Shein ha scelto la Francia per aprire i suoi primi punti vendita fisici. Il colosso asiatico, noto in tutto il mondo per avere abiti e accessori a costi ridotti, ha scelto il mercato parigino per i suoi primi shop. Prima occuperà i grandi magazzini nella Capitale, poi aprirà i suoi store in altre cinque città francesi: Digione, Reims, Grenoble, Angers e Limoges.
La notizia non è passata inosservata: l’impatto ambientale della catena produttiva del colosso e le condizioni di lavoro dei suoi dipendenti sono state spesso al centro di conteziosi giuridici. Ultimo, non per importanza, la denuncia arrivata dalla Direzione generale della Concorrenza, dei Consumi e della Repressione delle frodi francese per pratiche commerciali ingannevoli tra cui sconti fuorvianti, con una multa da 40 milioni di euro.
Shein apre a Parigi
Giovedì Shein ha dichiarato alla Bbc che “l’influente mercato mondiale della moda” francese è stata una “scelta naturale” per testare le proprie capacità per i negozi fisici dell’azienda. Il marchio di moda è diventato famoso per i suoi abiti scontati e già in passato l’azienda aveva aperto negozi pop-up temporanei in città come Madrid e Parigi.
I nuovi punti vendita saranno aperti in collaborazione con il gruppo immobiliare Société des Grands Magasins (Sgm). La società francese gestisce i grandi magazzini Bhv Marais e Galeries Lafayette, che ospiteranno quelli che Shein definisce punti vendita “shop-in-shop”. Secondo quanto affermato dallo shop asiatico in una nota, i punti vendita creeranno circa 200 posti di lavoro in Francia, aggiungendo che la collaborazione mira a rivitalizzare i centri cittadini e i grandi magazzini del Paese.
“Scegliendo la Francia come luogo in cui sperimentare la vendita al dettaglio fisica, Shein punta a portare vantaggi ai clienti francesi e al settore della vendita al dettaglio in generale”, ha affermato l’azienda.
La denuncia a Shein
I negozi saranno aperti a partire da novembre, a distanza di cinque mesi da quando il Senato francese ha approvato un disegno di legge per regolamentare il settore della fast fashion sanzionando Shein e la concorrenza Temu, vietandone la pubblicità nel Paese.
Shein, che spedisce in più di 150 Paesi, opera principalmente online tramite il suo sito web e la sua app. Fondata in Cina nel 2008 e con sede a Singapore, la società asiatica è finita sotto accusa per la sua produzione di prodotti fast-fashion. Il modello di business prevede la rapida produzione di abiti a basso costo basati sugli stili più recenti, senza rispettare gli standard europei su ambiente e condizioni di lavoro.
A evidenziare tali problematiche è stata un’inchiesta condotta nel 2024 dall’organizzazione svizzera di difesa dei diritti Public Eye, la quale ha scoperto che i lavoratori di alcuni fornitori a un certo punto lavoravano 75 ore a settimana, nonostante Shein avesse promesso di migliorarne le condizioni.
Le proteste per l’apertura
In serata, la Federazione francese del prêt-à-porter femminile ha accusato il gruppo immobiliare Société des Grands Magasins di “sputare in faccia ai propri dipendenti, ai propri clienti e all’intera industria della moda francese “. “Aprendo le porte alla moda del fast fashion, questi grandi magazzini voltano le spalle al loro patrimonio e al loro ruolo culturale “, ha dichiarato la presidente, Yann Rivoallan, secondo quanto riportato dal quotidiano francese Le Monde.
Per Pierre Talamon, della National Clothing Federation, “il ruolo di questi marchi dovrebbe essere quello di sostenere la diversità, l’innovazione e la responsabilità“, ma “stanno scegliendo un modello che sta trascinando verso il basso l’intero mercato”.
Il quotidiano francese riporta che Galeries Lafayette ha comunicato la sua posizione al gruppo Sgm, secondo la quale assicura che “impedirà l’attuazione” della partnership con Shein. Da parte sua, Sgm, interpellata dall’Afp, “ribadisce che questa partnership è conforme alle condizioni contrattuali che vincolano Sgm a Galeries Lafayette” e assicura che “il dialogo rimane costante tra le due parti per risolvere questo malinteso”.