Ponte sullo Stretto, perché non supera la prova di legittimità della Corte dei Conti

Il no al visto di legittimità apre l’esame su sostenibilità, standard sismici e regole europee di spesa. Il governo prepara una risposta tecnica e documentale ai rilievi
30 Ottobre 2025
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Archivio, Il Ministro Salvini E I Modellini Del Ponte Sullo Stretto Di Messina
Plastico del Ponte sullo Stretto di Messina (Ipa/Fotogramma)

Il governo non arretra: il Ponte sullo Stretto “si farà”. Lo promette Matteo Salvini all’indomani del no della Corte dei conti al visto di legittimità sulla delibera Cipess che approva il progetto da 13,5 miliardi. È il punto più teso di uno scontro che tocca nervi istituzionali e interessi economici, con Palazzo Chigi che sceglie di attendere le motivazioni ma prepara già la prossima mossa.

Il punto di rottura

“Ennesimo atto di invasione della giurisdizione sulle scelte del Governo e del Parlamento”, attacca Giorgia Meloni. La replica della magistratura contabile arriva in una nota che delimita il perimetro: “Ci siamo espressi su profili strettamente giuridici della delibera Cipess, relativa al Piano economico finanziario afferente alla realizzazione del Ponte, senza alcun tipo di valutazione sull’opportunità e sul merito dell’opera. Il rispetto della legittimità è presupposto imprescindibile per la regolarità della spesa pubblica”. In mezzo, la diagnosi del Guardasigilli Carlo Nordio che parla di un “processo di giurisdizionalizzazione”, cioè dell’attribuzione alla magistratura di compiti e censure che la politica ritiene propri.

Il punto, però, è di metodo: la Corte di controllo non misura l’utilità dell’infrastruttura, valuta la correttezza dell’iter, dei numeri, dei presupposti giuridici. Il vicepremier Matteo Salvini sceglie toni più calibrati rispetto ai giorni scorsi, dopo aver accusato una “casta giudiziaria” di “disperate invasioni di campo”: “Nel primo Consiglio dei ministri, a giorni, informerò i colleghi su come intendiamo andare avanti, mettere in sicurezza i fondi. Attendiamo con estrema tranquillità i rilievi, a cui risponderemo punto per punto, senza scontri tra poteri dello Stato”.

Sul tavolo c’è un’opera che da decenni divide il Paese, con un Piano Economico-Finanziario rivisto, contratti riattivati e cantieri annunciati. Il rifiuto del visto non blocca per forza il procedimento, ma apre una fase delicata in cui ogni passaggio deve reggere alla prova della legittimità. L’impatto politico è immediato: maggioranza compatta nel confermare l’obiettivo, opposizioni e giuristi osservano il profilo del controllo preventivo e il confine tra indirizzo e verifica di legalità. Nel frattempo, la macchina comunicativa del governo parla di nessuna retromarcia e piena disponibilità a fornire documenti integrativi.

La via procedurale dopo il no

Il governo ha scelto di attendere le motivazioni del verdetto, entro 30 giorni, e di “replicare puntualmente a ciascun rilievo”, come recita la nota di Palazzo Chigi diffusa dopo la riunione. Quando il controllo di legittimità riguarda un atto governativo, in caso di rifiuto di registrazione l’amministrazione può chiedere una deliberazione del Consiglio dei ministri; se il Cdm ritiene l’atto di interesse pubblico superiore, la Corte appone il “visto con riserva” e trasmette al Parlamento l’elenco degli atti registrati in questo modo. È un meccanismo che consente all’atto di avere piena efficacia, ma che sposta sull’Esecutivo la responsabilità politica di andare avanti nonostante il dissenso dei giudici contabili.

Nel frattempo, Salvini parla della tabella di marcia: “Mi sarebbe piaciuto partire con i cantieri a novembre, partiranno invece a febbraio”, vale a dire all’inizio del 2026. L’eventuale registrazione con riserva non chiude la discussione, la trasferisce sul piano del controllo parlamentare e della responsabilità di governo. Nei prossimi giorni, insomma, si misurerà la coerenza fra annunci, documentazione integrativa e scelte formali, con un calendario che il Mit dice di voler rispettare e che la Corte promette di valutare solo per ciò che la legge consente.

Le criticità tecniche sul tavolo

Sotto la lente dei magistrati sono finiti i capisaldi del progetto: coperture economiche, affidabilità delle stime di traffico, conformità alle normative ambientali e antisismiche, nonché il rispetto delle regole europee in tema di superamento del 50% del costo iniziale. Per i giudici contabili non si tratta di stabilire se il Ponte sia utile o desiderabile, ma se l’atto che lo abilita regge alle norme che governano spesa e procedure. Il governo rivendica di aver risposto “puntualmente” a tutti i rilievi tecnici e contesta anche aspetti formali giudicati cavillosi.

Resta il cuore del dossier: il Piano economico-finanziario deve dimostrare solidità nella dinamica dei costi e nelle proiezioni di domanda, il progetto definitivo deve allinearsi agli standard di tutela ambientale e antisismica, l’iter deve aderire alle regole nazionali ed europee su varianti e rialzi. Salvini replica anche sul piano reputazionale dell’opera, ricordando il lavoro di 21 università italiane e di “studi di progettazione di mezzo mondo, dalla Danimarca al Giappone”, e insiste sul sostegno europeo: “Il commissario di oggi e il suo predecessore sono entrambi assolutamente favorevoli”.

Ma la verifica della Corte punta a ciò che è scritto nei numeri e nelle clausole. Le stime di traffico incidono su cash flow, pedaggi potenziali, sostenibilità del PEF e struttura delle garanzie pubbliche. Le prescrizioni ambientali e sismiche, a loro volta, pesano su tempi e costi e devono dialogare con i vincoli del territorio. Infine, il tema del superamento del 50% del costo iniziale e il perimetro di competenza del Cipess interrogano la coerenza dell’architettura decisionale.

Il cantiere promesso

Al di là del braccio di ferro, il governo proietta l’immagine di un cantiere imminente. “La maggioranza è compatta. Andiamo avanti con il progetto e siamo convinti che, dopo 160 anni, i cantieri partiranno”, ha detto Salvini al termine della riunione a Palazzo Chigi. Il ministro dettaglia tempistiche: “Serviranno sette anni di lavoro, e si stimano circa 120.000 unità di lavoro create durante il corso dei lavori”. È la cornice industriale su cui l’Esecutivo cerca di costruire consenso, mentre i soggetti della filiera preparano piani di assunzione e qualificazione del personale.

Accanto al dossier principale corre un altro fascicolo: i giudici della Corte dei conti stanno esaminando il decreto del Ministero dei Trasporti che approva il terzo atto aggiuntivo alla convenzione con la concessionaria Società Stretto di Messina. L’Ufficio di controllo deciderà entro i primi giorni di novembre se rimettere i documenti al collegio della Sezione centrale di controllo di legittimità. È un passaggio che, insieme al no al visto sulla delibera Cipess di agosto, scandisce il ritmo dei controlli sulla governance dell’opera.

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