Bonus elettrodomestici 2025, al via a settembre: come fare richiesta

Come richiederlo e quali apparecchi si possono comprare
26 Agosto 2025
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Frigorifero Negozio Elettrodomestici

Un provvedimento annunciato da mesi, rimandato più volte e rimasto congelato per quasi un anno: il bonus elettrodomestici 2025 si sblocca a settembre. Lo sconto arriva fino a 200 euro, ma solo per chi ha un Isee sotto i 25mila euro; per tutti gli altri il tetto è fissato a 100 euro. La percentuale è uguale per tutti: 30% sul prezzo di vendita.

L’incentivo era stato inserito nella legge di Bilancio, poi rimaneggiato con il decreto Bollette. Da allora, silenzio. La partenza era attesa a marzo, ma il decreto attuativo è rimasto fermo mesi nei cassetti di ministero delle Imprese e ministero dell’Economia. Ora, secondo fonti governative, la firma è questione di giorni e con la pubblicazione in Gazzetta il bonus diventerà operativo.

Il fondo messo a disposizione è di 50 milioni di euro, che si riducono a circa 48 effettivi considerando le spese di gestione. Basta un rapido calcolo: se tutti richiedessero il contributo da 100 euro, la copertura non andrebbe oltre 480mila acquisti. Se entrassero in gioco i voucher da 200 euro, i beneficiari si dimezzerebbero. Con un numero così limitato, la corsa sarà inevitabile.

La novità è che questa volta non ci sarà un click day: il voucher emesso avrà una scadenza ravvicinata, oltre la quale diventerà carta straccia. Una misura pensata per evitare la paralisi delle piattaforme digitali, ma che lascia in sospeso un’altra questione: chi non riuscirà a spendere in tempo il buono, resterà a mani vuote. Una scelta che mette pressione ai consumatori e garantisce allo Stato di tenere sotto controllo la spesa pubblica.

Come richiedere il bonus elettrodomestici 2025

Il cuore della procedura è la piattaforma PagoPa, già utilizzata in altri incentivi. Una volta pubblicato il decreto attuativo, il portale aprirà alle domande e il cittadino dovrà registrarsi e inserire i dati richiesti. La gestione sarà affidata a Invitalia, che controllerà le pratiche e l’incrocio con le banche dati fiscali e Inps.

La domanda non sarà complicata, ma richiederà di avere documentazione pronta. Indicativamente serviranno:

  • i dati dell’acquisto dell’elettrodomestico;
  • la prova di rottamazione del vecchio apparecchio;
  • l’attestazione Isee, se si vuole accedere al tetto dei 200 euro.

Una volta completata la procedura, si otterrà un voucher digitale. Quel buono andrà speso entro la scadenza fissata: non è trasferibile e non potrà essere accumulato per acquisti futuri. Al momento del pagamento, il rivenditore applicherà lo sconto in fattura e recupererà poi l’importo sotto forma di credito d’imposta.

Il meccanismo è simile a quello sperimentato con il bonus tv nel 2021: apparentemente semplice per il cittadino, ma con un rovescio della medaglia. I commercianti dovranno farsi carico della burocrazia e attendere la compensazione fiscale. Un passaggio che rischia di frenare gli esercenti più piccoli, poco attrezzati per gestire questa mole di pratiche.

Perché serve l’Isee

Il bonus è uguale per tutti nella percentuale – 30% – ma cambia nel tetto massimo a seconda della fascia di reddito. Per chi non presenta l’Isee, o ha un indicatore superiore ai 25mila euro, il limite resta a 100 euro. Solo le famiglie sotto quella soglia potranno ottenere fino a 200 euro.

Il motivo è chiaro: concentrare il sostegno dove il margine di spesa è più ridotto. Ma la realtà è meno lineare. Senza un Isee aggiornato, si resta automaticamente fuori dalla fascia più vantaggiosa. E ottenere la certificazione non è sempre rapido: serve presentare la Dsu, attendere l’elaborazione e, per molte famiglie poco digitalizzate, rivolgersi a un Caf. Un iter che rischia di rallentare e far perdere tempo prezioso, considerando che i fondi sono a esaurimento.

Il sistema, inoltre, è basato sull’incrocio delle banche dati: Inps e Agenzia delle Entrate verificheranno la veridicità delle dichiarazioni. Un meccanismo che riduce i margini di abusi, ma che può introdurre ulteriori ritardi. Se da un lato si tutela la correttezza, dall’altro la misura rischia di premiare soprattutto chi ha già tutti i documenti pronti e la velocità per muoversi sul portale.

L’Isee, in sostanza, diventa un filtro che trasforma il bonus da misura “universale” a selettiva. Una scelta politica precisa, ma che potrebbe tradursi in un ostacolo burocratico più che in un reale strumento di equità.

Cosa si può acquistare con il bonus

Il campo è ristretto: frigoriferi, lavatrici, lavastoviglie e forni. Niente phon, frullatori o microonde: il bonus è dedicato ai grandi elettrodomestici. Il vincolo ulteriore è che debbano essere prodotti nell’Unione europea e che sostituiscano un apparecchio di classe energetica inferiore.

Inizialmente, il governo aveva previsto l’obbligo di acquistare almeno modelli di classe B, ma il settore aveva subito lanciato l’allarme. Con quella soglia, gran parte della produzione italiana sarebbe rimasta fuori. Risultato: il vincolo è stato cancellato. Resta quindi la clausola della rottamazione e della produzione europea, due paletti che hanno una doppia funzione: sostenere la filiera interna e garantire un miglioramento minimo sul fronte del consumo energetico.

Il decreto attuativo specificherà le classi energetiche ammesse e l’elenco dei modelli idonei. Al momento, l’unico punto fermo è che si potrà acquistare un solo apparecchio per famiglia. Una scelta che limita l’impatto, ma che serve a distribuire le risorse su un numero più ampio di beneficiari.

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