Droni a forma di falco e cani da caccia: così una città “dichiara guerra” all’invasione di oche

Il caso a San Francisco dove gli esemplari sono diventati oltre 400
4 Settembre 2025
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Un esempio di drone a forma di falco (Ipa)
Un esempio di drone a forma di falco (Ipa)

Droni a forma di falco, cani addestrati e dispositivi telecomandati. Questi sono gli strumenti con i quali Foster City, in California, intende fare fuori una comunità di oltre 400 oche canadesi. L’intenzione non è quella di uccidere la specie che “investa” la città, ma bensì allontanarla, sparpagliarla sul territorio e – in qualche modo meno violento -liberarsene.

Per farlo, l’amministrazione della cittadina che conta 33 mila abitanti nella Bay Area di San Francisco è pronta a “dichiarare guerra” alla popolazione di oche canadesi diventata troppo numerosa da essere una presenza ingombrante. Come? Con un investimento che si avvicina ai 400 mila dollari (circa 372.000 euro) e un programma pilota innovativo. La vittoria? Ristabilire l’equilibrio e promuovere una coesistenza sostenibile.

L’invasione di oche

Le oche canadesi, un tempo migratrici stagionali che lasciavano la California settentrionale per la più calda Central Valley, hanno ormai trovato nei rigogliosi parchi, negli stagni tranquilli e nella facile disponibilità di cibo delle aree urbane un vero e proprio paradiso. “Noi, collettivamente come esseri umani, abbiamo fornito loro un ottimo posto dove passare il tempo e crescere i piccoli”, ha spiegato al Washington Post Melanie Weaver, scienziata ambientale del Dipartimento della Pesca e della Fauna Selvatica della California. E questo, continua Weaver, si è rivelato “la ricetta per il disastro”. I loro escrementi non solo rovinano i parchi, ma alterano anche i livelli batterici delle lagune locali e, a volte, arrivano persino a spaventare i bambini.

L’idea innovativa da migliaia di euro

Foster City ha già tentato diverse strategie. Nel 2021, un piano per eliminare oltre 100 oche fu ampiamente criticato perché l’uccisione di questi volatili non era considerata ammissibile da parte dell’opinione pubblica. L’amministrazione locale ha così cercato metodi non letali come l'”egg addling”, una tecnica che consiste nell’oliare le uova per impedirne lo sviluppo, e l’installazione di recinzioni nei parchi. Ma le oche sono rimaste, dimostrando la loro incredibile capacità di adattamento.

Ora, la città è pronta a un investimento di circa 390 mila dollari (circa 362.700 euro) per un programma pilota ambizioso. L’obiettivo è chiaro: rendere l’ambiente il più sgradevole possibile a questa specie, riducendo al minimo il disturbo per i residenti. Wildlife Innovations Inc., l’azienda incaricata del programma, si concentrerà inizialmente sui sette parchi che hanno registrato il maggior numero di oche – si stima ce ne siano oltre 400 – e, di conseguenza, di lamentele.

L’arsenale hi-tech e i “predatori” inaspettati

La strategia è astuta e in continua evoluzione, perché le oche sono animali intelligenti che percepiscono rapidamente i cambiamenti nel loro ambiente. La chiave è non dare loro il tempo di abituarsi, come spiega Jake Manley, presidente di Wildlife Innovations: “Non mettere tutte le carte in tavola in una volta. Ogni volta che iniziano ad acclimatarsi, butteremo loro addosso qualcosa di nuovo che non hanno mai visto”. Le tattiche innovative che verranno impiegate sono:

  • Droni a forma di falco: questi droni imiteranno i predatori naturali, sorvolando gli animali per spaventarli. Se le oche si abituano, i droni potranno essere potenziati con luci rosse lampeggianti o emettere richiami di soccorso, mantenendo alta la percezione della minaccia.
  • Cani addestrati: i fedelissimi amici dell’uomo verranno impiegati per simulare i predatori naturali e indurre le oche a fuggire.
  • Dispositivi telecomandati: questi dispositivi versatili potranno operare sia sull’acqua che sulla terraferma per allontanare gli uccelli dalle aree frequentate.

È possibile una co-esistenza?

Questo significativo investimento è considerato redditizio a lungo termine, poiché potrebbe far risparmiare alla città decine di migliaia di dollari (corrispondenti a decine di migliaia di euro) spesi annualmente in maggiori costi di manutenzione e lavaggio a pressione per la pulizia degli escrementi. Gli esperti, però, avvertono che le oche, una volta scacciate da Foster City, potrebbero semplicemente spostarsi nelle città vicine. Per questo, la dottoressa Melanie Weaver ha sottolineato l’importanza di “collaborare con i vicini” per affrontare il problema su scala regionale, evitando un semplice spostamento del problema.

Anche con tutti gli sforzi, un certo numero di oche sarà sempre presente a Foster City. L’obiettivo non è quindi eliminarle del tutto, ma ottenere “diminuzioni misurabili, non solo nel volume di oche presenti, ma soprattutto, misurarle in base alla quantità di feci ridotte”.

L’esperienza di Foster City si candida a diventare un modello esemplare di come innovazione, tecnologia e una profonda comprensione del comportamento animale possano guidare soluzioni più umane e sostenibili ai conflitti tra fauna selvatica e sviluppo urbano, offrendo spunti preziosi ad altre comunità in un mondo sempre più urbanizzato.

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