Il capo è un algoritmo? Quasi un’azienda su 4 in Ue usa l’Ai per prendere decisioni

L’impatto riguarda la vita di oltre 19 milioni di dipendenti: ecco i rischi e le opportunità
27 Ottobre 2025
3 minuti di lettura
Mani Robot Umano Canva

La digitalizzazione dei luoghi di lavoro sta trasformando la figura del manager umano. Un nuovo rapporto della Commissione europea svela che quasi un’azienda su quattro nell’Ue si affida a sistemi algoritmici per prendere decisioni cruciali, dall’assegnazione dei compiti alla valutazione della performance, sollevando preoccupazioni su stress e autonomia dei dipendenti.

Il report ha messo in luce una realtà lavorativa in rapida evoluzione: la “Gestione algoritmica (Am), ovvero l’uso di algoritmi e l’Intelligenza artificiale (Ai) per automatizzare o semi-automatizzare mansioni tradizionalmente manageriali. Questa espansione non è più limitata alle sole piattaforme digitali, ma è applicata in tutti i settori, specialmente nelle grandi aziende private.

Cosa fa il “capo-algoritmo”

La gestione algoritmica si riferisce a un insieme di strumenti che raccolgono dati sui lavoratori per supportare decisioni automatizzate o semi-automatizzate. I compiti manageriali che l’Ai sta assumendo sono molteplici e toccano direttamente la vita quotidiana dei dipendenti:

  1. Monitoraggio e valutazione: è l’attività in cui l’Ai è impiegata più di frequente. Gli algoritmi raccolgono e sintetizzano dati per classificare i lavoratori in base a criteri di produttività o efficienza.
  2. Organizzazione del lavoro: i sistemi si occupano di assegnare compiti, programmare i turni e persino dettare il ritmo di lavoro.
  3. Selezione e disciplina: l’Ai viene utilizzata anche per la selezione del personale (ad esempio, filtrando i Cv) e, in alcuni casi, può portare a decisioni di licenziamento o all’assegnazione di premi e sanzioni.

Questa tecnologia incide su milioni di persone: si stima che nel solo settore privato, circa 19 milioni di dipendenti in aziende con cinque o più lavoratori siano soggetti ad algoritmi che monitorano le loro performance.

Le conseguenze: stress e perdita di autonomia

Se dal punto di vista aziendale l’adozione dell’Ai è spesso vista come un modo per aumentare la velocità, l’efficienza e la produttività, riducendo i costi, per i lavoratori emergono sfide significative, soprattutto a livello psicosociale.

La costante valutazione da parte di un algoritmo, unita alla minaccia perenne di sanzioni, può creare un ambiente di lavoro caratterizzato da eccessiva pressione e intensificazione del carico lavorativo. Questo clima può facilmente generare ansia e il rischio di burnout.

Un altro rischio fondamentale è la riduzione dell’autonomia e la perdita di competenze. Quando un sistema algoritmico decide come o quando deve essere eseguito un compito, il lavoratore può perdere la discrezione sulla propria attività, sentendosi costretto ad agire come una “macchina” per soddisfare i requisiti del codice.

La “Black Box”

Una delle maggiori preoccupazioni legali ed etiche è l’opacità dei sistemi, noti come “black box”. I lavoratori e i sindacati spesso non riescono a comprendere i parametri e le regole che sono dietro le decisioni automatizzate. Questa mancanza di trasparenza rende difficile, se non impossibile, contestare una valutazione negativa o una sanzione. Inoltre, se gli algoritmi vengono addestrati con dati storicamente distorti, possono inavvertitamente perpetuare o addirittura aggravare la discriminazione basata sul sesso, l’età o l’origine etnica.

I lati positivi: efficienza e imparzialità

Nonostante i pericoli, l’uso appropriato della gestione algoritmica offre anche opportunità. L’Ai può:

  • Migliorare l’efficienza del processo decisionale, rendendolo più rapido e potenzialmente più obiettivo, se costruito su dati di alta qualità privi di pregiudizi umani.
  • Facilitare la progressione di carriera dei lavoratori, identificando le aree di miglioramento o segnalando ai manager i migliori performer.
  • Garantire la sicurezza sul lavoro, analizzando grandi quantità di dati in tempo reale per fornire avvisi precoci su pericoli e rischi per la salute.

Il futuro del lavoro

Le proiezioni indicano che la gestione algoritmica è destinata a una crescita inarrestabile nel prossimo decennio. Secondo l’indagine condotta per lo studio, si prevede che entro i prossimi cinque anni, circa la metà delle aziende nell’Ue utilizzerà una qualche forma di intelligenza artificiale applicata alla gestione dei dipendenti. Inoltre, entro i prossimi dieci anni, questa percentuale potrebbe salire fino al 70-85%.

I principali motori di questa crescita saranno la costante evoluzione tecnologica e la pressione per tagliare i costi e aumentare la produttività. L’uso di algoritmi per l’allocazione dei turni e il monitoraggio dei lavoratori è la funzione che vedrà la maggiore espansione. Parallelamente, però, i sistemi che implicano il licenziamento o la disciplina diretta dei lavoratori rimarranno le meno automatizzate.

Affinché questa trasformazione sia equa, il rapporto sottolinea l’importanza di nuove normative che possano mitigare i rischi, bilanciare la promessa di efficienza tecnologica con la necessità di tutelare l’autonomia, la salute mentale e i diritti fondamentali di una forza lavoro sempre più gestita dal codice.

Persone | Altri articoli