Il lato green dell’arredamento al Salone del Mobile 2025: quando il design pensa al pianeta

Estetica ed etica si incontrano: tra materiali riciclati, design rigenerativo e comfort che cura, l’arredamento parla la lingua della sostenibilità
11 Aprile 2025
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14 Salone Internazionale Del Mobile Calligaris ┬®alessandro Russotti Salone Del Mobile Milano
Salone del Mobile.Milano 2025 ©Alessandro Russotti

Che siano sinuosi e morbidi come una nuvola, totemici e misteriosi come sculture, o discreti e rilassanti come un pomeriggio di pioggia, i mobili oggi non arredano soltanto. Ci parlano. Di comfort, certo, ma anche di responsabilità, di futuro, di scelta consapevole. A Milano, in questi giorni di aprile, il Salone del Mobile 2025 fa da megafono a questa nuova sensibilità: sotto il luccichio delle installazioni più scenografiche e il glamour dei grandi brand, si fa strada con convinzione una tendenza che non è solo moda ma visione a lungo termine: la sostenibilità dell’arredo.

È possibile vivere circondati da bellezza senza lasciare una scia di rifiuti? La risposta, sempre più spesso, è sì. E ha la forma di un divano oversize, una lampada-totem o una poltrona in materiali naturali.

Materiali consapevoli

Il punto di partenza di ogni arredo sostenibile è il materiale. Le parole d’ordine? Rintracciabilità, riciclabilità e rispetto. I legni provengono da foreste gestite responsabilmente, spesso con certificazione FSC o PEFC, garantendo non solo la tutela ambientale ma anche il rispetto dei diritti delle comunità locali. I metalli, tornati alla ribalta per il loro fascino industriale e le loro potenzialità espressive, oggi sono spesso riciclati, dando nuova vita a scarti e rifiuti industriali. Il tavolino Monn di Caunch, per esempio, poggia su una base in acrilico riciclato stampato in 3D con polvere di carbone, mostrando come l’innovazione possa diventare alleata della sostenibilità.

I tessuti? Naturali, certificati, durevoli. Si va dal bouclé in lana al lino, fino al velluto di origine vegetale. La divisione Arca di Beste, ad esempio, coltiva direttamente il proprio cotone in Puglia, garantendo una filiera corta, trasparente e a basso impatto. Il risultato sono plaid, cuscini, ma anche capi d’abbigliamento che rispettano non solo la pelle ma anche l’ambiente. E i rivestimenti diventano parte integrante di questa rivoluzione, con materiali in grado di assorbire l’umidità o migliorare la qualità dell’aria, come nel caso della poltrona Haori di Adal, realizzata con un materiale naturale (che richiama i tatami), in grado di migliorare la qualità dell’aria degli interni grazie alla sua capacità di assorbire umidità

Design circolare

Fare design oggi significa pensare al ciclo di vita completo dell’oggetto. Non basta più creare un prodotto bello e funzionale: deve anche essere smontabile, riparabile, trasformabile. Il riuso diventa un criterio estetico prima ancora che etico. Gli stand del Salone che vengono riutilizzati da un anno all’altro sono un piccolo segnale in questa direzione: se un progetto funziona, perché buttarlo? Lo stesso vale per i mobili. L’idea di durata è tornata centrale: un divano non si cambia più per capriccio, ma perché è stato davvero vissuto.

Aziende come Edra affinano i propri modelli già esistenti con nuovi rivestimenti invece di puntare su continui lanci di prodotto, dimostrando che anche la stabilità può essere una forma di innovazione. Moooi e Kartell reinventano i propri pezzi iconici in ottica totemica e scultorea, senza rinunciare alla funzionalità ma dando loro un valore che va oltre l’uso quotidiano. I prodotti diventano così più longevi, più desiderabili e, soprattutto, meno soggetti all’obsolescenza programmata.

Abitare sostenibile è anche un fatto di benessere

La sostenibilità non è solo esterna, ambientale: è anche interna, personale. Gli interni sostenibili sono quelli che rispettano il corpo e la mente, offrendo rifugi di quiete e stimoli delicati. Questa è la filosofia dei “quiet interiors”, che al Salone si manifestano in imbottiti generosi, tappeti sognanti e palette rassicuranti. Il divano non è più solo un posto dove sedersi, ma una piattaforma di benessere. Kasbah di Living Divani ne è un esempio lampante: un divano-isola che invita all’abbandono, al relax assoluto.

La poltrona Glen di Calligaris, il divano Walker di Visionnaire, la Perron Pillo di Knoll: tutti parlano la lingua del comfort, ma lo fanno con materiali responsabili e lavorazioni attente. Anche la tecnologia si mette al servizio del benessere sostenibile, come nel caso del Reformer Pilates di Technogym, pensato per integrare l’attività fisica dolce nello spazio domestico. Il corpo vive meglio, e anche la casa respira. In questo quadro, la scelta dei tessuti, dei colori, delle superfici diventa parte di una nuova ecologia degli interni, in cui tutto ha un effetto sull’umore e sull’equilibrio delle persone.

La sostenibilità è spesso associata a un’estetica spartana, ma è un cliché da superare. Oggi il lusso può essere profondo, ironico, persino barocco. La chiave sta nella consapevolezza. Le collezioni di ceramiche come quelle di Bosa, Bitossi o Atelier Vierkant, ad esempio, uniscono la bellezza del fatto a mano con un approccio responsabile ai materiali. Sono pezzi da collezione, ma anche manifesti di una nuova cultura dell’abitare.

I totem di Philippe Starck per Kartell, le caraffe-scultura di Ichendorf, le sedie Memphis di BD Barcellona: tutti esempi di un design che non ha paura di dichiararsi arte, ma che al tempo stesso si interroga sul proprio impatto. Le tecniche di produzione, la scelta delle collaborazioni, l’attenzione alla durata e alla riparabilità sono parte integrante del messaggio. Anche la scenografia di uno stand, come quella di Atelier Vierkant con i suoi vasi monumentali, può diventare un manifesto ecologico.

Verso un nuovo modo di vivere la casa (e il pianeta)

Il messaggio che emerge con forza dalle tendenze dell’2025 è che il futuro dell’abitare passa da un nuovo patto con la materia. Non si tratta più solo di stile o di comfort, ma di una forma di responsabilità diffusa, condivisa. Dai grandi brand ai piccoli artigiani, tutti sembrano convergere su una visione in cui il bello coincide con il buono, l’estetica con l’etica. L’ibridazione tra tecnologie soft, materiali sensoriali e design emozionale disegna case più umane, accoglienti, lente.

Il divano che un domani percepirà il nostro umore e risponderà con vibrazioni rasserenanti è già nei pensieri dei designer. Ma oggi, già ora, il nostro ambiente domestico può essere più sano, più sobrio, più rispettoso del pianeta. Basta scegliere. Perché la sostenibilità non è un trend, è una traiettoria. E i mobili hanno deciso di seguirla.

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