Il 5 dicembre si celebra la Giornata Mondiale del Suolo, ricorrenza che le Nazioni Unite dedicano dal 2014 alla risorsa più preziosa e trascurata del pianeta. Sotto i nostri piedi, intanto, non si arresta la crisi: oltre il 60% dei suoli europei versa in cattive condizioni, metà del territorio italiano è degradato e l’ultimo rapporto Ispra certifica un’accelerazione allarmante del consumo di suolo, con venti ettari persi ogni giorno. Un processo irreversibile che compromette la capacità della terra di assorbire acqua, regolare il clima e sostenere la biodiversità.
“Non possiamo più limitarci ad osservare la biodiversità che si perde. Dobbiamo passare dall’osservazione all’azione, impegnandoci attivamente per rigenerare”, avverte ai microfoni di Prometeo 360 Niccolò Calandri, esperto di biodiversità e fondatore di 3Bee, la climate tech company italiana che proprio quest’anno festeggia dieci anni di attività nella tutela degli ecosistemi.
Un decennio che coincide con risultati misurabili: oltre 100 Oasi della Biodiversità create in Europa, 10.000 dispositivi IoT per il monitoraggio ambientale, 2 milioni di scatti raccolti tramite citizen science – la scienza partecipata – e 6.000 specie censite tra flora e fauna.
Con lui abbiamo parlato della situazione attuale, delle prospettive e di come migliorare la salute del suolo evitando che le correzioni arrivino troppo tardi.
Lo stato di salute dei suoli: la situazione critica in Europa
Il suolo sano è al centro della vita sul pianeta: qual è oggi lo stato di salute dei suoli italiani ed europei? Quali sono i dati più preoccupanti?
“La Giornata Mondiale del Suolo ci ricorda quanto questa risorsa sia fondamentale per la nostra salute, per la biodiversità e per il clima. Le stime ufficiali relative alla proposta di Direttiva Ue sul suolo continuano a indicare che oltre il 60% dei suoli europei non è in buone condizioni”, avverte Calandri.
L’Italia non fa eccezione, anzi. “Il quadro è allarmante e, nonostante gli obiettivi, il degrado sta accelerando. I rapporti confermano che metà del nostro territorio è degradato. L’indicatore più preoccupante è il consumo di suolo: l’ultima rilevazione Ispra evidenzia che il tasso di consumo è tornato ad accelerare, con una perdita di circa 20 ettari al giorno. Questo è un processo irreversibile che riduce la capacità del suolo di assorbire acqua”.
Venti ettari equivalgono a circa 28 campi da calcio: ogni 24 ore l’Italia perde l’equivalente di un piccolo quartiere sotto cemento e asfalto.
“A questo – spiega il fondatore dei 3Bee– si aggiungono fenomeni come l’erosione e la perdita di sostanza organica, che costituiscono un problema in Italia. Dobbiamo agire con urgenza attraverso la tecnologia e la rigenerazione per invertire questa tendenza”.
Dieci anni di 3Bee: dalla visione ai risultati misurabili
3Bee compie 10 anni: quali sono i risultati concreti raggiunti in termini di rigenerazione della biodiversità sul territorio? Come si misurano questi impatti?
“Dieci anni fa, la nostra visione è nata dalla necessità di usare la tecnologia per dare voce alle api, bioindicatori fondamentali, e proteggere gli impollinatori. Oggi, 3Bee è un’azienda che non si limita a osservare, ma si impegna attivamente per rigenerare la biodiversità attraverso la tecnologia”.
La transizione da startup delle arnie hi-tech a climate tech company è avvenuta attraverso la creazione di un modello scalabile e misurabile. “I risultati sul campo sono tangibili. Abbiamo creato oltre 100 Oasi della Biodiversità sul territorio europeo, che sono habitat monitorati per impollinatori e flora autoctona. La misurazione del nostro impatto avviene con rigore scientifico grazie alle nostre tecnologie satellitari e in campo”.
Le Oasi della Biodiversità, di cui abbiamo parlato ampiamente con Virginia Castellucci, head of sustainability di 3Bee, rappresentano il cuore operativo del modello 3Bee: aree naturali o rinaturalizzate dove la tecnologia misura in tempo reale lo stato di salute degli ecosistemi. “Le Oasi della Biodiversità di 3Bee sono dotate di oltre 10.000 dispositivi IoT che monitorano in tempo reale i parametri ambientali utili ad analizzare lo stato di salute della biodiversità dell’area circostante. Integrando questi sistemi con l’app di citizen science Biodiversa, abbiamo raccolto oltre 2 milioni di scatti e censito più di 6.000 specie tra animali e piante. Questi dati sono visibili sulla piattaforma di monitoraggio ambientale di XNatura, la nostra divisione di nature intelligence, garantendo un’analisi oggettiva e misurabile degli impatti”, spiega Calandri.
La trasparenza dei dati fa la differenza in quest’approccio: ogni adottatore può verificare in tempo reale l’evoluzione della biodiversità nell’area protetta, trasformando la sostenibilità da narrazione a evidenza scientifica.
Citizen science: 140.000 cittadini attivi per la biodiversità
Il citizen science attraverso l’app Biodiversa e i vostri progetti rivolti ai cittadini, come “Adotta un alveare”, ha coinvolto 140.000 adottatori: che ruolo possono avere i singoli cittadini nella tutela della biodiversità? Quali azioni concrete può fare ognuno di noi?
“Il ruolo dei cittadini è strategico e decisivo, perché le sfide ambientali si affrontano solo con la partecipazione attiva. La nostra community di 140.000 adottatori dimostra la volontà delle persone di contribuire”.
