Parla con la voce di Rubio usando l’Ai: voleva ottenere informazioni segrete Usa

L’obiettivo era “ottenere accesso a informazioni o account” delle vittime designate
11 Luglio 2025
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Marco Rubio Ipa Ftg
Il segretario di Stato americano Marco Rubio (Ipa/Ftg)

Un nuovo capitolo nella storia delle minacce digitali ha coinvolto Marco Rubio. Un soggetto per ora sconosciuto ha utilizzato l’intelligenza artificiale per impersonare la voce del Segretario di Stato americano e il suo stile di scrittura, contattando funzionari di alto livello in quello che rappresenta uno dei casi più sofisticati di deepfake mai documentati a livello governativo.

L’operazione, scoperta dal Dipartimento di Stato americano, ha preso di mira almeno cinque persone di rilievo: tre ministri degli esteri, un governatore statunitense e un membro del Congresso

Tentato deepfake ai danni di Marco Rubio: cosa è successo

L’impostore ha creato un account Signal a metà giugno utilizzando il nome “marco.rubio@state.gov”, sfruttando la popolarità di questa piattaforma di messaggistica nell’amministrazione Trump. È lo stesso servizio di messaggistica che aveva generato la falla sui piani di guerra Usa contro gli Houthi.

La tecnica utilizzata combinava messaggi vocali generati dall’Ia con testi che imitavano lo stile comunicativo del Segretario di Stato. In almeno un caso, il soggetto ha inviato un messaggio di testo invitando il destinatario a comunicare tramite Signal. L’obiettivo era “ottenere accesso a informazioni o account” delle vittime designate.

Un fenomeno in crescita

Questo episodio si inserisce in un contesto più ampio di impersonificazioni digitali che hanno colpito l’amministrazione americana. A maggio, un’indagine dell’Fbi aveva già documentato tentativi simili contro Susie Wiles, capo di gabinetto del presidente Donald Trump.

La facilità con cui oggi è possibile clonare una voce rappresenta il cuore del problema. Come sottolineato da esperti del settore, bastano pochi secondi di audio per creare una replica vocale praticamente indistinguibile dall’originale. Questa tecnologia, un tempo appannaggio di specialisti, è ora accessibile a chiunque abbia competenze informatiche basilari.

Le implicazioni geopolitiche

La scelta di impersonare il Segretario di Stato non è casuale. Marco Rubio occupa uno dei ruoli più visibili a livello internazionale nel governo americano, e l’uso dell’Ai per imitare la sua voce in conversazioni con dignitari stranieri suggerisce un intento che va oltre il semplice inganno.

Il Dipartimento di Stato ha reagito inviando un cablogramma (messaggio telegrafico trasmesso per cavo sottomarino) a tutte le missioni diplomatiche mondiali, avvertendo che “attori di minacce informatiche stanno impersonando funzionari e account del Dipartimento”.

La portavoce Tammy Bruce ha confermato che il dipartimento sta “monitorando attivamente e affrontando la questione”.

La nuova frontiera della sicurezza

L’episodio evidenzia come i segnali di fiducia tradizionali – nomi, voci, piattaforme ufficiali – siano diventati parte della superficie di attacco. Margaret Cunningham, direttrice tecnica per la sicurezza e la strategia Ai presso Darktrace ha osservato su Forbes che “mentre la manipolazione mediatica non è nuova, l’intelligenza artificiale ha drasticamente abbassato la barriera d’ingresso e accelerato sia la velocità che il realismo della produzione”.

L’esperta ha inoltre aggiunto che “queste minacce non falliscono a causa di una cattiva esecuzione; piuttosto, falliscono perché non vengono fatte quando la persona è più vulnerabile. Le persone spesso prendono decisioni mentre sono distratte, sotto stress e influenzate da segnali che sembrano familiari. In tali circostanze un messaggio apparentemente fidato o ufficiale può far abbassare la guardia”.

Il caso Rubio rappresenta un campanello d’allarme per la comunità internazionale. Non si tratta più di semplici truffe telefoniche, ma di operazioni sofisticate che potrebbero influenzare le relazioni diplomatiche e compromettere la sicurezza nazionale. La tecnologia che dovrebbe semplificare le comunicazioni si trasforma così in un’arma a doppio taglio, capace di minare la fiducia nelle istituzioni.

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