Tra le priorità della politica c’è quella di rendere la transizione non solo green, ma anche conveniente. Il più grande ostacolo al cambiamento è proprio la paura di perdere margini di guadagno aumentando a dismisura i costi di produzione. Ma, come abbiamo spesso sottolineato su queste pagine, sostenibilità ambientale e sostenibilità economica possono andare insieme.
In questo senso, Confindustria ha presentato l’Energy Release, una misura che permette alle imprese energivore italiane di abbattere fino a un terzo dei costi energetici per i prossimi tre anni. Questo strumento, frutto della collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase) e il Gestore dei Servizi Energetici (Gse), punta a ridurre il divario tra i costi energetici italiani e quelli degli altri paesi europei. Come ha sottolineato Aurelio Regina, Delegato del Presidente di Confindustria per l’Energia, “lo scorso mese il prezzo elettrico italiano è stato pari a 128,44 €/MWh, il 57% in più rispetto alla Germania e il 135% in più rispetto alla Francia”. Una barriera significativa per la competitività delle imprese italiane, soprattutto in settori ad alta intensità energetica.
Chi può beneficiare dell’Energy Release?
La misura si rivolge a circa 3.800 imprese (400 grandi imprese e 3.400 Pmi) in diversi comparti dell’economia: dall’alimentare, chimico-farmaceutico, automotive, ICT, petrolchimica e raffinazione fino al tessile, vetro, ceramica, cemento e alla lavorazione del legno, dei metalli, della gomma e della plastica. Si tratta di aziende energivore che sono esposte a una forte concorrenza internazionale. Confindustria, consapevole dell’importanza di mantenere alta la competitività di questi settori, ha creato l’Energy Release per creare un meccanismo che permetta non solo di ridurre i costi energetici, ma anche di promuovere gli investimenti in fonti rinnovabili.
“Il lavoro di Confindustria si è concentrato sul dialogo con le Istituzioni per ampliare il più possibile la platea di beneficiari”, ha spiegato Regina, aggiungendo che la misura rappresenta “un primo tassello della riforma del mercato elettrico” e un passo avanti verso il disaccoppiamento del prezzo dell’energia verde da quella fossile.
Un incentivo per investire in rinnovabili
Il primo vantaggio per le aziende è la possibilità di ottenere l’energia a prezzi più bassi. Il secondo è il supporto per gli investimenti in autoproduzione di energia rinnovabile. Le aziende energivore potranno infatti richiedere un’anticipazione del 50% dell’energia che verrà generata grazie ai nuovi impianti realizzati su superfici pubbliche. Questo meccanismo è pensato per accelerare la transizione energetica e ridurre il rischio di delocalizzazione di questi settori ad alto consumo di energia.
Come ha sottolineato Antonio Gozzi, presidente di Federacciai e Special Advisor per l’Autonomia Strategica Europea, “questa misura rappresenta una novità di rilievo nella battaglia che il sistema manifatturiero da anni combatte per chiudere il differenziale di prezzo che ne mina la redditività”.
Il contesto europeo e il ruolo del governo
L’Energy Release si inserisce in un quadro più ampio di sfide europee legate alla transizione energetica. Negli ultimi anni, i costi energetici elevati hanno portato a una riduzione della produzione del 10-15% in alcuni settori industriali. Il tutto in un Paese che ha già gravi carenze di produttività.
La misura promossa da Confindustria mira non solo a garantire prezzi più competitivi rispetto ai principali competitor europei, ma anche a sostenere gli obiettivi del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (Pniec), che punta a ridurre le emissioni di carbonio e aumentare la produzione di energia rinnovabile. Durante la presentazione, il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha ribadito l’importanza di fornire alle aziende il supporto necessario per partecipare al bando e sfruttare al meglio le opportunità offerte dalla misura.
Un passo verso una riforma strutturale
La misura dell’Energy Release è considerata un primo passo verso una riforma più ampia del mercato energetico italiano, che dovrebbe permettere alle imprese di competere su un piano più equo con i paesi europei ed extra-UE. Tuttavia, come sottolineato da Gozzi, è fondamentale che il governo lavori per rendere la misura strutturale e che si espanda l’utilizzo delle energie rinnovabili oltre il fotovoltaico, includendo risorse come l’idroelettrico, una delle principali fonti rinnovabili italiane che Gozzi, citando Alcide De Gasperi, ha definito “il nostro vero petrolio”.
Il contesto normativo
Affinché l’Energy Release possa avere un impatto duraturo, sarà necessario un impegno concreto per semplificare le normative legate agli impianti green e alla disponibilità delle superfici. La Confederazione generale dell’industria italiana sottolinea che il Dl Agricoltura e il Dm Aree Idonee, ad esempio, dovranno essere modificati per facilitare lo sviluppo degli impianti utility scale (accumulatori di grandi dimensioni, da centinaia di kWh a decine di MWh), essenziali per la transizione energetica del settore industriale.
La politica dovrà continuare a trovare dei compromessi tra la sostenibilità ambientale e quella economica, mentre le imprese dovranno approfittare di misure come l’Energy Release per rispondere a una sfida che, prima o poi, riguarderà tutti.