Il citizen science trasforma chiunque abbia uno smartphone in un ricercatore sul campo. Fotografare una farfalla, riconoscere un fiore spontaneo, segnalare la presenza di impollinatori: gesti semplici che, moltiplicati per migliaia di utenti, costruiscono database preziosi per monitorare lo stato della natura.
“Il cittadino può diventare parte attiva di questo processo di tutela attraverso la sensibilizzazione e l’azione concreta, anche nel proprio piccolo. La conoscenza si trasforma in consapevolezza, e questa consapevolezza è la scintilla che innesca il cambiamento. Le iniziative concrete che ognuno di noi può intraprendere sono essenziali ed è fondamentale investire nella formazione delle nuove generazioni”.
A proposito di giovani, il progetto ‘A scuola di biodiversità’ ha già coinvolto oltre cinquecento istituti scolastici, portando l’educazione ambientale dal libro di testo al terreno, con osservazioni dirette e monitoraggio partecipato. “L’obiettivo è formare i cittadini consapevoli del domani, o come ci piace chiamarli noi, gli ‘ambasciatori del cambiamento’. In questo modo, la scelta del singolo, supportata dall’informazione e dall’azione, diventa parte della rigenerazione”, spiega l’esperto.
La prossima sfida? Raggiungere 1.500 scuole coinvolte e decuplicare le osservazioni, arrivando a 50 milioni di scatti classificati su 10.000 specie diverse.
Crediti di biodiversità: quando le imprese investono nella natura
I crediti di biodiversità sono uno strumento innovativo per coinvolgere le imprese. Come funzionano e perché un’azienda dovrebbe investire nella rigenerazione degli ecosistemi?
“I crediti di biodiversità possono essere la risposta concreta per invertire la crisi degli habitat. Permettono di mobilitare fondi privati, principalmente dalle aziende, per investire nella rigenerazione dei territori”. Il meccanismo è analogo ai crediti di carbonio, ma applicato agli ecosistemi. “Un credito di biodiversità è una certificazione che attesta e quantifica il miglioramento della biodiversità in una specifica area. Ogni credito rappresenta 1.000 metri quadrati equivalenti di habitat rigenerati e monitorati per un anno, con la tracciabilità dei risultati ottenuti al centro”.
Il 23 settembre 2025 è stato pubblicato lo standard UNI/PdR 179, alla cui stesura 3Bee ha partecipato attivamente, rappresentando un passo fondamentale verso la standardizzazione della misurazione e valorizzazione della biodiversità in Italia per garantire rigore metodologico e comparabilità dei risultati, evitando il rischio di greenwashing.
“Alcuni dati interessanti in questo contesto: oltre la metà del Pil globale dipende dalla natura, e il 72% delle aziende europee si basa sui servizi ecosistemici. I crediti di biodiversità permettono di trasformare la biodiversità da costo a opportunità, da vincolo a valore in modo rigoroso, scientifico e verificabile. Con questo strumento, enti, istituzioni e aziende possono letteralmente adottare e proteggere un pezzo di territorio, vedendo l’aumento di biodiversità attraverso sensori e monitoraggio satellitare”.
Il ruolo delle istituzioni: 65 miliardi l’anno per salvare la natura europea
Le istituzioni che ruolo possono e devono avere? L’Europa ha fissato obiettivi ambiziosi come lo stop alla perdita di aree verdi entro il 2030. È sufficiente?
“Le istituzioni hanno un ruolo fondamentale nel definire il quadro normativo e obiettivi vincolanti. L’Unione Europea ha fissato traguardi ambiziosi, e noi confermiamo che il nostro impegno costante supporta questo nuovo capitolo in cui la tecnologia è protagonista nella rigenerazione della biodiversità. Tuttavia, i finanziamenti pubblici da soli non sono sufficienti per garantire la protezione degli ecosistemi: solo nell’Unione Europea, sono necessari 65 miliardi di euro all’anno per raggiungere l’obiettivo”.
La sinergia pubblico-privato è ancora insufficiente. “L’obiettivo della nostra divisione XNatura – spiega Calandri – è proprio questo: accompagnare imprese, municipalità e parchi naturali nel monitoraggio e nella gestione dei rischi e degli impatti su natura, biodiversità e clima. È necessario integrare la misurazione rigorosa e oggettiva dei dati per dimostrare l’impatto positivo e garantire la resilienza futura”.
Il messaggio per il futuro: dall’osservazione all’azione
In occasione della Giornata Mondiale del Suolo: se dovesse lanciare un messaggio urgente a cittadini, aziende e istituzioni, quale sarebbe?
“Che non possiamo più limitarci ad osservare la biodiversità che si perde. Dopo dieci anni di lavoro, 3Bee ha dimostrato che è possibile compiere un salto di qualità, passare dall’osservazione all’azione, impegnandoci attivamente per rigenerare”.
Alla base occorre che istituzioni e aziende considerino l’investimento nella biodiversità come “l’unica strada per garantire la propria stabilità economica e un futuro resiliente, cogliendo le opportunità che trasformano la biodiversità da costo a opportunità, da vincolo a valore in modo scientifico e verificabile”, chiosa l’esperto.
3Bee punta a raddoppiare le Oasi della Biodiversità, decuplicare le osservazioni, triplicare le scuole coinvolte: obiettivi ambiziosi ma ancorati a un metodo già collaudato “dove la tecnologia diventa protagonista per rigenerare e proteggere gli ecosistemi”.
La Giornata Mondiale del Suolo 2025 è l’occasione per ricordare che esistono soluzioni ambientali concrete, tecnologiche e misurabili. Resta da capire se cittadini, imprese e istituzioni sapranno coglierle in tempo.