‘Comedian’, la banana di Cattelan è “eterna” finché dura: è stata mangiata ancora

L'opera da 6,24 milioni è la dimostrazione di come nell’arte contemporanea il valore sia scollegato dall’oggetto fisico
22 Luglio 2025
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Comedian, opera di Maurizio Cattelan (Nancy Kaszerman/Ipa)
Comedian, opera di Maurizio Cattelan (Nancy Kaszerman/Ipa)

L’opera di Maurizio Cattelan, “Comedian”, una semplice banana fissata a un muro con del nastro adesivo, è tornata alla ribalta dopo essere stata nuovamente mangiata da un visitatore al Centre-Pompidou Metz, in Francia, lo scorso 12 luglio.

Non è la prima volta che accade: già nel 2019, David Datuna la mangiò ad Art Basel Miami, dove l’opera fu venduta per 120.000 dollari. Nel 2023 uno studente replicò il gesto a Seul, e nel 2024 Justin Sun, dopo averla acquisita per ben 6,24 milioni di dollari, l’ha anch’egli mangiata. Il museo la definisce, forse, “l’opera d’arte più mangiata degli ultimi 30 anni”.

Il punto centrale di “Comedian” risiede proprio nella sua capacità di evidenziare le controversie del Sistema Arte, tra speculazione finanziaria e fragilità dei sistemi di conoscenza che sono alla base del mercato che regola il settore.

Il fatto che una banana, cioè un “elemento deperibile” che viene regolarmente sostituito, possa valere cifre astronomiche pur essendo regolarmente consumata, è la dimostrazione palese di come il valore nell’arte contemporanea possa essere disconnesso dall’oggetto fisico, risiedendo nel concetto, nell’idea e nella discussione che genera. Ma questa peculiare forma di “non-sostenibilità” dell’opera, nella sua effimera materialità, ci spinge a riflettere sulla più ampia sostenibilità del settore artistico e culturale stesso.

Le sfide di sostenibilità nel mercato dell’arte

Arte e cultura sono spesso riconosciute come pilastri per lo sviluppo sostenibile. Hanno la capacità di sensibilizzare la coscienza collettiva su tematiche quali inclusione, educazione e innovazione. Eppure, il settore spesso si trova a dover affrontare delle lacune nella gestione della misurazione del proprio impatto.

L’indagine “Arte e iniziative culturali come risorse per la sostenibilità sociale”, a cura dell’Osservatorio dell’Istituto per la Ricerca sull’innovazione trasformativa (Itir) dell’Università di Pavia in collaborazione con Deloitte Private, Arte Generali e Banca Generali, ha analizzato proprio questo fenomeno. È emerso che le organizzazioni artistiche e culturali hanno “ampi margini di miglioramento” nella misurazione e comunicazione dei loro impatti sociali. Questa mancanza di una governance strutturata per la gestione dell’impatto dei beni culturali, non attribuibile a una mancanza di competenze, deriva spesso dalla percezione che l’attività di gestione dei beni artistici sia una “missione nobile” e che misurare gli impatti significhi quasi “svalutare” la cultura stessa, poiché il suo valore è ritenuto intrinsecamente rilevante “a prescindere dai numeri”.

Questa visione contrasta con la necessità di un approccio più sistematico alla sostenibilità:

  • Mancanza di consapevolezza e strumenti: Pochi operatori del mondo dell’arte e della cultura promuovono la misurazione e la rendicontazione di indicatori ‘Esg’ legati alla cultura. Solo il 38% degli intervistati conosce il framework Culture-2030 dell’Unesco, uno strumento progettato per monitorare il contributo della cultura agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sdgs); appena il 7% lo utilizza.
  • Difficoltà nella misurazione: Sebbene un promettente 74% degli intervistati sia interessato a misurare il proprio impatto sociale e il 60% quello economico, la loro capacità di implementare tali misurazioni rimane limitata. Le principali barriere riscontrate sono la “mancanza di competenze”, la “mancanza di tempo / risorse umane” e il fatto che l’implementazione “implica un investimento significativo”.
  • Focus sulla reputazione anziché sul valore strategico: La tendenza è quella di adottare metriche che valutano le dimensioni sociali (es. numero di visitatori, coesione sociale, programmi educativi) ma con minore attenzione alla dimensione economica, il che indica una visione prevalente della cultura come motore della reputazione piuttosto che come “asset strategico aziendale”.

La crisi dei finanziamenti e i rischi per le opere

La debolezza nella misurazione e nella comunicazione degli impatti di sostenibilità si riflette direttamente sulla capacità del settore di attrarre risorse. Tale mancanza di un approccio manageriale più strutturato e di un chiaro valore quantificabile può rendere più difficile giustificare investimenti significativi, soprattutto in un contesto dove le risorse sono sempre più contese.

I dati mostrano che solo il 20% delle organizzazioni culturali europee pubblica report annuali sulle proprie attività, e l’Italia si ferma a un basso 12,5%. La Spagna, per esempio, mostra un incoraggiante 41,1% di organizzazioni che pubblicano un proprio report, grazie anche a una forte regolamentazione in materia di reporting.

Un futuro più sostenibile per l’arte

Nonostante le sfide, c’è un’opportunità significativa per ricalibrare i modelli di governance e le capacità organizzative del settore culturale, al fine di amplificare gli impatti positivi e contribuire allo sviluppo sostenibile. L’interesse a misurare l’impatto sociale è elevato, e si auspica che le organizzazioni migliorino la loro gestione della sostenibilità e delle performance future.

L’introduzione di normative, come il Registro Unico Enti Terzo Settore (Runts) in Italia (2021) e la Corporate Sustainability Reporting Directive (Csrd-2023) a livello europeo, è destinata a fungere da acceleratore della rendicontazione integrata e all’adozione delle metriche Unesco, spingendo le organizzazioni verso una maggiore trasparenza e un focus sull’impatto.

L’opera “Comedian” di Cattelan, con la sua banana effimera e il suo valore stratosferico, è una metafora eloquente. Il mondo dell’arte, pur ricco di valore e potenziale, rischia di essere non sostenibile nel lungo termine se non adotta strumenti robusti per misurare, gestire e comunicare il proprio impatto sociale ed economico, andando oltre la mera percezione o la speculazione passeggera, per diventare un vero e proprio motore di sviluppo duraturo per la società.

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