Giornata mondiale della gentilezza: 5 consigli per applicarla a lavoro

I consigli dell’esperta
13 Novembre 2025
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Gentilezza Canva

Il 13 novembre è la Giornata mondiale della gentilezza. Diversi studi dimostrano i benefici che adottare comportamenti gentili apporta al corpo e alla mente e instaurare un circolo virtuoso a favore delle relazioni sociali può contribuire a migliorare gli ambienti e gli spazi personali e lavorativi. Era il 1997 quando si aprì a Tokyo la Conferenza del “World Kindness Movement”: si concluse con la firma della Dichiarazione della Gentilezza. Da allora il 13 novembre si celebra la Giornata mondiale della gentilezza. Empatia, rispetto e solidarietà tra le persone sono i suoi capisaldi. Ma come si possono praticare quotidianamente sul posto di lavoro?

Cinque consigli per praticare gentilezza a lavoro

Secondo quanto rilevato dall’esperienza di Stimulus Italia by Telus Health, società di consulenza specializzata nello sviluppo organizzativo con focus sull’integrazione del benessere psico-sociale nei contesti aziendali, sul luogo di lavoro la gentilezza è una leva da non sottovalutare, per il benessere individuale e per il clima organizzativo del team, ma anche perché può incidere sui risultati professionali. Martina Cassani, psicoterapeuta e senior consultant in Stimulus Italia by Telus health, ha individuato cinque pratiche per introdurre comportamenti gentili nei contesti professionali.

Dare una spinta gentile

Il primo consiglio è usare il “nudging” come leva di benessere. Il nudging è una ‘spinta gentile‘ che orienta le scelte delle persone in modo naturale. Applicato ai contesti di lavoro veicola comportamenti salutari e collaborativi. Non obblighi o regole rigide, ma semplici gesti spontanei.

Alcuni esempi concreti sono il rendere visibili le buone pratiche di benessere; “proporre micro-formazioni sullo stress o sull’intelligenza emotiva, brevi e integrate nel flusso lavorativo quotidiano; favorire comportamenti collaborativi, come ad esempio disporre sedie e spazi comuni in modo da incentivare la conversazione tra colleghi”, spiega Cassani.

In altre parole: la gentilezza si traduce in scelte più consapevoli e in un clima di lavoro positivo, che favorisce partecipazione, collaborazione e cura reciproca.

Comunicare in modo gentile (e ridurre i conflitti)

Non solo cosa dire, ma veicolare ciò che si vuole trasmettere: la comunicazione gentile è anche saper ascoltare, dare spazio ai punti di vista, scegliere parole che costruiscono invece di dividere. “Promuovere nei team una comunicazione chiara, consapevole, empatica e assertiva riduce i conflitti e aumenta la fiducia – continua l’esperta -. Anche nei momenti di confronto o di difficoltà, una parola scelta con cura può fare la differenza tra distanza e collaborazione”.

Dare e chiedere supporto

Stress? Ansia? Sapere di poter contare sul supporto sociale è uno dei principali fattori di protezione. Sentirsi liberi di chiedere aiuto e non aver paura di darlo, contribuisce a creare spazi di ascolto, programmi di peer support o reti di Wellbeing ambassador consente di diffondere una cultura del sostegno reciproco, in cui il benessere diventa una responsabilità condivisa.

Gestire (e insegnare a gestire) le emozioni

Essere gentili con se stessi, riconoscere i propri sentimenti, imparare a gestirli, è un altro dei fattori portanti del praticare l’arte della gentilezza nei luoghi di lavoro. Cassani propone di promuovere incontri o brevi percorsi sull’intelligenza emotiva per aiutare le persone a sviluppare consapevolezza, empatia e capacità di autoregolazione. In un ambiente dove le emozioni trovano spazio e rispetto, la gentilezza diventa parte integrante della cultura organizzativa. Un ambiente emotivamente consapevole è anche più inclusivo, perché riconosce e accoglie le persone nella loro interezza, con pensieri, emozioni e vissuti. È uno spazio in cui ognuno può sentirsi libero di esprimersi, senza dover lasciare fuori parti di sé, e dove la diversità diventa una risorsa di autenticità e connessione.

Coltivare una leadership attenta

Il discorso non esclude chi ricopre posizioni al vertice: essere gentili non significa essere indulgenti, ma saper unire fermezza e attenzione. I leader attenti non controllano, ma accompagnano; non evitano i conflitti, ma li affrontano con rispetto. Attraverso piccoli gesti – una parola di riconoscimento, un momento di confronto, un feedback costruttivo – contribuiscono a creare un senso di appartenenza e di benessere diffuso.

Conclude Martina Cassani: “La gentilezza non è solo un gesto individuale, ma anche una competenza organizzativa che può orientare comportamenti, migliorare la comunicazione e rafforzare la coesione all’interno dei team. Di fatto, è una forma di intelligenza collettiva che favorisce benessere e performance. La gentilezza può essere un elemento fondante della cultura e del successo condiviso”.

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