Il cambiamento climatico influisce sui terremoti?

Nuovi studi scientifici suggeriscono che i cambiamenti climatici possano influenzare i terremoti. Cosa ci insegna il caso di Siena?
3 Febbraio 2025
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Terremoto Canva

Il suono profondo e minaccioso che precede una scossa, il tremolio improvviso sotto i piedi, la corsa istintiva verso un riparo: chiunque abbia vissuto un terremoto sa quanto possa essere sconvolgente. Di recente, la Val d’Arbia, nei pressi di Monteroni d’Arbia, in provincia di Siena, ha sperimentato una serie di scosse sismiche che hanno attirato l’attenzione dei sismologi e alimentato la preoccupazione della popolazione locale.

Il sisma più significativo è stato registrato il 2 febbraio con una magnitudo di 3.1 a una profondità di appena 4 km, seguito da altre scosse di minore intensità. Questo fenomeno, seppur relativamente lieve, ci ricorda che il nostro Paese è attraversato da numerose faglie sismiche attive. La Toscana, e in particolare l’area della Val d’Arbia, non è nuova a episodi del genere, ma ciò non diminuisce l’impatto psicologico e logistico di eventi simili.

Sebbene nessun danno rilevante sia stato registrato, l’evento ha riacceso l’attenzione sul fenomeno sismico e sulla vulnerabilità delle nostre comunità, sollevando interrogativi non solo sulla stabilità geologica della zona, ma anche su come i cambiamenti climatici possano influenzare l’attività sismica.

Clima e terremoti

Se il legame tra riscaldamento globale e fenomeni atmosferici estremi come uragani, ondate di calore e alluvioni è ormai ben consolidato, l’idea che il cambiamento climatico possa influenzare anche i terremoti è una frontiera recente ma sempre più esplorata dalla comunità scientifica. Diverse ricerche suggeriscono che il riscaldamento globale stia alterando l’equilibrio delle placche tettoniche attraverso meccanismi indiretti.

Uno degli studi più rilevanti è stato condotto dalla Colorado State University e pubblicato sulla rivista Geology. I ricercatori hanno analizzato la catena montuosa Sangre de Cristo in Colorado, dove una faglia attiva era stata stabilizzata per millenni dal peso dei ghiacciai. Con la fusione di questi ultimi, la pressione sulla crosta terrestre è diminuita, favorendo il movimento lungo la faglia e un aumento dell’attività sismica. Una dimostrazione concreta di come la perdita di ghiaccio possa scatenare terremoti.

Cece Hurtado, prima autrice dello studio, ha spiegato: “Il cambiamento climatico sta avvenendo a un ritmo di ordini di grandezza superiore rispetto a quanto osserviamo nei registri geologici del passato. Questo sta alterando i carichi di ghiaccio e acqua in molte regioni tettonicamente attive, aumentando la probabilità di movimenti di faglia e terremoti”.

Il peso degli oceani e la pressione sulle faglie

Lo studio della Colorado State University è solo una delle molte ricerche che stanno facendo luce su questo fenomeno. Un’altra indagine del German Research Centre for Geosciences di Potsdam ha evidenziato un diverso meccanismo di interazione tra clima e terremoti: l’aumento del livello dei mari. L’incremento della massa d’acqua comporta una maggiore pressione sulle placche sottostanti, destabilizzando l’equilibrio tettonico.

Le regioni costiere risultano particolarmente vulnerabili. La pressione esercitata dal mare, insieme alla subsidenza (il lento sprofondamento del terreno), potrebbe amplificare il rischio sismico. È un problema che riguarda aree densamente popolate e spesso già a rischio per altri motivi, come l’erosione costiera e le inondazioni.

In Alaska, Himalaya e Alpi si stanno osservando ritiri glaciali mai visti prima. Questi cambiamenti, come sottolineano i geologi, possono determinare variazioni nella distribuzione dei carichi sulla crosta terrestre, provocando movimenti di faglia che altrimenti non si sarebbero verificati.

Il fragile equilibrio delle faglie italiane

Anche l’Italia non è immune da queste dinamiche. Il nostro Paese si trova su un mosaico complesso di placche tettoniche e faglie attive. La Val d’Arbia, teatro del recente sciame sismico, è una zona che storicamente ha registrato movimenti tellurici di bassa intensità. Tuttavia, con i cambiamenti climatici che stanno alterando il regime delle precipitazioni e dei corpi idrici, è lecito interrogarsi su come queste mutazioni possano influenzare il ciclo sismico.

Se consideriamo il contesto italiano, ci sono aree come le Alpi e gli Appennini che potrebbero risentire della fusione dei ghiacciai e dell’evaporazione di grandi masse d’acqua. Questi fenomeni potrebbero destabilizzare faglie già attive, aumentando la frequenza dei terremoti. Un campanello d’allarme per sismologi e geologi che devono ora tenere conto non solo delle dinamiche tettoniche tradizionali, ma anche delle nuove variabili introdotte dal clima impazzito.

Il terremoto di Siena e i fenomeni sismici legati ai cambiamenti climatici ci ricordano che la Terra è un sistema complesso, dove tutto è interconnesso.

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