Spesso presentata come una delle chiavi per costruire un futuro sostenibile, l’economia circolare è rapidamente passata da concetto idealistico a leva strategica per la competitività delle imprese. La realtà del mercato globale, infatti, impone alle aziende di adeguarsi a nuove dinamiche economiche, sociali e ambientali, che includono sfide considerevoli per il tessuto produttivo e imprenditoriale in termini di innovazione e sostenibilità economica.
A che punto sono le aziende rispetto all’economica circolare? Il World Economic Forum ha provato a dare una risposta con il report “Circular Transormation of Industries: the art of scaling circular supply chains”, pubblicato a novembre 2025 e condotto su quasi 500 imprenditori di 10 diversi settori produttivi. Tra i dati più importanti del report emerge che per circa il 79% degli interpellati l’economia circolare rappresenta un valore significativo per il business. Tuttavia, solo il 20% considera la propria filiera adeguatamente preparata e strutturata per coglierne i benefici. Appare dunque evidente una distanza abissale tra buone intenzioni e pratica.
I principali indicatori del report
Se, come detto, quasi 8 aziende su 10 considerano l’economia circolare centrale per il proprio business, la percentuale raggiunge il 95% tra gli imprenditori che ne dichiarano il ruolo importante o molto importante per la propria azienda nei prossimi tre anni. Aspettative molto elevate, confermate dal fatto che l’80% degli intervistati si aspetta ricavi da modelli circolari superiori alla media della propria azienda. Una sorta di plebiscito, dunque, almeno a livello di volontà. Tuttavia, l’ampio consenso non corrisponde a quanto viene messo in atto nelle singole filiere. Le principali barriere sono di natura operativa e logistica. In particolare, le imprese lamentano difficoltà nel recupero di prodotti usati, specie con riferimento al convincere i clienti a restituire i prodotti. In questo senso, molte aziende non dispongono di strutture adeguate alla logistica inversa o al tracciamento digitale. Ma non solo. Tra gli ostacoli rilevati dal report si evidenziano gli alti costi iniziali rispetto all’incertezza della domanda di prodotti rigenerati. Non ultimi, emergono ostacoli regolamentari, dovuti sia alla mancanza di adeguate competenze interne all’azienda che a differenze normative tra un Paese e l’altro.
Roadmap per un’economia circolare di scala
Il report del World Economic Forum suggerisce anche alcune possibili strade da percorrere per trasformare la circolarità in un’economia di scala. Prima di tutto, emerge la necessità di stabilire priorità strategiche sulla base di quattro dimensioni: prodotti, clienti, geografia, proposta di valore. Individuare i prodotti giusti ovvero quello che sono dotati di un elevato valore residuo, di ritorno e fattibilità tecnica di rigenerazione. Al tempo stesso, è necessario mappare adeguatamente i clienti più ricettivi sulla base non solo a livello di prezzo ma di motivazioni ambientali.
La localizzazione geografica rappresenta un altro fattore centrale, a partire dalla selezione di aree dotate di infrastrutture adeguate e regolamenti favorevoli alle buone pratiche di economia circolare. Infine, puntare su catene di valore ibride in grado di combinare flussi lineari e circolari permetterebbe di gestire la transizione verso l’economia circolare in maniera graduale. Ciò detto, per una concreta transizione verso un’economia circolare rimane centrale il ruolo degli acceleratori strutturali, come gli strumenti tecnologici, IA e IoT in primis, supportati da investimenti idonei e accompagnati da un’adeguata crescita nelle competenze del personale e nella cultura aziendale.