Ribera, Jessika Roswall e Wopke Hoekstra – hanno utilizzato i risultati del rapporto per sostenere la necessità di proseguire l’azione per il clima e hanno messo in guardia dal considerarla un onere finanziario.
“La relazione Ambiente Europa 2025 mostra come l’Ue sia ben preparata in alcuni settori, con una legislazione importante in atto, ma richieda azioni trasformative in altri – ha affermato la vicepresidente della Commissione europea Ribera -. Questo rapporto offre un contributo essenziale in un momento importante. Si tratta di un modello d’azione, una guida per aumentare la nostra sicurezza e resilienza e un piano per un futuro più sano e sostenibile”.