Bottiglie e lattine, otto miliardi dispersi: il deposito cauzionale all’esame del Parlamento

Una proposta di legge introduce un sistema di deposito sugli imballaggi per bevande: cauzione all’acquisto e rimborso alla restituzione a confronto con i modelli già attivi in Europa
19 Novembre 2025
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Bottiglia plastica prato canva

 Il tema della dispersione degli imballaggi per bevande è tornato all’attenzione delle Commissioni parlamentari con il deposito di un nuovo disegno di legge. I promotori hanno illustrato una proposta che punta a introdurre un sistema di deposito cauzionale per bottiglie in plastica e lattine, richiamando stime che quantificano in miliardi i pezzi non recuperati su base annua. Il modello ipotizzato prevede una cauzione applicata al momento dell’acquisto e rimborsata alla riconsegna del contenitore presso punti di raccolta dedicati.

Il testo è stato presentato da due deputate del Partito Democratico, Silvia Roggiani ed Eleonora Evi, che hanno illustrato i dati alla base dell’iniziativa e le ragioni della proposta. Durante la conferenza, Roggiani ha sintetizzato la dimensione del problema: “Oggi un terzo delle bottiglie sfugge ai circuiti della raccolta differenziata, rendendo il nostro Paese uno dei maggiori responsabili dello sversamento di plastica in mare”. Evi ha richiamato la situazione del settore industriale: “Questo strumento affronta le sfide che abbiamo sul piano ambientale, economico e dello sviluppo. E lo dico perché in questi giorni gli impianti di riciclo si stanno fermando, un danno enorme per tutto il settore”. Alla presentazione erano presenti anche Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’ASviS, ed Enzo Favoino, coordinatore della campagna “A buon rendere”, che hanno offerto elementi tecnici sulle esperienze europee e sulle condizioni operative di un sistema di restituzione nazionale.

I sistemi di deposito in Europa

In Europa, il deposito cauzionale è già parte stabile delle politiche di gestione degli imballaggi. I modelli più noti – Germania, Norvegia, Paesi Bassi, Lituania – presentano differenze organizzative, ma puntano tutti su tre elementi: un valore di deposito uniforme, un gestore centrale e una rete di restituzione capillare. In Germania, il sistema attivo dal 2003 ha raggiunto tassi di ritorno che superano il 98%. La struttura si basa su un organismo di coordinamento che gestisce la compensazione economica tra produttori e distributori e supervisiona la tracciabilità dei vuoti, mentre la raccolta avviene in larga parte attraverso macchine automatiche installate nei supermercati.

La Norvegia utilizza un modello altrettanto chiaro: un solo soggetto amministrativo coordina l’intera filiera, con compiti che vanno dalla supervisione dei flussi alla certificazione dei materiali rientrati. Qui i tassi di recupero oscillano tra il 90% e il 92%, sostenuti da un sistema di audit regolare sui conferimenti e da una logistica calibrata per ridurre i tempi di movimentazione. Nei Paesi Bassi, l’estensione del deposito anche alle bottiglie piccole – tradizionalmente le più disperse – è stata accompagnata da un incremento netto delle quantità raccolte e da una riduzione documentata del littering. La rete olandese combina punti vendita, chioschi dedicati e stazioni di raccolta nei luoghi più frequentati.

La Lituania, uno dei sistemi europei più giovani, ha superato il 90% di raccolta già nei primi anni. L’elemento distintivo è stato l’avvio simultaneo su tutto il territorio, con procedure semplici e un valore di deposito definito senza deroghe. Il confronto tra Paesi mostra una tendenza comune: quando il modello è uniforme e la rete di restituzione è adeguata, i tassi di raccolta aumentano rapidamente e rimangono stabili nel tempo. Ed è proprio su questo allineamento europeo che si inserisce la discussione italiana.

La dispersione in Italia

Le stime presentate dalle deputate indicano un livello di dispersione che i sistemi ordinari non riescono a ridurre. Gli 8 miliardi di contenitori non recuperati ogni anno comprendono materiali abbandonati negli spazi pubblici, conferiti nei cestini stradali o dispersi lungo corsi d’acqua e aree extraurbane. La raccolta differenziata intercetta i flussi domestici, ma non gestisce con la stessa efficacia il consumo fuori casa, che rappresenta una quota rilevante dei contenitori dispersi. Le amministrazioni locali segnalano che la rimozione del materiale abbandonato incide in modo significativo sulle attività di pulizia manuale e sui costi della nettezza urbana, soprattutto nei territori turistici.

Nei sopralluoghi effettuati dopo cicli di eventi pubblici, le bottiglie rappresentano una quota costante dei rifiuti raccolti. La presenza di contenitori nelle caditoie, nei fossi laterali delle strade e nelle aree verdi indica che il problema non riguarda solo comportamenti individuali, ma la mancanza di un sistema capace di intercettare i vuoti indipendentemente dalle modalità di conferimento. Gli imballaggi recuperati in queste condizioni sono spesso degradati o contaminati, perdendo i requisiti necessari per il riciclo alimentare. Il risultato è una duplice pressione: da un lato l’ambiente urbano e naturale subisce l’impatto della dispersione, dall’altro, il settore industriale riceve meno materiale idoneo.

