Coca-Cola potrebbe aumentare l’utilizzo della plastica per i dazi sull’alluminio

L'ad Quincey ha avvisato gli investitori: “Se le lattine di alluminio diventeranno più costose, potremo puntare maggiormente sulle bottiglie in Pet”
14 Febbraio 2025
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Coca Cola Bottiglie Plastica Dazi Trump Canva

Coca-Cola sta valutando la possibilità di aumentare l’uso di bottiglie di plastica negli Stati Uniti dopo i dazi sull’alluminio imposti dall’amministrazione Trump. “Se le lattine di alluminio diventeranno più costose, potremo puntare maggiormente sulle bottiglie in Pet”, ha detto l’amministratore delegato James Quincey rivolgendosi agli investitori.

Anche se per via indiretta, il nuovo presidente americano può dare un’altra mazzata alla sostenibilità dopo aver convinto la maggiore parte delle grandi aziende americane ad abbandonare le strategie green e inclusive.

Donald Trump, Coca-Cola e la plastica

Le promesse del tycoon, per cui il cambiamento climatico sarebbe soltanto una “bufala inventata dai cinesi” (frase che poi avrebbe definito ‘ironica’), sono di deregolamentare l’economia e rilanciare i settori tradizionali, come petrolio e gas. Ma soprattutto di rendere l’America “great again” usando i dazi commerciali come arma principale. Secondo uno dei decreti firmati dal tycoon, i dazi del 25% saranno applicati su “tutte le importazioni di articoli in acciaio e di articoli derivati da Argentina, Australia, Brasile, Canada, Paesi dell’Unione Europea, Giappone, Messico, Corea del Sud e Regno Unito”. Il novero dei Paesi colpiti è quasi identico per tutte le importazioni di alluminio e di articoli derivati: “Argentina, Australia, Canada, Messico, Paesi dell’Unione Europea e Regno Unito”.

Le tariffe rischiano di avere un grosso impatto sul settore degli imballaggi, ma Quincey prova a tranquillizzare gli investitori: “Penso che corriamo il rischio di esagerare l’impatto dell’aumento del 25% del prezzo dell’alluminio rispetto al sistema totale. Non è insignificante, ma non cambierà radicalmente un’attività multimiliardaria”, ha detto il Ceo di Coca Cola.

Fatto sta che l’azienda è pronta ad adottare strategie flessibili per contenere i costi, anche se ciò potrebbe significare un ritorno a imballaggi meno sostenibili dal punto di vista ambientale a fronte dei dazi che entreranno in vigore dal 12 marzo.

Il rilancio dei carbon fossili e il contrasto alle politiche green

Parallelamente all’imposizione dei dazi su acciaio e alluminio, l’amministrazione Trump ha ritirato gli Usa dagli Accordi di Parigi a partire dal 2026. The Donald ha firmato ordini esecutivi per allentare le regole sulle trivellazioni e sull’estrazione mineraria, ed eliminare alcuni incentivi economici alla produzione di energia rinnovabile (incluso il settore delle auto elettriche). Quasi per legittimare il ritorno al passato, Trump ha dichiarato un’emergenza energetica nazionale, la prima nella storia degli Stati Uniti. Le parole riportate nella dichiarazione ufficiale sono quasi un manifesto programmatico del Trump bis: “Questa minaccia attiva al popolo americano derivante dagli alti prezzi dell’energia è esacerbata dalla ridotta capacità della nostra nazione di isolarsi da attori stranieri ostili. La sicurezza energetica è un teatro sempre più cruciale della competizione globale. […]

L’integrità e l’espansione dell’infrastruttura energetica della nostra nazione, da costa a costa, è una priorità immediata e urgente per la protezione della sicurezza nazionale ed economica degli Stati Uniti. È imperativo che il governo federale metta al primo posto il benessere fisico ed economico del popolo americano”.

Per il 47° presidente della storia americana la sicurezza energetica passa necessariamente dai carbon fossili ed è minacciata dalle politiche green.

In realtà, il passaggio non può essere imminente come vorrebbe Trump. Anzi, per quanto riguarda i carbon fossili la sterzata potrebbe non esserci. Prima che il tycoon tornasse alla Casa Bianca, Joe Biden ha vietato nuove trivellazioni petrolifere offshore lungo 253 milioni di ettari di coste, quasi tutte quelle americane. Trump ha provato ad allentare le restrizioni sulle trivellazioni ma non può annullare direttamente l’atto di Biden.

Per approfondire: Trump esce (di nuovo) dagli accordi di Parigi, che ne sarà del clima?

Sul fronte delle politiche green aziendali, invece, l’amministrazione repubblicano ha già lasciato un segno profondo. Molte grandi banche, tra cui Wells Fargo, Goldman Sachs, BlackRock, Morgan Stanley, Citi e Bank of America, hanno deciso di ritirarsi dalla Net Zero Banking Alliance (Nzba). L’impatto sull’economia green potrebbe essere devastante.

La rivoluzione va oltre il settore finanziario. Amazon, Meta, Microsoft, Zoom, Harley Davidson hanno rapidamente abbandonato i propri piani di Dei (diversity equity and inclusion) quando Trump è tornato al potere. Sullo sfondo la paura di subire ripercussioni economiche o legali.

L’unica big Usa in controtendenza è Apple, che ha respinto il suggerimento di alcuni azionisti di chiudere i programmi di diversità e inclusione.

Coca-Cola ha ridimensionato i propri obiettivi di sostenibilità

Il contesto normativo ed economico delineato dalle nuove politiche americane ha spinto anche Coca-Cola a rivedere i propri obiettivi di sostenibilità. Il possibile cambiamento arriva in un momento delicato per Coca-Cola, che i gruppi ambientalisti hanno indicato come il principale inquinatore globale di plastica per sei anni di fila. Per questo, il colosso delle bevande ha aumentato l’uso di lattine in alluminio per attirare (e non perdere) i consumatori attenti all’ambiente, nonostante il costo più elevato di questo materiale rispetto al Pet.

Coca-Cola deve gestire un equilibrio molto instabile: da una parte vuole contenere i costi di produzione, dall’altra rischia di perdersi un’importante fetta di mercato. Già a dicembre, l’azienda ha ridimensionato i suoi obiettivi di sostenibilità, puntando a utilizzare il 35-40% di materiali riciclati nelle sue confezioni entro il 2035, rispetto al precedente obiettivo del 50% entro il 2030. Nessuna sorpresa, quindi, se negli scaffali dei supermercati ci sembrerà di tornare indietro di qualche anno, quando la plastica era utilizzata ovunque, senza alcun impegno green. Quando si pensava che tutto andava bene così, a suon di petrolio, plastica e redditività.

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