Quanto ne sanno gli italiani di economia circolare?

Spoiler: Non siamo poi così male!
5 Luglio 2024
4 minuti di lettura
Economia Circolare

In un’Italia che naviga tra le acque agitate della tradizione e le correnti innovative, la consapevolezza sull’economia circolare si mantiene salda tra i cittadini, secondo il sondaggio Ipsos commissionato da Legambiente, Kyoto Club, Conou ed Editoriale Nuova Ecologia. Ma cosa significa veramente per gli italiani “economia circolare”? Questa domanda ci spinge a scrutare più a fondo quanto questi principi di sostenibilità e riciclo siano veramente radicati nella quotidianità delle persone.

Conoscenza e consapevolezza: quasi la metà ci capisce qualcosa

Se chiedi a qualcuno cosa ne sa dell’economia circolare, potresti ricevere uno sguardo perplesso seguito da un sorriso smagliante: c’è chi conosce il termine solo perché “suona bene” e chi lo interpreta come una vera e propria missione per salvare il pianeta, una bottiglia di vetro alla volta.

Con una consapevolezza stimata intorno al 45%, un dato che non vacilla rispetto all’anno precedente, il paese sta abbracciando sempre più pratiche economiche che mirano a ridurre l’impatto ambientale e a promuovere una gestione responsabile delle risorse. Questo dato può sembrare moderato, ma rappresenta un segnale positivo di una consapevolezza in crescita riguardo alle pratiche sostenibili e responsabili.

La consapevolezza non si limita alla comprensione del concetto stesso, ma si estende anche alla pratica quotidiana. Gli italiani stanno sempre più riconoscendo l’importanza di ridurre, riutilizzare e riciclare, gesti che non solo riducono l’impatto ambientale ma spesso portano anche a decisioni di acquisto più informate e ad una partecipazione attiva nella raccolta differenziata. Tuttavia, ci sono ancora sfide da affrontare. Molti potrebbero non essere pienamente consapevoli delle opportunità offerte dall’economia circolare, come la possibilità di ridurre i costi aziendali attraverso il riutilizzo dei materiali o l’accesso a nuove fonti di reddito nel mercato del riciclo. La strada per una consapevolezza completa è ancora in fase di costruzione, con disparità regionali e socio-economiche che richiedono interventi mirati e un’educazione continua.

In questo processo di apprendimento, è come se stessimo imparando una nuova lingua: può sembrare complicato all’inizio, ma ogni gesto quotidiano ci avvicina sempre di più a un futuro più sostenibile e pieno di colori.

Rifiuti: virtù casalinghe e pubbliche

Quando si parla di smaltire i rifiuti, gli italiani dimostrano una serietà davvero encomiabile. Il 70% delle famiglie e degli individui si distingue come campione nella categoria “virtù casalinghe” della raccolta differenziata. Questo significa che molti di noi non solo separano i rifiuti ma lo fanno con un impegno che sfiora l’arte, come se ogni bottiglia di plastica o carta fosse un pezzo prezioso da sistemare nel modo giusto.

Anche nel settore pubblico, il 62% si fa carico di questa responsabilità ambientale, seguito da un lodevole 57% delle aziende che mette un impegno tangibile nella gestione sostenibile dei rifiuti sul luogo di lavoro. Insomma, sembra che tutti abbiano imparato la lezione sul rispetto per l’ambiente e siano pronti a metterla in pratica nella loro vita quotidiana.

Ma quali materiali sono più sul radar degli italiani? In cima alla lista c’è l’olio minerale lubrificante usato, che preoccupa il 60% di noi. È un segnale della nostra attenzione verso materiali che richiedono un trattamento speciale per non danneggiare l’ambiente. I rifiuti elettrici ed elettronici, noti come Raee, seguono da vicino al 53%. Quanti di noi hanno guardato il vecchio tostapane con una mescolanza di nostalgia e consapevolezza su come smaltirlo correttamente? E poi c’è la plastica dura, che rappresenta un’altra sfida con cui ci confrontiamo, con il 50% di noi che la vede come un materiale complicato da smaltire in modo sostenibile.

L’Italia è un vero campione europeo quando si tratta di gestire l’olio minerale esausto. Con un’impressionante percentuale del 100% nella raccolta e un altrettanto elevato 98% nella rigenerazione, ci poniamo come esempio di eccellenza nella sostenibilità ambientale. Riccardo Piunti, presidente del Conou, ha sottolineato con orgoglio che l’Italia è molto efficace nella fase di raccolta di questo rifiuto, anche se c’è ancora spazio per migliorare nel processo di riciclaggio. È un risultato che mette in luce le nostre capacità distintive nel trattamento di un materiale così critico per l’ambiente. Tuttavia, è un peccato che l’Europa non abbia ancora fissato obiettivi specifici per questo settore, mancando così l’opportunità di riconoscere ufficialmente i successi italiani.

Obiettivi di riciclo

Guardando al futuro degli obiettivi di riciclo, l’Italia può affrontare con fiducia la sfida che ci attende. Fabio Costarella, vicedirettore generale del Conai, è orgoglioso di annunciare che l’Italia ha già superato gli obiettivi di riciclo dell’Europa per il 2030.

Tuttavia, il nostro lavoro non finisce qui: dobbiamo puntare a intercettare sempre più imballaggi e migliorare costantemente le nostre tecniche di riciclo. È come cercare di diventare maestri nella raccolta differenziata, senza dimenticare l’importanza di un design più green per i nostri pack. Il nuovo Regolamento europeo imporrà tassi di intercettazione dei materiali sempre più alti, e per questo è essenziale continuare a promuovere l’innovazione e a collaborare attivamente con le aziende per sviluppare imballaggi che siano non solo funzionali ma anche sostenibili.

Ma cos’è l’economia circolare (per chi non l’avesse capito)?

Comunque, per chi non lo sapesse o non l’avesse ancora capito, l’economia circolare è un modello economico e industriale che si contrappone al tradizionale modello lineare “prendi, usa e getta”. Si basa su principi di sostenibilità ambientale ed efficienza delle risorse, progettato per ridurre al minimo l’uso delle risorse naturali, limitare la generazione di rifiuti e promuovere il riutilizzo continuo dei materiali.

Economia Circolare Schema

Nel modello circolare, i prodotti, i componenti e i materiali sono progettati per essere riutilizzati, rigenerati e riciclati il più possibile, creando così un ciclo chiuso di materiali che non finiscono in discarica o nell’ambiente come rifiuti. Questo si traduce in una gestione più efficiente delle risorse, poiché ogni fase del ciclo di vita di un prodotto è concepita per massimizzare il valore degli input materiali e minimizzare l’impatto ambientale.

L’economia circolare promuove inoltre l’innovazione nel design dei prodotti, incoraggiando la creazione di beni durevoli, facilmente riparabili e riciclabili. In questo modo, si spinge verso un’industria più resilienti e meno dipendente dalle materie prime vergini, favorendo anche la creazione di nuovi mercati per i servizi di riparazione, ricondizionamento e riciclo.

Dal punto di vista economico, l’economia circolare può contribuire a ridurre i costi di gestione dei rifiuti, a migliorare l’efficienza energetica e a creare nuove opportunità economiche attraverso l’innovazione e la creazione di nuovi posti di lavoro nel settore del riciclo e della rigenerazione.

In sintesi, l’economia circolare rappresenta un paradigma innovativo e cruciale per affrontare sfide ambientali globali, mantenendo al contempo un’economia prospera e rispettosa delle risorse naturali.

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