Non si arresta la produzione di vino italiano che già in questi giorni ha visto la raccolta dei primi grappoli di Pinot nero per lo spumante, nell’azienda agricola Massimo Cassarà, a Contrata San Giorgio a Salemi, in provincia di Trapani. Una vendemmia anticipata, quella del 2025, anche complici le alte temperature che hanno accelerato la maturazione delle uve.
Ma le avversità climatiche non fermano il vino italiano con la produzione che dovrebbe aggirarsi quest’anno intorno ai 45 milioni di ettolitri, con una qualità tra il buono e l’ottimo. Sono le stime diffuse dalla Coldiretti in occasione dell’avvio della vendemmia in Italia. E anche se il bilancio finale si farà tradizionalmente a San Martino, le impressioni iniziali sono di un’annata che “porterà uva in qualità e quantità, anche se saranno le evoluzioni climatiche delle prossime settimane a confermare o meno le previsioni”, spiega Coldiretti.
Vendemmia e caldo: quale legame?
Siccità e maltempo hanno condizionato in alcuni territori le rese. Come spiega Coldiretti, nonostante ciò, la qualità del vino sembra non essere stata compromessa. Così come i problemi legati a malattie come peronospora e oidio (malattie fungine) sono risultati inferiori rispetto alle preoccupazioni iniziali, oltre agli attacchi degli insetti alieni. Fenomeni che hanno pesato comunque sui costi di produzione, dall’acqua alle strategie di protezione delle uve.
“Partite con le uve da spumanti Pinot e Chardonnay – ha precisato l’associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana – le operazioni di raccolta di estenderanno ad agosto con gli altri bianchi e proseguiranno a settembre e ottobre con la Glera per il Prosecco e con le grandi uve rosse autoctone Sangiovese, Montepulciano, Nebbiolo, per concludersi addirittura a novembre con le uve di Aglianico e Nerello”.
La mappa della produzione per Regione
In Abruzzo si prevede una buona produzione, con una resa di 120/140 quintali ad ettaro, nonostante i danni causati dalla grandine nella provincia di Chieti. In Basilicata si prospetta una buona annata, poco sopra le media dell’ultimo quinquennio, mentre in Calabria prevale il segno positivo con aumenti di produzione tra il 10% e il 15% in tutte le province, fatta eccezione il Crotonese, dove le gelate potrebbero aver compromesso un quinto del raccolto.
Buone previsioni in Campania con quantità uguali o superiori allo scorso anno, anche se inizia a preoccupare il fenomeno della siccità che potrebbe incidere sulle rese. Anche l’Emilia-Romagna registra quantità nella media in tutte le province, con pochi problemi causati da clima e attacchi di peronospora. In Friuli-Venezia Giulia la situazione della vendemmia varia molto da zona a zona, a seconda del tipo di uva e della possibilità di irrigare. In generale, la quantità di uva prevista è nella media, anche se leggermente più bassa nelle aree collinari, soprattutto per Pinot grigio e Tocai friulano.
Nel Lazio le quantità sono stimate in leggera diminuzione mentre in Liguria il raccolto dovrebbe essere in linea con le medie degli ultimi anni. Nelle province della Lombardia le attese sono di un lieve aumento produttivo, ma nel Pavese sono ancora da valutare i problemi legati agli attacchi di peronospora dell’anno scorso e gli effetti che potrebbero avere sulle uve.
Qualche timore, legato alla siccità, interessa i vigneti delle Marche, soprattutto tra Pesaro e Ancona, ma le attese sono di un incremento, con rese tra i 120 e i 180 quintali ad ettaro. Previsioni positive anche in Molise per Trebbiano e Montepulciano così come in Piemonte, soprattutto nelle province di Asti e Alessandria, dove si prevedono ottime rese, oltre che Cuneo. Gli unici timori sono legati agli attacchi del coleottero giapponese Popillia Japonica nel Torinese. In Puglia la situazione è decisamente migliore rispetto allo scorso anno con un aumento della produzione stimato in un +20%, con la siccità che al momento non sembra aver creato particolari problemi alle viti.
In Sardegna la produzione viaggia poco sopra o poco sotto la media a seconda delle province ma la mancanza d’acqua per l’irrigazione sta mettendo a rischio le uve nel Sassarese, soprattutto nella zona della Nurra. La siccità pesa anche sui vigneti siciliani con il “raccolto” che resterà sono i 3 milioni di ettolitri, in linea con gli ultimi tre anni. Vendemmia nella media in Toscana, dove non si segnalano particolari problemi e la qualità è attesa come ottima.
Produzione in aumento, invece, in Trentino Alto Adige, con un +5/10% rispetto allo scorso anno. In Umbria si attende una buona produzione, nonostante qualche difficoltà causata dalla peronospora e dal caldo, mentre in Val d’Aosta si dovrebbe restare nella norma. Una situazione che si registra anche in Veneto, con la produzione in linea con quella del 2024.
Vendemmia e dazi
E se l’ambiente, le condizioni climatiche, gli eventi atmosferici improvvisi e la siccità rischiano nel lungo periodo di minare la produzione di vini italiana, sono i dazi a preoccupare maggiormente nel breve periodo. È iniziato oggi il tavolo con tutta la filiera del vino, convocato dal ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, a Palazzo Chigi, per affrontare le criticità che sta affrontando il settore, per evitare che il vino possa venire ulteriormente penalizzato con tariffe all’import al 15%.
Secondo l’analisi Coldiretti il fatturato del vino italiano ammonta a oltre 14 miliardi di euro, con 241mila imprese viticole che gestiscono una superficie di 675mila ettari. Veneto, Sicilia e Puglia sono le regioni con la maggiore superficie vitata. Un settore importante anche dal punto di vista occupazionale con 1,3 milioni di persone impegnate direttamente nei campi, nelle cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche nelle attività collegate.