Economia circolare, la sostenibilità che fa crescere

Italia leader in circolarità, ma prevenzione dei rischi e innovazione delle tecnologie al centro del dibattito
16 Ottobre 2025
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L’Italia vanta numeri da primato nell’economia circolare, diventando in diversi settori modello di riferimento. È l’anello di congiunzione tra la sostenibilità ambientale e sociale. Lo raccontano i maggiori esperti della realtà circolare nell’ambito dell’evento Adnkronos Q&A, ‘Sostenibilità al bivio – Green Deal sotto attacco e strategie da ripensare’, oggi giovedì 16 ottobre, al Palazzo dell’Informazione.

La fiducia come fulcro per la credibilità

Cosa pensano le persone quando le aziende parlano di sostenibilità? A spiegarcelo è Paola Aragno, vicepresidente Eikon Sc, società che si occupa di ricerca e comunicazione strategica, con una forte specializzazione in sostenibilità sociale e media analysis, la quale ha affermato che la parola di riferimento è “speranza”: “Ci preoccupava l’effetto Trump sull’opinione pubblica. Ma attenzione a disinvestire sulla sostenibilità. Una transizione sostenibile non è solo tecnica, ma anche culturale e l’economia circolare non gira se manca il motore umano. Oggi il 92% degli intervistati su un campione di 2mila persone ci dice che salute delle persone e del Pianeta sono collegate. Quando gli chiediamo degli obiettivi dell’Agenda 2030 ci dicono che mettono proprio la salute al primo posto”.

Poi c’è la “vera infrastruttura dell’economia circolare” che secondo Aragno è il concetto di “fiducia”: “Le persone vogliono vedere l’impatto reale della sostenibilità nella loro vita e nei loro territori”. Così come i giovani: il 65% si sente coinvolto, il 75% si sentirebbe più motivato se l’azienda in cui lavora si preoccupasse di più della sostenibilità. Hanno un’idea dell’economia circolare che ci restituisce più di quello che continua a consumare. “O generiamo fiducia e valore o rischiamo che la sostenibilità non sia credibile”, ha aggiunto la vicepresidente di Eikon.

Il potere dell’online nell’economia circolare

E se parliamo di riuso è Giuseppe Pasceri, Ceo di Subito.it, che ha spiegato il potere dell’online nel second hand. “Il 63% degli italiani si dedica a questa pratica o per comprare o per vendere e il settore ha raggiunto i 27 miliardi di euro: 1.2% del Pil nazionale. L’online ha superato l’offline con il 54% di utilizzo. Il 58% considera la second hand un utile arrotondamento del bilancio familiare. Le motivazioni che spingono gli italiani a fare questa scelta è il risparmio per chi compra e il guadagno per chi vende, ma anche una riduzione degli sprechi. Per quest’ultimi è più importante fare decluttering, cioè, liberarsi di qualcosa che non si usa più e dargli una seconda vita”.

“Noi ci riteniamo centrali nell’ecosistema della sostenibilità italiana – ha poi aggiunto -, dove le parole chiave sono: riparare, riutilizzare e riciclare. Nel 2024, oltre 2 milioni di italiani visitano la nostra piattaforma, pubblicano 52 milioni di annunci in tutte le categorie, e effettuano più di 3 miliardi di ricerche”. Come si traduce questo traffico in risparmio energetico? “Abbiamo risparmiato 450mila tonnellate di Co2 – racconta Pasceri -, pari a 23mila viaggi Milano-Roma. Ogni oggetto venduto tramite piattaforma ha fatto risparmiare mediamente 39 chili di Co2 a transazione”.

La circolarità dei rifiuti

Quello che più di tutto, però, è in grado di avere e ridare una seconda vita sono i rifiuti organici, nei quali l’Italia, tra l’altro, eccelle. Marco Versari, presidente Consorzio Biorepack lo rivendica con orgoglio: “L’Italia è il primo Paese al mondo ad occuparsi di riciclo organico di rifiuti compostabili e in Europa è quello che raccoglie di più e meglio: è il 40% dei rifiuti che produciamo ogni giorno, è difficile da raccogliere e smaltire. L’Italia si è inventata dei materiali che si comportano come la plastica, quando parliamo di sacchetti, ma che possono essere smaltiti come materiale organico. Diventa compost: materiale utile per fertilizzare il terreno”.

Il Consorzio si occupa di chiudere il cerchio della circolarità dei sistemi di smaltimento dei rifiuti organici mettendo a disposizione il proprio know-how. Un modello italiano che Versari fieramente sottolinea aver raggiunto grandi traguardi: “Milano da sola raccoglie il doppio dell’organico di Berlino”.

Gestione del rischio

“Sono fiducioso che ci sia una reale e consistente inversione di tendenza o quantomeno un incremento di attenzione da parte dei nostri governanti sul tema dei rischi naturali, ambientali ed antropici ed in particolare sul cosiddetto dissesto idrogeologico”. Così Domenico Calcaterra, responsabile scientifico Fondazione Return, intervenendo all’appuntamento Adnkronos.

“La nostra fondazione è un ecosistema che da tre anni si occupa in maniera continuativa, nell’ambito delle misure finanziate dal Pnrr, di rischi – spiega – Partiamo dalla trattazione delle singole tipologie di pericolosità, gli esempi sono quelli classici per il nostro paese che purtroppo risente degli effetti della quasi totalità delle pericolosità naturali ed antropiche, pensiamo a frane, alluvioni, terremoti, eruzioni, il degrado ambientale nelle sue varie forme, ad esempio l’inquinamento, per creare dei modelli, tenendo ben presente quanto sta accadendo sotto i nostri occhi e quello che potrebbe nei prossimi anni e nei prossimi decenni accadere in termini di cambiamento climatico”.

“Il nostro obiettivo è quello di fornire al Paese degli strumenti che, aggiornati allo stato dell’arte, possano servire a migliorare la gestione dei rischi intervenendo con delle soluzioni più adeguate, più efficaci”.

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