La proposta del deposito cauzionale viene presentata come un intervento specifico per questo segmento di flusso: non sostituisce la raccolta differenziata, ma si concentra su ciò che oggi sfugge sistematicamente ai circuiti ordinari. È in questo vuoto operativo che il disegno di legge colloca il proprio raggio d’azione, affiancando un meccanismo di restituzione strutturato ai servizi comunali.

Il precedente

La discussione parlamentare sul deposito cauzionale non è nuova. Nella XVIII legislatura era stato presentato il progetto di legge n. 3055, “Introduzione di un sistema di deposito cauzionale per i contenitori di bevande”, firmato da deputati del Movimento 5 Stelle e depositato il 23 aprile 2021. Il testo prevedeva un sistema nazionale che comprendeva plastica, vetro e metallo, con un valore di deposito uniforme e un organismo centrale incaricato della gestione. L’iter si era fermato in Commissione Ambiente senza arrivare all’esame in Aula. La proposta attuale, presentata da Roggiani ed Evi, è un’iniziativa distinta, collocata nel contesto normativo aggiornato dal PPWR europeo.

Gli impianti e il PET che manca

Le criticità segnalate dal settore riguardano in particolare il PET destinato alla produzione di nuove bottiglie. Gli impianti che operano su materiale idoneo al contatto alimentare devono rispettare standard elevati e necessitano di flussi omogenei. Parte del PET proveniente dal multimateriale non soddisfa questi requisiti e richiede processi di selezione più complessi, con una quota di scarto maggiore. Nel presentare il disegno di legge, Eleonora Evi ha richiamato le comunicazioni ricevute dalle aziende del settore, riferendo di sospensioni temporanee delle attività dovute alla disponibilità ridotta di materiale conforme. Con l’introduzione delle quote obbligatorie di riciclato nelle bottiglie, la domanda industriale è aumentata e ha reso più evidente la necessità di un flusso più stabile e prevedibile.

Nei Paesi in cui il deposito cauzionale è già operativo, la restituzione dei contenitori consente di ottenere flussi più omogenei e con livelli di impurità molto ridotti. Questo non risolve tutti i nodi industriali, ma offre un materiale che richiede trattamenti meno gravosi e che aumenta la resa produttiva. La proposta italiana si colloca in questo contesto operativo: individuare una fonte più prevedibile di PET idoneo, parallelamente alla raccolta differenziata tradizionale.

Una riorganizzazione che coinvolge tutti

Il deposito cauzionale richiede una riorganizzazione che coinvolge l’intera filiera. Per i Comuni, il sistema interviene sulla quota più difficile da gestire: i contenitori abbandonati. Enzo Favoino ha sostenuto che il DRS solleverebbe gli enti locali da “gran parte degli oneri operativi ed economici” legati al littering. La riduzione delle bottiglie e delle lattine negli spazi pubblici non riguarda solo l’immagine urbana, ma i costi ricorrenti di pulizia manuale e smaltimento.

La distribuzione commerciale, invece, rappresenta il punto fisico del sistema. Nei modelli europei, i supermercati ospitano le macchine per la restituzione e gestiscono i flussi in entrata. L’attuazione italiana richiederebbe la valutazione degli spazi, la compatibilità con i percorsi interni di stoccaggio, la definizione delle compensazioni economiche e la gestione dei dati. Gli operatori dovranno coordinarsi con il gestore centrale per garantire un rientro regolare dei contenitori e una movimentazione efficiente.

Per i cittadini, il deposito cauzionale introduce una fase di restituzione, ma il rimborso è immediato e tracciabile. La facilità di accesso ai punti di raccolta è un fattore determinante: nelle esperienze europee la densità della rete ha inciso più della comunicazione sulle abitudini d’uso. La proposta italiana prevede una rete integrata nei luoghi di vendita, ma la definizione concreta dipenderà dai decreti attuativi. L’integrazione con i consorzi già attivi nella gestione degli imballaggi dovrà inoltre evitare duplicazioni e definire la destinazione dei materiali raccolti.

Il quadro regolatorio europeo

Il nuovo Regolamento europeo sugli imballaggi (PPWR) impone standard più elevati per la gestione degli imballaggi e per il riciclo dei materiali. Enrico Giovannini ha osservato che “senza nuovi strumenti” l’Italia non potrà raggiungere i target fissati dall’Unione. Il PPWR richiede tassi di intercettazione prossimi alla totalità degli imballaggi immessi al consumo e introduce requisiti di qualità per il PET destinato a nuovi contenitori per bevande.

I sistemi di deposito cauzionale sono riconosciuti come strumenti compatibili con questi obiettivi. Non sono obbligatori, ma la Commissione europea li considera meccanismi in grado di garantire tracciabilità, uniformità dei flussi e tassi di raccolta elevati. I Paesi che li hanno adottati presentano livelli di intercettazione superiori al 90% e una significativa disponibilità di materiale idoneo al riciclo alimentare.

Il disegno di legge italiano si colloca in questo scenario di adeguamento. Le modalità operative – valore del deposito, governance, obblighi per produttori e distributori – saranno definite nelle fasi successive, ma la cornice europea indirizza già le scelte tecniche: separazione alla fonte, tracciabilità dei flussi e coordinamento nazionale. Il confronto con gli altri Paesi evidenzia che l’efficacia dipenderà dalla coerenza tra struttura del sistema e distribuzione territoriale dei punti di restituzione.

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