Bioeconomia, in Italia raggiunge il 10% della produzione

Oltre 9 miliardi di euro in più rispetto al 2022, secondo uno studio Intesa Sanpaolo
27 Giugno 2024
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Bioeconomia
Foto Unsplash, credits Markus Spiske

Attività economiche e produttive che utilizzano in maniera sostenibile risorse naturali rinnovabili e le trasformano in beni o servizi finali o intermedi: è questa la definizione di bioeconomia fornita dalla Commissione Europea. Dunque, la bioeconomia non riguarda soltanto attività tradizionalmente legate alla natura come agricoltura, pesca, selvicoltura e acquacoltura, ma anche settori innovativi legati alla biotecnologia e alla bioenergia. In anni recenti, la bioeconomia si è guadagnata sempre più spazio raggiungendo nel 2023 una quota pari al 10% della produzione italiana, generando un output stimato in oltre 437 miliardi di euro, con un incremento di 9,3 miliardi rispetto al 2022 secondo quanto riporta uno studio del Research Department di Intesa Sanpaolo in collaborazione con Cluster Spring, Assobiotec e Federchimica.

I numeri della bioeconomia in UE
Per meglio inquadrare l’andamento storico dalla bioeconomia, lo studio sopra citato analizza diversi indicatori, oltre a quello relativo al valore complessivo della produzione. Ad esempio, in termini di occupati, il settore in Italia registra circa 2 milioni di lavoratori, un dato che rappresenta il 7,6% della forza lavoro del nostro Paese. Dando uno sguardo al panorama europeo, la bioeconomia nei 4 grandi Paesi dell’Unione – Italia, Germania, Francia, Spagna – genera un output di 1.751 miliardi di euro, dando lavoro a 7,4 milioni di persone. Nel dettaglio dei Paesi, la bioeconomia in Germania è al primo posto con 542,9 miliardi di euro di produzione, seguita dalla Francia con 459,1 miliardi, quindi Italia con 437,5 miliardi e Spagna con 311,9. A livello di numero di occupati nei settori legati alla bioeconomia l’Italia è dietro solo alla Germania, ma di poche unità, 1,98 milioni contro 2,09. Da segnalare, però, che nell’ultimo anno le performance percentuali di crescita sono state positive, oltre che in Italia, in Francia (+5,1%) e Spagna (+4,2%), ma non in Germania dove si è registrato un calo del 6,9%. Considerando il triennio 2021-2023, la crescita più considerevole nella bioeconomia si è avuta in Italia +20,6%, seguita dalla Francia +20,1%, Spagna +17,4%, Germania +12,6%. Un altro indicatore importante che sottolinea la vivacità della bioeconomia nel nostro Paese è quello relativo alle start-up innovative censite nel 2023 che sono 808. Di queste, la maggior parte sono attive nel settore ricerca e sviluppo (45%), seguite dall’agri-food (25%). Con riferimento al genere di attività delle start-up del settore, importanti indicatori segnalano la crescita nei settori della bioplastica, dei processi produttivi per la filiera agro-alimentare e nei materiali innovativi per i cosmetici. Senza dimenticare realtà attive nel settore della moda per il riutilizzo di materiali provenienti da altre industrie o lavorazioni e imprese impegnate nel riciclo di reflui di scarto civile e industriale. Nello specifico del settore agro-alimentare, le tecnologie e l’innovazione rappresentano elementi fondamentali nel complesso della bioeconomia. In questo senso, le imprese italiane dell’agro-alimentare pur essendo di dimensioni inferiori rispetto alla media di quelle del resto degli Stati UE, si distinguono per l’elevata quota in termini di innovazione di prodotto, pari al 20% rispetto alla media UE del 12,7%, e di processo, 36% rispetto alla media UE del 23,7%.

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