Comunità energetiche rinnovabili, fondi tagliati del 64%

Con la revisione del Pnrr, la dotazione scende da 2,2 miliardi a 795,5 milioni
2 Dicembre 2025
2 minuti di lettura
Taglio fondi cer

Il Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica ha comunicato che, a seguito della sesta revisione del Pnrr, la dotazione finanziaria a sostegno della misura dedicata alle comunità energetiche rinnovabili, CER, viene adeguata a 795,5 milioni di euro. Una drastica riduzione, pari a circa il 64%, che avrà inevitabili ripercussioni su imprese, professionisti, comunità territoriali e cittadini che hanno investito negli impianti rinnovabili. A cominciare dal fatto che le domande già presentate al GSE rischiano di non poter essere accolte per mancanza di fondi, anche se in questo senso, una nota del Mase chiarisce che “i progetti ritenuti idonei ma non finanziati, resteranno validi per futuri scorrimenti di graduatoria in caso di successive integrazioni dei fondi”.

Il taglio dei fondi, per altro, giunge in una fase di significativo aumento delle domande per le CER, conseguente all’estensione della misura ai comuni con popolazione fino a 50 mila abitanti, mentre nella prima fase era limitata ai centri con meno di 5 mila abitanti.

Rimodulazione fondi CER, le parole del Ministro

Sul tema della rimodulazione dei fondi a disposizione delle comunità energetiche rinnovabili, il Ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha dichiarato che “l’operazione si è resa necessaria per evitare di perdere i finanziamenti, pur mantenendo un plafond di 800 milioni e per il futuro intendiamo continuare a valorizzare la comunità energetiche quale strumento innovativo irrinunciabile per la transizione energetica del Paese. Confidiamo di poterlo fare anche oltre gli obiettivi e le risorse del Pnrr, con nuove opportunità di finanziamento che si potranno presentare”.

Breve guida alle CER

Secondo quanto indicato dal GSE, una comunità energetica rinnovabile è un soggetto giuridico formato da persone fisiche, piccole o medie imprese anche partecipate da enti territoriali, associazioni, aziende territoriali per l’edilizia, aziende pubbliche di servizi alla persona, enti e organismi di ricerca e formazione, enti del terzo settore, associazioni di protezione ambientale, enti religiosi, amministrazioni locali indicate nell’elenco delle amministrazioni pubbliche predisposto dall’Istat. Questi soggetti condividono, attraverso i propri consumi, l’energia elettrica prodotta da impianti alimentati da fonte rinnovabile. Al contrario, non possono aderire le grandi imprese, le amministrazioni centrali e altre imprese private operanti in specifici settori.

L’obiettivo principale delle Comunità è fornire benefici ambientali, economici o sociali a livello di comunità ai propri azionisti o membri e alle aree locali in cui operano. All’interno di queste realtà, l’energia elettrica rinnovabile viene condivisa tra i diversi soggetti produttori e consumatori, connessi alla medesima cabina primaria, grazie all’impiego della rete nazionale di distribuzione di energia elettrica. Le CER possono accedere a determinati contributi economici previsti facendo richiesta di accesso al servizio per l’autoconsumo diffuso al GSE. Per gli impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile situati in comuni con meno di 50 mila abitanti è stabilito un contributo in conto capitale fino al 40% del costo di investimento. Uno dei punti fondamentali dello statuto è la presenza di almeno due membri o soci della medesima Comunità in qualità di clienti finali e/o produttori e di almeno due punti di connessione distinti a cui siano collegati un’utenza di consumo e un impianto di produzione.

Green Economy | Altri articoli